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p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 3 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 2,13-25

La rabbia

Dietro la rabbia c’è sempre un bisogno non visto, un bisogno che riteniamo importante e che non ha trovato una risposta adeguata. La rabbia è la modalità in cui ordinariamente entriamo nel conflitto, esprimendo una domanda di cambiamento. Se una relazione non fosse importante o se non ci fosse una possibilità di crescita, probabilmente ci sarebbe l’indifferenza. La rabbia invece rivela che c’è un interesse: quella relazione è importante e vorremmo che fosse diversa. Questa è ovviamente una rabbia costruttiva, quella cioè che punta a una trasformazione positiva della relazione. Ci può essere invece una rabbia distruttiva che mira solo a fare del male e a eliminare l’altro.

La relazione

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Questo sguardo sulle dinamiche del cuore umano ci può essere utile per comprendere questo momento di rabbia di Gesù. Ci sono infatti anche altri elementi nel testo del Vangelo di Giovanni che mettono in evidenza l’opportunità di leggere questo episodio all’interno di un contesto relazionale. Il problema infatti nasce dal modo in cui è abitato e usato il Tempio.

Le parole di Gesù ci danno la chiave per interpretare il Tempio come luogo della relazione. Il Tempio è chiamato casa e la casa è stata trasformata in un mercato. È come se il luogo in cui occorre esprimere la bellezza dei sentimenti tra due persone diventasse il luogo dove si compra e si vende l’amore.

La rabbia di Gesù nasce allora dal suo desiderio di vivere una relazione d’amore con ciascuno di noi. E il Tempio è l’immagine di questa relazione, al punto che nelle parole di Gesù il Tempio diventa addirittura il corpo: quel corpo che si lascia distruggere per amore. Gesù dunque non ha trovato una risposta adeguata al suo bisogno di amore ed esprime la sua rabbia affinché ci possa essere nell’uomo una disponibilità al cambiamento.

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I segni

Di solito la rabbia emerge quando non ci sentiamo capiti, quando parliamo, comunichiamo, ma non ci sentiamo ascoltati. Anche in questo caso il testo di Giovanni sembra fare implicitamente riferimento a questa dinamica: i Giudei non si sono accorti dei segni, cioè delle parole di Gesù. I versetti immediatamente precedenti raccontano infatti il primo dei segni presenti nel Vangelo di Giovanni, cioè il segno alle nozze di Cana. Ci saranno altri segni, quelli contenuti nella prima parte del Vangelo di Giovanni, segni che hanno lo scopo di farci comprendere qualcosa in più di Gesù, eppure i Giudei non li riconosceranno, proprio come accade in una relazione, quando si parla, ma non ci si sente ascoltati.

Persino coloro che apparentemente sembrano toccati dai segni di Gesù, cioè dalle sue parole e dalle sue azioni, non sono onesti, al punto che Gesù non si fidava di loro, proprio perché conosceva il loro cuore. Sappiamo bene infatti che non sempre quello che gli altri esprimono apparentemente verso di noi, corrisponde sinceramente a quello che si portano dentro.

Parlarsi

I segni sono strumenti che servono a comunicare qualcosa, per questo i segni nel Vangelo di Giovanni non hanno principalmente il carattere di eventi prodigiosi, ma sono modi attraverso cui Gesù ci parla di sé. Per questo motivo possiamo accostare questo testo alle parole che Dio consegna al popolo di Israele nel libro dell’Esodo. Anche in quel caso infatti si tratta di un momento di comunicazione, di relazione: quelle parole sono il modo per stare dentro quella relazione.

Non ci può essere relazione se non ci parliamo e non ci diciamo che cosa è importante per noi. Anche in questo caso il fatto che quelle parole vadano lette come immagine di una relazione ce lo dice l’appellativo che Dio attribuisce a se stesso: sono un Dio geloso! La gelosia dice, in senso positivo, che l’altro è importante per me, ci tengo a questa relazione, desidero che questa relazione sia esclusiva.

Come la rabbia, anche la gelosia purtroppo può diventare distruttiva, quando ciò che la suscita non è l’amore e l’apprezzamento dell’altra persona, ma il possesso e il delirio di onnipotenza che porta alla pretesa del controllo sull’altra persona.

I fatti

Ogni relazione ha bisogno di tempo, anche quella con Dio: il sabato è l’immagine di questo tempo dedicato esclusivamente alla relazione. Se non c’è sabato in una relazione, è difficile che possa crescere, maturare e andare avanti. L’amore poi ha bisogno di concretezza: nelle parole dell’Esodo, l’amore per Dio si concretizza nella relazione con gli altri, ma ogni relazione ha bisogno di trasformare le parole in azione, sono i fatti che fanno vedere l’amore, le parole ne fanno vedere solo il profumo.

Leggersi dentro

  • La tua relazione con il Signore è superficiale, intima, conflittuale?
  • Da cosa si può capire il tipo di relazione che hai con il Signore?

Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte

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