p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 1 Giugno 2021

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Gesรน, tornato a Gerusalemme, si aggira per il tempio con i suoi discepoli. In questo luogo, appena viene individuato, cominciano le dispute con i farisei e i sacerdoti e gli erodiani. Sono dispute forti che provocano da subito la ricerca, da parte dei suoi detrattori, di un modo per farlo perire. Il primo passo รจ quello di coglierlo in fallo su qualcosa di importante. Dopo essere stati sbugiardati sullโ€™ereditร  della salvezza da parte degli ebrei, oggi, farisei ed erodiani, vengono presi in fallo sui tributi da pagare a Cesare. รˆ una cosa che bisogna fare, ma รจ anche una cosa che scandalizza perchรฉ significa riconoscere il dominio dello straniero sul popolo eletto e sulla terra promessa. Riconoscere tale dominio significa non riconoscere la promessa di Jaweh squalificando la sua parola.

La prima risposta di Gesรน che squalifica farisei ed erodiani, รจ una risposta sottile, non detta, ma obbligata, che non si riesce a cogliere se non siamo piรน che attenti a quanto avviene. Dicevamo che siamo nel tempio. Uno dei precetti importanti della legge รจ non farsi immagine di Jaweh e non idolatrare. Figuriamoci se lโ€™immagine di un dio da idolatrare poi la si porta nel tempio.

La prima risposta di Gesรน รจ quella di dimostrare che farisei ed erodiani sono idolatri. A loro chiede di volere vedere un denaro con cui si pagavano le tasse. Lo chiede a loro perchรฉ lui non ce lโ€™ha. Lo chiede a loro e li obbliga ad evidenziare il fatto che loro ce lโ€™hanno. Ma Gesรน non si ferma qui. A loro fa fare la loro professione idolatra. Chiede di chi รจ lโ€™immagine che si staglia sulla moneta. Di Cesare, dicono loro. Loro che portano il soldo del tiranno invasore; loro che riconoscono lโ€™immagine dello straniero che si spaccia per un dio; loro che non solo portano lโ€™immagine di Cesare nel tempio ma sono costretti da Gesรน a pronunciarne il nome.

La prima risposta di Gesรน รจ dunque un evidenziare il loro essere idolatri e trasgressori della Legge, quella data da Jaweh, non la legge dellโ€™invasore straniero. Invasore della terra promessa e invasore della fede che chiede idolatria allโ€™immagine dellโ€™imperatore.

Il secondo movimento porta i farisei alla confusione e al mutismo: non sanno cosa rispondere a Gesรน. Non รจ questione di astuzia di Gesรน, questa. รˆ piuttosto questione di luminositร . Gesรน Luce che viene nel mondo non viene accolto dai suoi, ci ricorda san Giovanni nel prologo del suo vangelo, e non accogliendolo si rendono incapaci di essere figli di Dio.

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Ciรฒ che blocca la luce e dunque la comprensione, รจ la mentalitร  farisaica che anche noi ci portiamo dietro. รˆ grazie a questa mentalitร  che noi non capiamo Gesรน e rimaniamo muti. Il fariseo รจ proprio colui che meno di tutti puรฒ comprendere Gesรน. Infatti tutto meno una cosa รจ chiara alla mentalitร  farisaica: ciรฒ che non รจ codificato e regolarizzato da una legge. Ci vuole una legge chiara sulla restituzione. Come faccio a comprendere cosa mi rimane dopo che ho restituito a Dio quello che รจ di Dio? Che conti debbo fare? Cosa ci rimane da restituire agli uomini?ย  Forse niente perchรฉ tutto non รจ di Dio? Ma anche questo non basta.

Quando Gesรน dice che รจ venuto per i peccatori e non per i giusti, per i malati e non per i sani: cosa dice alla nostra mentalitร  farisaica? Noi cominciamo a fare congetture sulla giustizia, sul fatto che poi i cattivi se ne approfittano, che insomma bisogna fare bene i conti, e via discorrendo. La nostra mentalitร  farisaica va semplicemente in tilt chiudendosi alla Luce Gesรน troppo luminosa. In tal modo ci rendiamo incapaci di accogliere quella Luce che ci renderebbe figli di Dio.

Non riusciamo a capire la semplicitร  della posizione di Gesรน, sapiente secondo la croce, perchรฉ la nostra fede farisaica, fatta col bilancino, non ce lo permette. Cosa ci dice Gesรน, con quellโ€™affermazione, se non che tutti siamo peccatori e che quindi Lui รจ venuto per tutti. Tutti siamo peccatori ma non tutti lo ammettono per questo, grazie alla loro mentalitร  farisaica, si chiudono al dono della grazia, cioรจ della vita di Dio e della sua luce. E non capiamo!

In veritร  agli uomini dovremmo restituire molte cose, ma questo noi lo faremo con gratuitร  solo quando avremo capito che tutto va restituito a Dio, perchรฉ tutto da Lui riceviamo. E noi sappiamo che il Padre nostro che รจ nei cieli non vuole nulla da noi se non il nostro cuore, un cuore che riconosca il nostro essere figli e dunque fratelli. Solo cosรฌ possiamo comprendere che la restituzione a Dio รจ restituzione ai fratelli.

Questi sono i frutti della vigna, frutti che se restituiti in toto a Dio, ci rendono capaci di donare ogni cosa al prossimo con giustizia e amore, anche se non si chiama Cesare.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM