p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 14 Maggio 2019 – Gv 15, 9-17

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Il vangelo di Giovanni se lo leggiamo con superficialitร , stanca e ci dร  lโ€™impressione di una ripetizione inutile: quello che ci ripete lo abbiamo giร  capito. Rimanete, dimorate, osservate la mia parola, se mi amate: sono affermazioni ripetute allโ€™infinito, in questo capitolo di Giovanni. Ma se abbiamo un poโ€™ di orecchio fine e di occhio attento e ci poniamo in un atteggiamento di contemplazione, cogliamo ben altro. Giovanni รจ unโ€™aquila che a cerchi concentrici vola sempre piรน in alto. Sembra sempre la stessa giravolta, la stessa cosa, puรฒ essere vero. Ma รจ la stessa cosa vista e vissuta da altezze diverse, con panorami diversi, con orizzonti sempre piรน ampi. Piรน si sale e piรน la vista dโ€™aquila diventa cosa predominante, diventa cosa che ci fa cogliere dei particolari nellโ€™insieme della vita, che diversamente non coglieremmo mai. La vista dโ€™aquila รจ un udito e un vedere che ci fa cogliere le cose contemplandole e amandole, perchรฉ lโ€™essenziale รจ invisibile agli occhi, lo si coglie solo col cuore e con la partecipazione di tutti noi stessi.

Questโ€™oggi a me pare di potere cogliere nel dimorare in Lui, nel rimanere nella sua vita, una dinamica profondamente umana e divina allo stesso tempo. รˆ una dinamica di un bimbo che sta nelle braccia della madre e che, allo stesso tempo, sente la madre, ascolta il suo cuore, si adagia sul suo seno, e comincia ad elaborare una vita nuova che nasce da lรฌ ma che andrร  oltre.

Essere tralci nella vite, vale a dire dimorare in Lui, significa proprio questo: vivere nel suo abbraccio e cominciare a scalciare mentre viviamo di questo abbraccio che inizia quando ancora siamo nellโ€™utero materno di Dio.

Facciamo fatica a cogliere questa dinamica perchรฉ noi siamo o passivi oppure attivi. Le cose o le faccio io oppure che le facciano gli altri, Dio compreso. Chi fa da sรฉ fa per tre! Mentre la dinamica umana e umanizzante che Giovanni oggi ci suggerisce con la metafora della vigna, ci dice che non รจ cosรฌ. Questo modo di agire sembra semplificante la vita mentre in realtร  la complica ma, soprattutto, la disumanizza. Essere in relazione significa giocarsi con atteggiamenti passivi e atteggiamenti attivi. Cโ€™รจ un movimento che ci ricorda il respiro dove si immette aria che viene da fuori e si espira lโ€™aria che ha fatto il suo dovere in noi. Noi respiriamo ma รจ lโ€™aria che dona vita. Noi siamo tralci che portano frutto ma perchรฉ legati intimamente alla vigna che ci dona energia e linfa vitale che diventa uva.

รˆ la dinamica dellโ€™amore, รจ la dinamica della vita di Dio in noi, รจ la dinamica di ogni esistenza che vale la pena di vivere.

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Un tralcio se unito alla vite รจ vivo e produce il frutto della vite. Se non รจ unito alla vite si secca, รจ morto e non puรฒ produrre frutto. Se noi siamo uniti alla Vite Gesรน, questo significa amarlo nientโ€™altro, noi diventiamo figli e sappiamo in tal modo vivere da fratelli. Questa dinamica non puรฒ essere frutto di uno sforzo morale, รจ dono che ci raggiunge ed รจ apertura libera a questo dono. Rimanendo uniti a questo amore noi portiamo frutto. Il frutto non รจ la premessa della vita; il frutto non รจ primario rispetto alla pianta e alla vigna: viene dopo. Prima cโ€™รจ ben altro, ma se questo ben altro, che รจ lโ€™amore vitalizzante e rivitalizzante del padre in noi, che รจ la pianta prima che i rami, non รจ vissuto non ci puรฒ essere frutto. Il frutto รจ la logica conseguenza della bellezza della vita del tronco che dร  vita ai rami e, grazie ad essi, ai frutti.

In questa dinamica il dimorare, il rimanere, รจ un vivere nella morte di Lui che non รจ morte ma รจ un sapere donare la vita anche morendo.

Lasciandoci amare da Cristo, accogliendo il suo amore, noi portiamo il suo stesso frutto che รจ vivere la cosa piรน bella che possiamo fare: dare la vita per i propri amici. Lasciandoci amare noi diveniamo come Lui: gente che riscopre la bellezza del dono non come cosa da super eroi, ma come cosa piccola che splende nel nostro quotidiano. Piรน abbiamo il coraggio di girare in tondo su questa realtร  innalzandoci sempre piรน in alto nella contemplazione, piรน la nostra vista si affinerร  come vista dโ€™aquila. Giungeremo a vedere e a contemplare cose mai viste e cose inimmaginabili, penetrando le nuvole con lo sguardo del Padre, ascoltando il battito del cuore amante di Cristo trafitto, lasciandoci portare da quelle correnti calde ascensionali, correnti di amore di Spirito Santo che ci portano a godere della vita vista da tuttโ€™altro punto di vista. Non piรน le nostre preoccupazioni vere o indotte, ma il nostro desiderio che piรน va su e piรน ci mostra e ci fa gustare il senso della vita.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

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Non vi chiamo piรน servi, ma vi ho chiamato amici

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15, 9-17

In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซCome il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perchรฉ la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciรฒ che io vi comando. Non vi chiamo piรน servi, perchรฉ il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perchรฉ tutto ciรฒ che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchรฉ andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perchรฉ tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altriยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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