p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 16 Aprile 2022

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IL SILENZIO

Lโ€™amorosa contemplazione della tenebra

Quando finiscono le speranze, possiamo piangere amaramente (come Pietro), toglierci di mezzo (come Giuda) o disinteressarci (come Pilato). Tutte queste possibilitร  stanno lรฌ: ci facciamo coinvolgere o scappiamo, ci bagniamo o preserviamo gli abiti. Ma ce nโ€™รจ unโ€™altra: รจ anche possibile sperare e sostenersi grazie a chissร  quali forze, avere fiducia nel mezzo della notte. Questo รจ esattamente ciรฒ che celebra il Sabato santo, in cui รจ protagonista una donna che, trafitta dal dolore, รจ rimasta ai piedi della croce e accanto al sepolcro.

A Maria di Nร zaret non solo avevano tolto un figlio, le avevano anche strappato via la fede. Perchรฉ lei credeva che suo figlio fosse divino, proprio come le era stato annunciato. Sapeva che, con tutte le circostanze che avevano preceduto e seguito quel fatto, la nascita di suo figlio era stata molto singolare. Ora, con la sua morte, tutto ciรฒ era rimasto in sospeso e il fondamento della sua vita si era sgretolato. Come avrebbe vissuto da quel momento in poi? Perchรฉ non รจ normale sopravvivere a chi generiamo. Il dolore che sperimenta รจ talmente grande che sembra non lasciare spazio a nientโ€™altro. In Maria, tuttavia, miracolosamente si rese possibile qualcosโ€™altro: la fede, dato che lei continuรฒ a credere โ€“ contro ogni speranza โ€“ nelle promesse di suo figlio. Soffrรฌ, sรฌ, ma non cedette nemmeno quando tutte le prove dicevano che avrebbe dovuto desistere. Lโ€™Addolorata rappresenta lโ€™umanitร  intera quando perde Dio.

Poco prima di affrontare le sue ultime ore, Gesรน aveva detto ai suoi discepoli che non li avrebbe lasciati orfani (Gv 14, 18). Ormai nessuno di loro si ricorda piรน di queste parole, solo Maria. Lei le ha serbate nel suo cuore di madre e, perciรฒ, in questโ€™ora amara, non dispera. Il dolore non le viene risparmiato, ma le viene risparmiata la disperazione. Perchรฉ non si puรฒ vivere in stato di grazia e al contempo essere disperati. La chiave รจ, dunque, serbare le parole di vita nel cuore. Questo ci fa resistere, con dignitร , alla disgrazia.

Ai piedi della croce ci sono la madre e il figlio, cioรจ il passato e il futuro. Solo con il passato e il futuro possiamo sostenerci nel presente. Senza passato nรฉ futuro non cโ€™รจ presente. La solidarietร  con chi siamo stati e con chi saremo รจ lโ€™unica forza per far fronte alle minacce del presente. Che ai piedi della croce ci siano solo queste due figure significa che, se non vogliamo soccombere alla croce che ci toccherร  subire, anche noi dobbiamo dare spazio alla nostra madre interiore e al discepolo amato che abbiamo dentro. Senza di loro, non rimarremo ai piedi della nostra croce.

Maria รจ lโ€™archetipo della verginitร , ossia della purezza di cuore. Giovanni รจ lโ€™archetipo del discepolato e dellโ€™amicizia, ossia dellโ€™intimitร  con Cristo. Solo con questi presupposti la croce cessa di essere distruttiva e diviene fonte di luce.

Questa nuova nascita della luce รจ possibile non solo attraverso Cristo, che si consegna a quella perdita assoluta che รจ la morte. Lo รจ anche attraverso Maria, che abbraccia il corpo del suo figlio defunto. A questa vita nuova, pertanto, aprono sia Cristo sia Maria: Cristo, da una parte, dando la propria vita; Maria, dallโ€™altra, abbracciando quel vuoto e quella perdita. Adamo ed Eva non accettano la colpa e si ribellano contro di essa; Cristo e Maria, invece, la prendono con sรฉ e lโ€™abbracciano.

La maggior parte di noi esseri umani si รจ sentita, almeno qualche volta, orfana di Dio. Pochi formulerebbero tale pensiero in questi termini. Si direbbero piuttosto orfani di senso e perplessi davanti al futuro. Con una formulazione o con lโ€™altra, sicuramente in molti ci ritroviamo sperduti nellโ€™andirivieni di circostanze di ogni tipo e incapaci di comprendere, e tantomeno vivere, quel che via via ci tocca affrontare. Tutte le nostre paure e preoccupazioni derivano da questo sentirci orfani. Si potrebbe dire che la societร  contemporanea viva in una specie di sabato santo globale che ormai dura da decenni, forse da secoli. Tuttavia, se ci rendessimo conto che niente di quanto accade sfugge ad uno sguardo misterioso e provvido, i problemi continuerebbero ad affliggerci, certo, ma non ci abbatterebbero mai. Affronteremmo notti oscure (tutti ne affrontiamo), ma tutte, senza eccezioni, terminerebbero in unโ€™aurora.

Ci sono pensatori che hanno scritto che oggi viviamo in una notte oscura collettiva. Che ormai non รจ piรน possibile credere in Dio dopo Auschwitz o la bomba atomica (o Ucraina ndr). Che il silenzio di Dio di fronte al tormento degli innocenti รจ un segno eloquente della sua inesistenza. Il silenzio di Dio รจ la grande questione. Lโ€™ingiustizia non offende Dio? La Sua risposta di fronte allโ€™orrore รจ il silenzio?

Dio non risolve i problemi del mondo, non li spiega nemmeno. La domanda sul male resta ancora senza risposta. Ma ciรฒ non significa assolutamente che si disinteressi o che fugga da essi, quanto piuttosto, e questa รจ la fede, che li guarda in modo silenzioso e amorevole. Li guarda? In effetti, di fronte al grido umano, Dio non offre nรฉ teorie nรฉ soluzioni, ma una (discreta) presenza dโ€™amore che ci rende responsabili e ci mette in azione. In questo senso, si potrebbe dire che lโ€™umanitร  sia la meditazione di Dio.

Noi che meditiamo siamo chiamati ad assumere di fronte al dolore del mondo il medesimo atteggiamento che assume Dio stesso: il silenzio, che รจ lโ€™altra faccia del grido. Il silenzio che ascolta il grido. Il silenzio che permette a questo grido di arrivare fino alle viscere. Perchรฉ solo da questo ascolto, da questa amorosa contemplazione del grido, puรฒ scaturire la vera redenzione.

Un ricercatore spirituale non risolverร  mai intellettualmente il problema del silenzio di Dio, ma lo dissolverร  entrando meditativamente in esso. Essere contemplativi รจ aver capito che il silenzio รจ la grande rivelazione, la risposta al dolore, la porta della luce. Che il silenzio non sta lรฌ per essere compreso, ma affinchรฉ ci immergiamo in esso fino a scoprire il tesoro che nasconde. La parola nega se stessa affinchรฉ si ascolti da dove nasce verso dove si dirige. Il silenzio รจ la forma piรน discreta, paradossale e intensa del mistero della salvezza.

Tutte queste parole risultano senza dubbio troppo grandi, quando non direttamente offensive e intollerabili, fintanto che si insisterร  in un generalizzato infantilismo religioso. Bisogna smettere una volta per tutte di sperare che Dio ci aiuti dallโ€™alto, come se fosse un mago che, con la sua bacchetta magica, rimette capricciosamente a posto ciรฒ che รจ andato storto. Un Dio vero puรฒ solo fare appello alla maturitร  umana. Niente richieste infantili. Niente domande retoriche. Niente fughe sistematiche verso il divertimento. Bisogna staccarsi da tutte le forme religiose, il che non significa assolutamente che si debbano trascurare o smettere di praticare. Ma รจ opportuno ricordare in ogni istante che sono solo mezzi (solo strade, strade possibili fra tante altre strade, anchโ€™esse possibili) per il conseguimento di un fine. Sรฌ, serve far morire Dio per arrivare a Dio. Far morire le nostre idee di Dio, la nostra esperienza di Dio, come Maria, come Abramoโ€ฆper vivere il mistero della vita oltre ogni comprensione semplicemente razionale. Se Dio risponde pudicamente dinnanzi alla sofferenza dellโ€™innocente, la meditazione รจ la risposta pudica al dolore del mondo. Solo da lรฌ la nostra risposta attiva potrร  essere solida e fruttuosa.

Dio ascolta Se stesso nellโ€™uomo che osserva il silenzio. Ma il suo non รจ un ascolto narcisista e autocompiaciuto, bensรฌ drammatico e pacifico al contempo, poliedrico, appassionato. Egli vive in chi si mette a tacere per entrare nel profondo del mistero.

Secondo la tradizione, il Sabato Santo Cristo scese allโ€™inferno, cioรจ la luce aprรฌ le porte delle ombre affinchรฉ venissero illuminate e perdessero il proprio pungiglione. Quel che รจ rimasto in basso (lโ€™inferiore e lโ€™irredento, il subcosciente) ha, dunque, la sua opportunitร  di cambiare di segno., La visita allโ€™inferno รจ sempre ciรฒ che precede la definitiva irruzione della luce. Ma resisteremo a queste intemperie? Saremo capaci di mantenerci fiduciosi nel mezzo di questo lungo e gelido vuoto?

Paolo Dโ€™Ors


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