p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 11 Marzo 2022

1673

Riflettendo su questo brano del vangelo di Matteo ho cominciato a pensare quali sono i miei pensieri e i miei sentimenti nei confronti dellโ€™altro. Mi รจ venuto in mente lโ€™ultimo torto che, secondo me, un fratello ha fatto nei miei confronti; ho sentito la mia rabbia nei confronti di una data situazione; la mia ansia si รจ manifestata nei confronti di una certa situazione di incertezza.

Mi sono accorto di come molte delle nostre energie e molto del nostro tempo sia speso tra la sponda della recriminazione e la sponda della rivalsa. In mezzo: fiumi di parole; fiumi di vendette piรน o meno realizzate; fiumi di giustificazioni e autogiustificazioni che sono come le mosche: non mancano mai.

Pensavo a quanto di noi se ne vada in questi fiumi che scorrono in noi e fra di noi. Pensavo a come il nostro cuore e la nostra mente siano piรน impostati sulla distruzione e demolizione, piuttosto che sulla costruzione. Pensavo a quante macerie circondano la nostra esistenza e a quanta delusione cโ€™รจ in noi a causa di queste macerie. Riflettevo sul fatto che queste macerie non sono una fatalitร  quanto invece una naturale conseguenza del nostro agire insano e insensato.

Non viviamo per costruire ma per demolire, convinti come siamo che la demolizione dellโ€™avversario possa portare benefici a noi e alla nostra esistenza: quanta dipendenza da una guerra sia legata a questa nefasta convinzione. Abbiamo un cuore malato e crediamo piรน a demolire che a costruire, illusi come siamo che la distruzione dellโ€™altro sia cosa costruttiva per me.

Distruggiamo lโ€™avversario politico e militare ritrovandoci senza opposizione ma, soprattutto, senza capacitร  di portare avanti lโ€™attenzione al bene comune. Allontaniamo chi รจ piรน capace perchรฉ altrimenti ci fa ombra e ci ritroviamo con una associazione azzoppata, senza volontari e senza fondi, accontentandoci di lamentarci del fatto che nessuno fa niente e dobbiamo fare tutto noi. Ci circondiamo di servetti e non vogliamo gente che lavori alla pari. Vogliamo gente che collabori, non gente che sia corresponsabile e coinvolta in modo vero. In fondo non siamo interessati a costruire la fraternitร , ci illudiamo di potere fare qualcosa costruendo sulle macerie.

Gli scribi insegnano la giustizia della legge, mentre i farisei la fanno. Ma la nostra giustizia non puรฒ essere nรฉ degli scribi che insegnano la legge, nรฉ dei farisei che la realizzano. Per entrare nel Regno, dice Gesรน, non basta conoscere o eseguire la legge. Per entrare nel Regno รจ necessaria quella giustizia che eccede la legge, che non usa la legge per sentirsi a posto, che non si accontenta di insegnare la legge, che non passa la vita a puntare il dito sul prossimo. La giustizia di cui necessitiamo รจ quella del Padre che ama, perdona e salva gratuitamente.

Per questo non possiamo neppure passare la nostra vita a cercare di evitare gli scontri, le liti e gli alterchi. Questo รจ frutto solo del timore che abbiamo nei confronti della nostra aggressivitร . Siamo chiamati a rielaborare la nostra aggressivitร  e a farla diventare energia per comunicare quanto pensiamo e crediamo, per comunicarlo con la vita. Questo รจ essenziale per potere avere a cuore la bellezza di potere costruire un rapporto vero, per potere costruire una fraternitร . La giustizia del Padre รจ una giustizia eccessiva che supera la conoscenza e lโ€™applicazione della legge. La giustizia del Padre รจ eccessiva perchรฉ ha a cuore il bene dei figli, sopra ogni legge e sopra ogni dettato della stessa. La giustizia del Padre travalica ogni moralismo e ci porta nel fiume di grazia che sgorga dal costato trafitto del Figlio in croce.

Lโ€™amore che muove la giustizia del Padre non conosce misura, รจ eccessiva appunto. Non si ferma davanti a nulla e non รจ per nulla interessata al giudizio umano e morale dei suoi figli. Non gli interessa demolire i figli o fare vedere che sono dei fuori legge e dei non conoscitori della stessa. Al Padre eccessivo nella sua giustizia, interessa la libertร  dei figli non la costrizione della legge.

Il regno dei cieli, che รจ il regno del Padre, รจ il regno dove entrano i figli, vale dire quelli che amano i fratelli al di lร  di ogni bontร  e qualitร . Gente non attenta a non litigare, a non uccidere il fratello, quanto invece gente che ama il fratello e cerca la fraternitร ; gente che non si accontenta di non fare nulla di male; gente che non si accontenta neppure di non avere nulla contro lโ€™altro. Gente invece che ama, che vuole costruire, che va alla ricerca dellโ€™altro, che non si permette neppure di dirgli stupido, che non si nasconde dietro la facile scusa che รจ lโ€™altro che ha qualcosa contro di me, ma lo va a cercare anche se รจ lโ€™altro che ha qualcosa contro di me, perchรฉ ciรฒ che gli interessa รจ la costruzione della fraternitร  per essere, fin da ora, parte del regno di Dio, essere cioรจ di casa da Lui.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM