p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 15 Dicembre 2019 – Congregazione per il Clero

Idee e idoli

Quando ci facciamo un’idea di qualcuno, diventa difficile modificarla. Cominciamo a rileggere ogni avvenimento e ogni parola alla luce dell’idea che abbiamo in testa. Di solito affibbiamo etichette alle persone, definiamo, inquadriamo, e tutto questo ci permette di muoverci in maniera semplificata nell’universo delle relazioni e degli avvenimenti. Se qualcuno prova a mettere in questione la nostra idea, tentando di farci vedere anche altri aspetti che forse non abbiamo considerato, diventiamo feroci, ci arrabbiamo, non vogliamo più ascoltare. È una dinamica che sperimentiamo non solo nella vita personale, ma ancora di più nella politica e nella vita sociale. La nostra idea diventa il nostro idolo, a cui siamo pronti a sacrificare la verità: preferiamo salvare il nostro idolo mentale piuttosto che riconoscere come stanno veramente le cose. Non a caso, forse, la parola idolo ha a che fare con idea. Sì, perché spesso gli idoli a cui siamo maggiormente attaccati e sottomessi sono proprio le nostre idee. Si chiamano pregiudizi, convinzioni, ma anche fissazioni e ossessioni. È l’olimpo della nostra mente a cui prestiamo un culto quotidiano. Ma la parola idea, a sua volta, ha a che fare con il verbo vedere. L’idea è una visione interna. E proprio lì sta il rischio: quando ci chiudiamo nella nostra idea, non vediamo più quello che sta avvenendo fuori: neghiamo la realtà.

La speranza fa vedere

Le letture di questa domenica ripetono con insistenza il verbo vedere. Ci spingono a intraprendere un cammino di scoperta per fare verità. Un cammino che ci porta necessariamente fuori di noi stessi. Il profeta Isaia invita gli sfiduciati a guardare perché vedranno qualcosa di nuovo nella loro vita. La sfiducia, infatti, molte volte ci fa chiudere gli occhi, ci rende ciechi. La speranza al contrario è la capacità di vedere oltre: anche laddove adesso c’è un deserto, la speranza ci permette di vedere una strada. Anche l’agricoltore, dice la Lettera di Giacomo, vede con gli occhi della speranza: il frutto non c’è ancora, ma già lo vede!

Fare esperienza

Quando ci chiudiamo nelle nostre idee, nelle nostre convinzioni e nei nostri pregiudizi, rischiamo di perdere anche la possibilità di un incontro autentico con Dio. La nostra idea diventa il nostro idolo. Per quanto teologicamente sottile possa essere, la nostra idea di Dio non è Dio. Gesù risponde ai discepoli di riferire a Giovanni Battista quello che hanno visto, cioè l’esperienza che hanno fatto, non l’idea che si sono costruiti. Gesù chiede loro cosa sono andati a vedere nel deserto, cosa hanno cercato. Chiede loro di rileggere l’esperienza che hanno fatto per imparare qualcosa di Dio. Andare a vedere è un invito a uscire dalle proprie precomprensioni per evitare di scambiare Dio con la nostra idea su Dio. In fondo anche Giovanni Battista compie questo esodo. È in prigione, ma sa che la prigione più rigida e pericolosa è la nostra mente. Anche dal carcere, Giovanni cerca di vedere attraverso l’esperienza di altri per capire chi è il Signore che viene. Giovanni dunque è disposto a mettere in discussione la sua idea di Dio, quell’idea che ha persino predicato nel terzo capitolo di Matteo, ma che probabilmente ha bisogno di maturare ancora.

Mettersi a cercare

Dio è colui che viene nella storia, occorre andare a vedere, bisogna andargli incontro con le fiaccole accese. Dio non si lascia possedere. Non possiamo catturare Dio come si afferra un’idea: non possiamo com-prenderlo. Giovanni Battista si lascia animare dal dubbio, non se ne vergogna. È proprio quel dubbio, che lo mette in ricerca. Quando invece la nostra idea diventa il nostro idolo, allora non cerchiamo più. L’assenza di dubbio è il segno dell’idolatria. La relazione con Dio è viva, dinamica, una continua ricerca: «Dammi Tu la forza di cercare – dice sant’Agostino nel De Trinitate – Tu che hai fatto sì di essere trovato». La gioia di aver trovato Dio, se veramente abbiamo incontrato Dio, ci spinge inevitabilmente a cercarlo ancora più profondamente!

Leggersi dentro

  • Sei disposto a mettere in discussione le tue idee o sono idoli intolleranti?
  • Quale spazio ha nella tua vita la ricerca autentica di Dio?

don gaetano piccoloP. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu)Fonte


Letture della
III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
Colore liturgico: VIOLA o ROSACEO

Prima Lettura

Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.Dal libro del profeta Isaìa

Is 35,1-6a. 8a. 10

Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.

Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».

Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 145 (146)

R. Vieni, Signore, a salvarci.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R. 

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura

Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 5,7-10

Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.

Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.

Parola di Dio

Vangelo

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,2-11 

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.

In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Parola del Signore

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