Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 8 ottobre 2023.
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Pietra che frantuma i nostri idoli
Lโultimo versetto del Salmo 137 โ il celebre canto dellโesule โ viene sempre accuratamente ignorato. Dopo lo struggente richiamo al pianto dei deportati lungo i fiumi di Babilonia, il poeta, rivolto alla cittร sanguinaria, esclama: โBeato chi afferrerร i tuoi piccoli e li sbatterร contro la pietraโ (Sal 137,9). Non minore imbarazzo suscita il versetto che conclude la parabola del vangelo di oggi e che non รจ riportato nel testo del lezionario. Riferendosi a Cristo โ la pietra che i costruttori hanno scartato e che Dio ha posto come pietra angolare โ lโevangelista commenta: โChi cade su questa pietra sarร sfracellato e colui sul quale essa cadrร sarร stritolatoโ (Mt 21,44).
Sono immagini sconcertanti, che dโun tratto perรฒ si illuminano se si coglie il loro riferimento alla scena descritta nel libro di Daniele: un sasso โ non mosso da mano dโuomo โ si stacca dallโalto e colpisce una statua colossale dallโapparenza splendida, ma terribile, che crolla e va in frantumi (Dn 2,31-35). ร lโidolo che, nella sua stoltezza, lโuomo si รจ costruito e dalla cui schiavitรน non riesce piรน a liberarsi; รจ la societร ingiusta, corrotta e disumana che si รจ creato e di cui rimane vittima.
Cristo e il suo vangelo sono โil sassoโ scagliato da Dio contro questa struttura mostruosa, sono โla pietraโ che sbriciola le logiche di questo mondo, le astuzie, le furbizie e soprattutto le immagini insensate che gli uomini si sono fatti di Dio. Contro questa pietra sono destinati a infrangersi i progetti degli empi e โsi sfracelleranno i loro figliโ: i malvagi cioรจ non avranno discendenza, rimarranno senza posteritร , senza futuro, perchรฉ dal mondo nuovo, Dio farร scomparire ogni operatore di iniquitร . Questa รจ la bella notizia!
I grandi di questo mondo โ costruttori della nuova โtorre di Babeleโ โ scartano questa pietra perchรฉ non si adatta ai loro piani, scombina i loro sogni, distrugge i loro regni.
Hanno cercato di eliminarla; ma Dio lโha scelta come roccia di salvezza e chiunque la pone a fondamento della propria vita non rimarrร deluso.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โSiamo la vigna del Signore, quali frutti gli possiamo presentare?โ.
Prima Lettura (Is 5,1-7)
1ย Canterรฒ per il mio diletto
il mio cantico dโamore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle.
2ย Egli lโaveva vangata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato scelte viti;
vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino.
Egli aspettรฒ che producesse uva, ma essa fece uva selvatica.
3ย Or dunque, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4ย Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perchรฉ, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha fatto uva selvatica?
5ย Ora voglio farvi conoscere ciรฒ che sto per fare alla mia vigna:
toglierรฒ la sua siepe e si trasformerร in pascolo;
demolirรฒ il suo muro di cinta e verrร calpestata.
6ย La renderรฒ un deserto, non sarร potata nรฉ vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderรฒ di non mandarvi la pioggia.
7ย Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti รจ la casa di Israele;
gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.
โAlla fine dei giorniโฆ nessuna nazione alzerร la spada contro unโaltra nazioneโฆ Siederanno tranquilli sotto la vite e sotto il fico e piรน nessuno li spaventerร โ (Mi 4,1-4). Con questa graziosa immagine bucolica, Michea descrive la vita serena e tranquilla cui aspirava ogni israelita. La vigna era il simbolo della pace, dellโunione familiare, della gioia, della festa. Lโamata del Cantico dei cantici sognava di correre tra i filari, mano nella mano con il suo diletto, in un fresco mattino di primavera: โAndremo nelle vigne; vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni; lร ti darรฒ le mie carezzeโ (Ct 7,13). La sposa dellโuomo benedetto da Dio รจ โcome vite fecondaโ nellโintimitร della sua casa (Sal 128,3).
In questo contesto culturale, in cui alla vigna รจ associato il richiamo allโamore, รจ nato il carme che ci viene proposto oggi e che, giustamente, รจ annoverato fra i capolavori della letteratura mondiale. Descrive la passione di un agricoltore per la sua vigna, un affetto struggente, come quello dellโinnamorato per la donna della sua vita. In casa, per strada, con gli amici non parla che di lei.
Il poeta immagina di essere lโamico di questo โsposoโ e racconta: โIl mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colleโฆโ (v. 1). Una vigna eccellente, vitigni acquistati allโestero, ceppi scelti, preferiti fra mille. Era stata piantata su un clivo soleggiato, il posto ideale per ottenere quei grappoli che giร in luglio si tingono di violetto, segno dellโuva dal sapore squisito e presagio di un vino buono e forte. Il terreno era stato liberato dalle spine, dalle erbacce e dalle pietre che, raccolte ai margini del campo, costituivano il muro di cinta e la torre di protezione contro ladri e bestie selvatiche.
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Nessuna attenzione, nessuna premura, nessun sforzo era stato risparmiato. Le tenerezze dellโamato traspaiono anche dallโinsistenza con cui va ripetendo lโespressione mia vigna: โAbitanti di Gerusalemme, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Ora voglio farvi conoscere ciรฒ che sto per fare alla mia vignaโ (vv. 3-5).
A questo punto il lettore รจ ansioso di conoscere il seguito del racconto. Cosa produrrร la vigna cui sono state prodigate tante cure? Nella seconda strofa (vv. 3-4) viene narrata la drammatica sorpresa del contadino: si attendeva uva eccellente, invece ecco uva selvatica, aspra, immangiabile (v. 4). Come nel cuore dellโinnamorato tradito e deluso, lโamore si tramuta in disappunto, in risentimento, in stizza. Lโagricoltore decide di infliggere un terribile castigo alla sua vigna: abbatterร il muro di cinta, lascerร che i viandanti entrino per calpestarla, che gli animali selvatici la devastino e i rovi e i pruni la invadano fino a soffocarla; non la poterร piรน, non la vangherร ; comanderร alle nubi di non spandere su di essa la benefica pioggia e la rugiada (vv. 5-6).
Lโultima strofa (v. 7) spiega il senso dellโimmagine: la vigna รจ Israele; รจ lui la vite scelta e pregiata che il Signore si รจ acquistato in Egitto. Giร il profeta Osea, qualche anno prima, aveva dichiarato: โVite rigogliosa era Israeleโ (Os 10,1).
Lโautore del salmo 80 sviluppa il dettaglio della rimozione dei โsassiโ โ i popoli che occupavano la Palestina prima dellโarrivo degli israeliti โ dettaglio che nel nostro carme รจ solo accennato: โHai divelto una vite dallโEgitto, per trapiantarla hai espulso i popoli. Le hai preparato il terreno, hai affondato le sue radici e ha riempito la terraโ (Sal 80,9-10).
La torre di protezione era la dinastia di Davide.
A tanto amore Israele ha risposto con lโinfedeltร e la ribellione. I frutti (lโuva buona e dolce) che il Signore si attendeva erano la fedeltร allโalleanza, la giustizia sociale, lโaiuto al povero, allโorfano, alla vedova. Che cosโha trovato? Grida di gente oppressa e sfruttata, menzogne nei tribunali, odio, versamento di sangue, una religione fatta di processioni, pellegrinaggi al tempio, riti cui non corrispondeva la conversione del cuore.
Nel testo originale cโรจ un curioso gioco di parole: giustizia e rettitudine (che Dio si aspettava dal suo popolo) sono termini simili a spargimento di sangue e grida di oppressi (che sono ciรฒ che Israele produce). Chi li sente pronunciare puรฒ addirittura confonderli (mishpat=rettitudine e mishpah=spargimento di sangue; tzedaqah=giustizia e tzeโaqah=grida di oppressi). A prima vista anche lโuva selvatica puรฒ sembrare buona, ma รจ solo apparenza.
Nellโallegoria della vigna vengono contrapposti due atteggiamenti: quello di Dio che manifesta un amore concreto (prepara il terreno, pianta viti scelte, le protegge con una torre, scava un tino) e il popolo che, trascurando la giustizia, si accontenta di riti esteriori, di preghiere devote (cf. Is 1,11-17).
La severa denuncia di Isaia viene riproposta ai cristiani di oggi: รจ su di loro che incombe il pericolo dellโillusione di essere a posto con Dio perchรฉ sono impeccabili nellโesecuzione di pratiche religiose.
A causa della sua infedeltร , Israele รจ andato incontro al disastro nazionale: รจ stato invaso dai popoli stranieri (gli assiri, i babilonesiโฆ) che hanno devastato โla vigna del Signoreโ e hanno ridotto Gerusalemme a โun casotto in un campo di cocomeriโ (Is 1,8). Questa distruzione รจ il simbolo della sterilitร cui si riduce chi ignora, misconosce, trascura le attenzioni e le premure che Dio ha per lui.
Seconda Letturaย (Fil 4, 6-9)
6ย Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessitร esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;ย 7ย e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirร i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesรน.
8ย In conclusione, fratelli, tutto quello che รจ vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che รจ virtรน e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.ย 9ย Ciรฒ che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, รจ quello che dovete fare. E il Dio della pace sarร con voi!
Nei primi versetti della lettura (vv. 6-7), Paolo afferma che nulla puรฒ distruggere la pace e la gioia di un cristiano, nulla puรฒ angosciarlo se rimane unito a Dio nella preghiera.
Nella seconda parte (v. 8) viene presentata una lista di virtรน umane che i cristiani sono invitati a coltivare nella propria vita; si tratta di qualitร e comportamenti che sono apprezzati da tutti e ovunque. Ciรฒ che rende simpatici, amabili, onorati, rispettati deve essere praticato da ogni cristiano; non si puรฒ presumere di essere discepoli di Cristo se prima non si รจ leali, onesti, integri, rispettabili.
Senza timore di essere smentito, Paolo, mettendo da parte la falsa modestia, osa presentarsi come modello di questi comportamenti (v. 9). La sua raccomandazione รจ un invito ai cristiani di oggi a coltivare un tratto dolce, simpatico, rispettoso nei confronti di tutti, specialmente dei non credenti.
Vangelo โย Mt 21,33-43
33ย Ascoltate unโaltra parabola: Cโera un padrone che piantรฒ una vigna e la circondรฒ con una siepe, vi scavรฒ un frantoio, vi costruรฌ una torre, poi lโaffidรฒ a dei vignaioli e se ne andรฒ.
34ย Quando fu il tempo dei frutti, mandรฒ i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.ย 35ย Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, lโaltro lo uccisero, lโaltro lo lapidarono.
36ย Di nuovo mandรฒ altri servi piรน numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
37ย Da ultimo mandรฒ loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!ย 38ย Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sรฉ: Costui รจ lโerede; venite, uccidiamolo, e avremo noi lโereditร .ย 39ย E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e lโuccisero.
40ย Quando dunque verrร il padrone della vigna che farร a quei vignaioli?โ.
41ย Gli rispondono: โFarร morire miseramente quei malvagi e darร la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempoโ.
42ย E Gesรน disse loro: โNon avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata รจ diventata testata dโangolo; dal Signore รจ stato fatto questo ed รจ mirabile agli occhi nostri?ย 43ย Perciรฒ io vi dico: vi sarร tolto il regno di Dio e sarร dato a un popolo che lo farร fruttificareโ.
Come il profeta Isaia, anche Gesรน ricorre allโimmagine della vigna per descrivere lโopera di Dio e la risposta dellโuomo; la scena perรฒ รจ alquanto diversa. Cambiano i personaggi: in primo piano non ci sono piรน Dio e la vigna che dร uva acerba e immangiabile, ma ci sono un padrone, Dio, e i suoi dipendenti, identificati con i sommi sacerdoti e le guide spirituali del popolo ai quali รจ diretta la parabola (Mt 21,23).
Poi la vigna non รจ infeconda, pare dia frutti, ma questi non vengono consegnati. Infine la conclusione รจ diversa: non ci sono lโabbandono, la devastazione della vigna, ma un nuovo inizio, un intervento di salvezza, una sostituzione degli operai inetti.
Veniamo alla parabola. Un padrone pianta una vigna, la circonda con una siepe, vi scava un frantoio, vi costruisce una torre, la affida a dei vignaioli e se ne va.
Giunto il tempo della vendemmia, invia i suoi servi a ritirare il raccolto, ma ecco la sorpresa: gli agricoltori non vogliono consegnare i frutti. La prima ipotesi cui si pensa รจ che essi li vogliano trattenere per sรฉ; ma cโรจ unโaltra possibilitร , forse piรน probabile, che non abbiano alcun frutto da presentare. Puรฒ darsi che non abbiano lavorato, che abbiano passato il tempo in crapule e gozzoviglie oppure che abbiano lavorato male.
Qualcuno di loro comincia a prendersi gioco degli inviati del padrone, poi gli insulti, infine le percosse e lโuccisione di alcuni servi. Il padrone non si arrende, ama troppo la sua vigna e allora manda altri servi, piรน numerosi dei primi, ma anche questi non hanno fortuna. Come ultimo tentativo invia il proprio figlio, ma i lavoratori della vigna cacciano fuori anche lui e lo uccidono, convinti di poterla fare da padroni nel campo che รจ stato loro affidato.
Come nella prima lettura, anche nel vangelo tutti i particolari del racconto hanno un significato simbolico.
Il padrone รจ il Signore che ha prodigato tante cure e manifestato un immenso amore per il suo popolo (v. 33). La siepe รจ la Torร h, la legge che Dio ha rivelato al suo popolo per proteggerlo dai nemici, cioรจ dalle proposte di vita insensate che lo porterebbero alla rovina. I vignaioli rappresentano i capi, le guide religiose e politiche, il cui compito รจ quello di collocare il popolo nelle condizioni ideali per produrre i frutti che il padrone si attende e che la prima lettura permette di identificare: si tratta delle opere di amore al prossimo e della giustizia sociale.
I due gruppi di inviati indicano i profeti che, prima e dopo lโesilio a Babilonia, sono stati mandati, sempre piรน numerosi, per richiamare Israele alla fedeltร allโalleanza. Ecco come si esprime Dio per bocca di Geremia: โDal giorno in cui i vostri padri uscirono dallโEgitto fino ad oggi, ho mandato a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre, ma non mi ascoltarono, anzi rimasero ostinatiโ (Ger 7,25-26). La sorte cui sono andati incontro questi uomini รจ stata drammatica: percosse, lapidazione (2 Cr 24,21), ceppi e catene (Ger 20,2), morte di spada (Ger 26,23). Non dovevano aspettarsi altro: erano i portavoce di Dio e della sua sapienza, troppo lontana dai pensieri degli uomini, assurda, inaccettabile. Ecco perchรฉ i vignaioli vogliono impossessarsi del campo, rifiutano ogni altro punto di riferimento, pretendono di gestire da soli โla vignaโ. Rappresentano coloro che vogliono fare a meno di Dio e considerano i suoi doni un bene di cui appropriarsi.
Il figlio รจ Gesรน.
Il tempo della vendemmia rappresenta il momento del giudizio di Dio che โ questo va tenuto ben presente โ non va inteso come la โresa dei contiโ, ma come un intervento di salvezza. Mi spiego. Al termine della parabola, Gesรน coinvolge i suoi ascoltatori e chiede loro un parere sul comportamento da suggerire al padrone ed essi rispondono convinti: โIl padrone farร perire miseramente quei malvagiโ (v. 41).
Questa immagine severa รจ frutto dellโeffervescente fantasia orientale che โ come piรน volte abbiamo rilevato โ si compiace nel dipingere quadri con tinte forti.
Ma Gesรน segue unโaltra logica. Invece di approvare le parole di minaccia e di distruzione pronunciate dai suoi ascoltatori (v. 41), propone lโazione di Dio: il Signore non reagirร distruggendo il malvagio e neppure fingendo che il male non sia stato commesso. Questo rimane, non puรฒ essere azzerato. Dio interviene per farlo servire al bene, ne ricava un capolavoro di salvezza. Si puรฒ ricordare ciรฒ che Giuseppe dice ai fratelli che lo avevano venduto agli egiziani: โVoi avevate pensato il male contro di me, ma Dio ha pensato di farlo servire a un bene: dare vita a un popolo numerosoโ (Gn 50,20).
I vv. 39.42-43 costituiscono la parte centrale della parabola: descrivono morte e risurrezione di Gesรน. I capi del popolo prendono il Figlio e lo gettano fuori della vigna. ร ciรฒ che รจ accaduto a Gesรน: รจ stato ritenuto un bestemmiatore, un impuro e per questo รจ stato portato fuori delle mura della cittร e giustiziato. Ma Dio, risuscitandolo, lo ha glorificato, lo ha costituito Signore, pietra angolare di un nuovo edificio.
Il risultato finale dellโintervento del padrone รจ la consegna della vigna ad altri lavoratori che porteranno frutti. Non si tratta di una reazione indispettita del padrone, ma di un suo gesto di amore e di salvezza. Neppure il rifiuto e lโuccisione del figlio riescono a renderlo nemico dellโuomo.
Riferendo questa parabola, lโevangelista Matteo pensava certamente allโinfedeltร dei capi del suo popolo e al loro rigetto del messia di Dio. Ma non soltanto a loro; pensava anche alle sue comunitร e al mondo intero: ogni uomo รจ un vignaiolo dal quale il Signore si attende la consegna dei frutti.
La lieta notizia con cui si conclude il brano evangelico (v. 43) รจ che, malgrado tutti i rifiuti dellโuomo, alla fine Dio trova sempre e comunque il modo di raggiungere il suo scopo e di ottenere i frutti buoni che desidera.
Per gentile concessione di Settimana News.