p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 13 Dicembre 2019

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Qoelet, al capitolo terzo ci dice che โ€œTutto ha il suo momento e ogni evento ha il suo tempo sotto il cieloโ€. Continua poi la sua disanima con quel bellissimo adagio dove dice che โ€œcโ€™รจ un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si รจ piantato. Un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare lutto e un tempo per danzare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via. Un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la paceโ€.

Lโ€™invito di Qoelet, come del vangelo di oggi, a me pare abbastanza chiaro: la generazione di Gesรน, cioรจ la nostra, non sa leggere i tempi che viviamo. Non sappiamo leggere, non sappiamo riconoscere i segni dei tempi nel bene e nel male. Sapere di non sapere leggere รจ un buon livello di intelligenza e di contatto con la realtร , cosa che spesso ci manca. Tale mancanza di intelligenza la possiamo cogliere, successivamente, nel non cogliere ciรฒ che รจ giusto: pensiamo che sia giusto ciรฒ che pensiamo e che facciamo, mentre il giusto รจ lโ€™esatto contrario.ย 

Il gioco di Dio รจ un gioco di un realismo disarmante, ma noi non lo cogliamo e ci armiamo a fare lโ€™esatto opposto di ciรฒ che dovremmo. Quando viviamo in famiglia o in comunitร  ci lamentiamo delle cose che dobbiamo fare e delle cose che gli altri fanno; quando noi o gli altri lasciamo il campo del gioco in atto per un motivo o per lโ€™altro, noi ci lamentiamo che lโ€™altro รจ morto oppure se ne รจ andato.

Gesรน, oggi, si lamenta con noi sua generazione perchรฉ non capiamo il gioco di Dio. Il vangelo di oggi ci dice semplicemente che cโ€™รจ un momento del pianto in cui il male va scoperto come male e deve uscire come tale: va capito come male. La cosa piรน semplice di questo mondo. Ma qui comincia il dramma del ballo rifiutato sia esso di gioia come di lutto. Noi non comprendiamo il male come tale e ci nascondiamo dietro al fatto che al mondo cโ€™รจ tanto bene! Intanto continuiamo a vivere il male facendo finta che sia bene e ci ritroviamo a vivere male.

Anche il bene sembra creare complicazioni alle nostre regole del gioco. Gioire del bene! Quando cโ€™รจ da gioire del bene non vogliamo esporci troppo e ci ricordiamo che al mondo cโ€™รจ tanto male. Dunque davanti al male diciamo che bisogna stare tranquilli perchรฉ cโ€™รจ tanto bene; davanti al bene ci rattristiamo perchรฉ cโ€™รจ tanto male. Non ci stiamo mai al gioco della vita che ci invita a danzare per il lutto come per la gioia, danze diverse seppur reali entrambe.

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Davanti al male noi ci difendiamo dicendo che abbiamo ereditato il vuoto delle generazioni passate e che รจ colpa della storia, che le ferite che ci hanno fatto in passato continuano a ferirci e non ci lasciano liberi di agire. Il passato รจ un condizionamento adeguatamente condizionante perchรฉ noi possiamo continuare a fare il male e ad agire male stando male. Un atteggiamento adolescenziale assunto a scusa sia da psicologi come da governanti come da religioni e filosofie che tolgono la libertร  dellโ€™oggi alla persona umana: mi spiace per te ma per quello che hai vissuto e che hai ereditato dalla storia dei tuoi antenati, non puoi che essere cosรฌ.

La giustificazione a continuare ad essere male a causa del passato mi permette di continuare ad essere male, magari deluso e contrito, ma impossibilitato a fare diversamente. Siamo feriti, continuiamo a ferirci, come possiamo danzare al suono del flauto?

Quando cominciamo a trattarci umanamente e da adulti, allora cominciamo a vivere la libertร  del dirci che io sono responsabile del mio male. Quando mi permetto di comprendere questo allora la storia puรฒ cominciare a cambiare.

Noi siamo chiamati da Gesรน a capire il gioco, non a ripetere il gioco del male. Il gioco del male mi porta a credere piacevole ciรฒ che รจ spiacevole, nel credere bello il brutto, nel gioire di ciรฒ che รจ triste. Noi facciamo il male a fin di bene, pensando che una guerra, una malversazione dellโ€™altro, sia bene: questo รจ autoinganno. Pensare che sia bene ciรฒ che รจ male รจ autoinganno. Oggi siamo chiamati a svelare questa dinamica di vita chiamandola inganno e non necessitร  a fin di bene.

Oggi posso assumermi la libertร  della mia responsabilitร  danzando la vita e giocandomi nel lutto a seconda delle situazioni, rispondendo con realismo e veritร  a ciรฒ che la vita mi presenta da vivere: questo รจ il gioco di Dio che si dona a noi. Possiamo gioire o rattristarci davanti alla capanna di Betlemme: a noi accogliere lโ€™Emmanuele col realismo del gioco di Dio per noi.

Fonte

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI


Non ascoltano nรฉ Giovanni nรฉ il Figlio dell’uomo.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11, 16-19 In quel tempo, Gesรน disse alle folle: ยซA chi posso paragonare questa generazione? รˆ simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!. รˆ venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: รˆ indemoniato. รˆ venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, รจ un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori. Ma la sapienza รจ stata riconosciuta giusta per le opere che essa compieยป. Parola del Signore

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