p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 14 Settembre 2021

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O la croce o la guerra, non tanto come qualcosa di subito, ma come scelta di vita. La croce o è la nostra condanna o è il nostro tesoro. Non tanto per una questione esterna a noi, quanto invece per una dimensione interna. Lo stesso legno può essere segno di penitenza e di dolori inutili, segni della ingiustizia umana, oppure, lo stesso legno, può diventare simbolo di una scelta di vita totalmente diversa.

È la vita dell’uomo che viene uccisa oppure è la vita di Dio che è eterna. È la vita dell’uomo che è solo biologia dove tutto finisce allo spirare dell’ultimo respiro, oppure è vita di Dio, vita eterna, vita che non finisce, che non conosce tramonto semplicemente perché vita vera.

L’uomo sta in mezzo a questa scelta. Noi possiamo stare in mezzo a questa scelta perché prima di noi in mezzo a questa scelta si è messo Dio. Tramite Gesù Figlio unigenito si è aperta una strada nuova. Il Figlio unigenito non è simbolo del Figlio unico. No, il Figlio unigenito è tale perché primo tra molti fratelli. Se Gesù è il Figlio unigenito primo tra molti fratelli, lo è perché in Lui Dio Creatore ha deciso di divenire Padre, cioè Genitore. Non più creatore ma genitore. Il passaggio non è cosa da poco, il passaggio è lo stesso passaggio che c’è tra il vivere la croce come condanna oppure viverla come il “mio tesoro”, il “nostro tesoro”.

Questo passaggio comporta innanzitutto il cogliere che la questione tra me e Dio non è tanto una questione di creatore e creature, vale a dire di giudice e di giudicato; la questione fra me e Dio è una questione intima, insita in me stesso. È una questione dove Dio è diventato talmente intimo a me che non sono più io che vivo ma è Dio che vive in me.

Il messaggio è il seguente: Dio è amore.  Ciò significa che l’amore di Dio per noi è agape, vale dire amore-comunione. Quell’amore-comunione che celebriamo ogni volta che celebriamo la messa, ma che così poco comprendiamo perché così poco l’abbiamo fatto nostro. È dunque Dio che smette di fare il creatore perché cerca una relazione, la relazione con l’uomo. Nel ricercare questa relazione con l’uomo, Dio creatore sceglie di abbandonare la sua veste di giudice per potere divenire genitore. Il genitore è colui che genera, colui che dona la vita fino a morire per il proprio figlio. Il genitore è questo: colui che dona la vita fino alla morte, pur di salvare il proprio figlio.

Il passaggio dal Dio creatore al Padre avviene grazie al Figlio unigenito, primo tra molti fratelli. Avviene grazie al dono della croce, non più simbolo di condanna ma simbolo e realtà di vita e di dono. È nella croce che noi celebriamo la vita e scegliamo la vita.

Il mondo è sempre diviso, come noi nel mondo, tra il fare la guerra oppure vivere l’amore. La guerra è la soluzione delle soluzioni per l’uomo, da che mondo è mondo. Ma che soluzione vi può essere in uno strumento che per essere vivo e per concretizzarsi deve distruggere e uccidere? La guerra non può dare la vita, la guerra dà solo distruzione. La guerra è l’espressione più alta del male che c’è in noi; dell’incapacità di affrontare in modo amorevole quelle situazioni di divisione e di distruzione che si presentano continuamente a noi.

Dio Padre, Dio genitore, è Colui che nel Figlio Gesù e grazie allo Spirito che soffia su ali di amore, si dona all’umanità per divenire il cuore dell’umanità, perché l’umanità possa divenire il gioiello sul suo cuore, riscoprendo la sua Paternità.

La croce è luogo di comunione e di relazione. La croce è luogo di generatività. La croce diventa scelta e filosofia di vita dove l’amore è il nostro Dio, non la guerra e la divisione.

Dio non più come osservatore e giudice, ma come Colui che è coinvolto appieno nelle vicende umane. Non più come onnipotente giudice, ma come Onnipotente nell’amore. Sempre rispettoso della libertà dei propri figli fino alla morte e alla morte di croce nel Figlio unigenito, pur di non cedere alla tentazione della violenza e della guerra. Lì la croce diventa simbolo di vita e celebrazione di vita. Senza la croce l’amore resta una pia illusione e una bella intenzione, non diviene fatto, non diviene storia.

Il passaggio è il passaggio dell’amore che si invera nella morte per divenire fonte di vita. Intrinseca è in questo passaggio, la rinuncia alla guerra che ci fa sentire liberi e fieri, ci fa sentire qualcuno. La croce ci mostra la guerra come cosa da poveri diavoli; come cosa da schiavi che non sanno ancora scegliere la vita né tantomeno la sanno dare; giudici del prossimo anziché generatori e genitori di vita.

Il giudizio non è più cosa di Dio. Il giudizio è cosa del mio intimo, del mio cuore, del cuore dell’umanità. Lo Spirito ci libera da ogni condanna permettendoci di potere scegliere di passare attraverso la croce e la vita, dove le braccia della croce altro non sono che le braccia dell’amore. Solo chi non crede si condanna da sé alla guerra e alla violenza, alla vendetta e al risentimento. Se crediamo al nome che c’è in noi, al suo amore e scegliamo le braccia della croce noi scegliamo la via del perdono e del dialogo, la via dell’incontro, la via della genitorialità. La croce diventa il mio, il nostro tesoro!


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM