Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 7 marzo 2021.
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Il culto del cuore
Quando si accenna alla necessitร della rinuncia, dellโautocontrollo e del sacrificio, si nota spesso, sul volto degli ascoltatori sorpresa, stupore, a volte qualche sorriso ironico e qualche ammiccamento divertito. ร unโesperienza abbastanza imbarazzante; lโha fatta anche Paolo, a Cesarea. Il procuratore romano aveva ascoltato con attenzione lโApostolo, ma, quando questi cominciรฒ โa parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuroโ, lo interruppe: โPuoi andare โ esclamรฒ โ ti farรฒ chiamare di nuovo quando ne avrรฒ il tempoโ (At 24,25).
In un mondo dove il successo arride agli opportunisti, dove sono ammirati coloro che si godono la vita, si permettono ogni intemperanza e fanno della loro forza la regola della giustizia (Sap 2,6-9), chi richiama certi valori, certe scelte impegnative corre il rischio di non essere capito e di divenire impopolare.
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Eppure, non รจ questo lโunico motivo per cui oggi lโetica cristiana รจ guardata con diffidenza o รจ irrisa.
Cโรจ un errore che anche gli educatori animati dalle migliori intenzioni spesso commettono: espongono gli obblighi morali prima di aver parlato di Dio e del suo amore, prima di aver chiarito che egli non รจ lโantagonista della felicitร dellโuomo, ma il Padre che vuole che i suoi figli abbiano la pienezza di vita. Questo approccio teologico e pedagogico scorretto รจ la prima ragione del rifiuto della morale cristiana.
Ce nโรจ una seconda: lโipocrisia. ร la pratica religiosa ineccepibile, disgiunta dallโamore e dalla giustizia; il culto a Dio associato allโattaccamento al denaro e al rancore verso il fratello; lโadempimento di riti esteriori per tacitare la coscienza.
Le azioni liturgiche sono autentiche solo quando celebrano una vita conforme al vangelo. Le preghiere gradite a Dio sono quelle fatte โalzando al cielo mani pure, senza ira e senza conteseโ (1 Tm 2,6).
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โLa pratica religiosa pura e senza macchia non รจ mai disgiunta dallโamore allโuomo โ
Prima Lettura (Es 20,1-17)
1 Dio allora pronunciรฒ tutte queste parole:
2 โIo sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese dโEgitto, dalla condizione di schiavitรน: 3 non avrai altri dei di fronte a me. 4 Non ti farai idolo nรฉ immagine alcuna di ciรฒ che รจ lassรน nel cielo nรฉ di ciรฒ che รจ quaggiรน sulla terra, nรฉ di ciรฒ che รจ nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perchรฉ io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
7 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perchรฉ il Signore non lascerร impunito chi pronuncia il suo nome invano.
8 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10 ma il settimo giorno รจ il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, nรฉ tu, nรฉ tuo figlio, nรฉ tua figlia, nรฉ il tuo schiavo, nรฉ la tua schiava, nรฉ il tuo bestiame, nรฉ il forestiero che dimora presso di te. 11 Perchรฉ in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto รจ in essi, ma si รจ riposato il giorno settimo. Perciรฒ il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
12 Onora tuo padre e tua madre, perchรฉ si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dรก il Signore, tuo Dio.
13 Non uccidere.
14 Non commettere adulterio.
15 Non rubare.
16 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
17 Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, nรฉ il suo schiavo, nรฉ la sua schiava, nรฉ il suo bue, nรฉ il suo asino, nรฉ alcuna cosa che appartenga al tuo prossimoโ.
La legge di Dio e i dieci comandamenti possono apparire, ai meno accorti, unโinterminabile lista di divieti che suscitano un istintivo senso di rigetto o addirittura stimolano, come sosteneva Paolo, ogni sorta di desideri: โIo non avrei conosciuto la concupiscenza โ affermava โ se la legge non avesse detto: Non desiderareโ (Rm 7,7-8).
Accostiamoci al celebre testo che ci viene proposto nella lettura di oggi, cominciando col ridare ai dieci comandamenti il loro vero nome: decalogo, cioรจ dieci parole. Non sono โ e questo non sarร mai sottolineato abbastanza โ norme giuridiche imposte da un despota che non รจ obbligato a giustificare i suoi ordini; non vi รจ allegata alcuna sanzione; cโรจ solo una promessa di bene per chi onora il padre e la madre: โperchรฉ si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dร il Signore, tuo Dioโ (v. 12).
ร scorretto presentarli come precetti in base ai quali, un giorno, ogni uomo verrร giudicato e riceverร un premio o subirร un castigo. No, non ci sarร un Dio irato e offeso, pronto a punire i trasgressori. Chi non ascolta il Signore non ha da temere castighi futuri, ma รจ chiamato piuttosto a rendersi conto che oggi sta rovinando la propria vita e danneggiando anche quella degli altri. ร oggi che Dio, quale padre premuroso, si rivolge al figlio e, accorato gli raccomanda: โIo ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione, scegli la vita, perchรฉ viva tu e la tua discendenzaโ (Dt 30,19).
Le dieci parole sono riportate nella Bibbia secondo due versioni (Es 20,2-17; Dt 5,6-21), introdotte dalla stessa formula: โIo sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese dโEgitto, dalla condizione di schiavitรนโ (v. 2). ร la chiave di lettura di tutto il testo. Il decalogo non รจ un giogo duro e pesante, non รจ un elenco di ingiunzioni immotivate, ma dieci parole di un padre che ha a cuore la vita dei figli.
Colui che indica i comportamenti da seguire, per rimanere liberi, รจ lo stesso Signore che ha liberato il suo popolo dallโEgitto e che non tollera alcuna forma di schiavitรน.
Solo dopo essersi resi conto dellโidentitร dellโautore di queste dieci parole e dellโobiettivo per cui sono state pronunciate, si รจ disposti a rispondere a Dio, come ha fatto Israele: โTutto quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo ascolteremoโ (Es 24,7).
Nessun codice dellโantico Medio Oriente ha unโintroduzione simile a quella del decalogo. Il piรน celebre, quello di Hammurabi, รจ preceduto da un lungo prologo in cui il grande sovrano prima si autopresenta come โil principe zelante, incaricato di manifestare la giustizia, dirigere il popolo e insegnare la retta via al paeseโ, poi dร disposizioni, frutto della sua perspicacia e saggezza. Nessun re dโIsraele si รจ mai arrogato il diritto di promulgare un codice: in Israele il cammino della vita poteva essere indicato solo da Dio.
Anche il linguaggio impiegato dalla legislazione biblica รจ originale e in sintonia con il versetto che introduce il decalogo.
Nei codici dellโantico Medio Oriente i precetti erano enunciati con una formula generica, impersonale: โSe uno farร la tal cosaโฆ subirร la seguente penaโฆโ. Non cosรฌ le dieci parole. Queste sono rivolte dal Signore direttamente a ognuno: โTu farai o tu non farai queยญsto e questโaltroโ. Il pio israelita รจ sempre interpellato direttamente dal suo Dio e non riduce mai la propria fedeltร alla stretta osservanza di norme, ma la vive come una risposta persoยญnale al Signore.
Il decalogo ha avuto unโimportanza notevole nella vita religiosa dโIsraele. Costituiva la sintesi di tutta la Torร h, era letto solennemente durante la festa delle capanne ed era usato nella liturgia quotidiana del tempio. Anche oggi, ogni giudeo lo ripete, due volte al giorno, nelle preghiere del mattino e della sera. Nella festa del bar mitzvร h, colui che, raggiunti i 13 anni, diviene un adulto, lo proclama davanti a tutta lโassemblea riunita nella sinagoga, per dichiarare la sua decisione di rimanere fedele a tutta la legge del suo popolo.
Lโinteresse per il decalogo รจ sempre stato tanto elevato che i sacerdoti del tempio ne avevano ristretto lโuso ad alcuni momenti particolarmente solenni, mentre alcuni rabbini, per impedire che si diffondesse la convinzione che soltanto i โdieci comandamentiโ erano stati dati da Dio, sostenevano che, sulle due tavole, fra una lettera e lโaltra del decalogo, Dio aveva scritto tutti i 613 precetti.
Di fronte allโimportanza che ha sempre avuto il decalogo nella religione giudaica, stupisce che, nel Nuovo Testamento, non sia mai citato esplicitamente e non abbia avuto un posto specifico nella predicazione di Gesรน e della chiesa primitiva. Solo Marco riferisce che Gesรน, una sola volta, lo ha citato e in modo incompleto (Mc 10,19). Benchรฉ il suo valore non venga mai messo in discussione, non ha occupato il centro della predicazione morale del Maestro, non รจ mai stato identificato con la volontร di Dio.
Gesรน ha riassunto tutta la Torร h non piรน in dieci parole, ma, prima in due: โAma Dio e ama il prossimo tuoโ (Mt 22,34-40), poi in una soltanto: โAma il fratelloโ (Gv 13,34-35). In tutto il resto del Nuovo Testamento si parla sempre di un solo comandamento, come ricorda Paolo: โChi ama il fratello ha adempiuto tutta la legge. Infatti i precetti: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non concupire e qualsiasi altro comandamento si riassumono in queste paยญrole: Ama il prossimo tuo come te stessoโ (Rm 13,8-9).
Il precetto dellโamore non รจ solo la sintesi di tutti i comandaยญmenti, ma spalanca orizzonti e possibilitร infiniti. Nessuno dei โdieci comandaยญmentiโ obbliga ad amare il nemico, a perdonare senza limiti e senza condizioni, a distribuire generosamente i propri beni a chi รจ nel bisogno, a saยญcrificare la vita per il fratello, compreso il nemico. Nulla di tutto ciรฒ รจ imposto dai โdieci comandaยญmentiโ, ma la legge dellโamore lo richiede; esige lโattenzione costante al fratello, la generositร senza limiti, un cuore grande come quello del Padre che sta nei cieli.
Se il discepolo di Cristo รจ colui che รจ disposto, come il Maestro, a donare, in ogni momento, la propria vita, ha ancora senso ricordargli che non deve uccidere, rubare, commettere adulterioโฆ?
Le dieci parole sono sempre attuali, anche se indicano solo i primi passi, i piรน elementari e indispensabili della sequela. Non esauriscono tutta la legge di Dio perchรฉ, come dice Paolo: โSolo lโamore รจ il pieno compimento della leggeโ (Rm 13,10); sono tuttavia utili perchรฉ richiamano quelle che sono le frontiere minime dellโamore. Chi si rendesse conto di non essere fedele neppure a queste, dovrebbe prendere atto della sua drammatica condizione e ammettere di avere oltrepassato anche lโultimo steccato che lo separava dalle scelte di morte.
Seconda Lettura (1 Cor 1,22-25)
Fratelli, 22 mentre i giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la sapienza, 23 noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani; 24 ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. 25 Perchรฉ ciรฒ che รจ stoltezza di Dio รจ piรน sapiente degli uomini, e ciรฒ che รจ debolezza di Dio รจ piรน forte degli uomini.
In questi quattro versetti abbiamo, in sintesi, la predicazione di Paolo: Cristo crocifisso รจ il segno dellโamore di Dio e, di fronte a questo amore, nessuno puรฒ rimanere indifferente; tutti devono prendere posizione.
Due sono le risposte negative: quella dei giudei, per i quali Gesรน crocifisso รจ uno scandalo e quella dei greci, che lo considerano una follia.
I giudei si attendevano manifestazioni spettacolari della potenza di Dio, comโera accaduto durante lโesodo dallโEgitto; erano convinti che il mondo nuovo sarebbe sorto in modo prodigioso (v. 22). Gesรน invece, sfidato a mostrare, scendendo dalla croce, che Dio stava dalla sua parte, ha accettato la sconfitta.
I saggi della Grecia non credevano nei miracoli, si fidavano solo, come gli illuministi settecenteschi, della razionalitร (v. 23). La morte di Gesรน in croce non rispondeva a nessuna logica umana ed era perciรฒ unโautentica pazzia.
I due atteggiamenti sono denunciati da Paolo perchรฉ possono infiltrarsi sempre anche nelle comunitร dei discepoli. Ci puรฒ essere chi ragiona come i giudei e considera la fede e la religione mezzi per ottenere grazie e miracoli, per essere preservati da sventure e dalle disgrazie che colpiscono gli altri uomini. Molti cristiani non venerano forse i santi piรน come autori di prodigi che come testimoni di colui che ha dato la vita per i fratelli?
Ci possono anche essere cristiani che si comportano da greci: pretendono prove razionali della fede e dimenticano che, per chi giudica secondo i criteri degli uomini, la proposta di Cristo rimarrร sempre una follia.
Vangelo (Gv 2,13-25)
13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei giudei e Gesรน salรฌ a Gerusalemme. 14 Trovรฒ nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. 15 Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciรฒ tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettรฒ a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciรฒ i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: โPortate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercatoโ. 17 I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. 18 Allora i giudei presero la parola e gli dissero: โQuale segno ci mostri per fare queste cose?โ. 19 Rispose loro Gesรน: โDistruggete questo tempio e in tre giorni lo farรฒ risorgereโ. 20 Gli dissero allora i giudei: โQuesto tempio รจ stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?โ. 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesรน.
23 Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24 Gesรน perรฒ non si confidava con loro, perchรฉ conosceva tutti 25 e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che cโรจ in ogni uomo.
La scena della cacciata dei mercanti dal tempio รจ riferita da tutti e quattro gli evangelisti e questo dimostra lโimportanza da loro attribuita al fatto.
Nel tempo di Pasqua, Gerusalemme brulicava di pellegrini, giunti da ogni parte del mondo per celebrare la festa, offrire sacrifici e adempiere voti. La cittร , che normalmente contava cinquantamila abitanti, in occasione della Pasqua poteva raggiungere i centottantamila, per questo tutte le famiglie erano coinvolte nellโaccoglienza di qualche ospite. Molti pellegrini giungevano da paesi lontani, dopo aver risparmiato, fatto sacrifici e rinunce per anni, per potersi permettere, forse per lโunica volta nella vita, โil santo viaggioโ (Sl 84,6). Durante i giorni della festa si recavano al tempio per pregare, consigliarsi con i sacerdoti, offrire olocausti al Signore, consegnare le loro generose offerte con le monete di rame, le uniche che potevano circolare nel luogo santo; i denari di Roma erano dichiarati legalmente impuri e dovevano essere cambiati agli appositi tavoli dei cambiavalute.
Per i commercianti il tempo della Pasqua era unโopportunitร da non perdere: in poche settimane potevano accumulare piรน guadagni che durante tutto il resto dellโanno. Nonostante i prezzi elevati, i pellegrini gremivano i negozi dalle prime ore del mattino fino a tarda notte. Difficile per i sacerdoti del tempio resistere alla tentazione di entrare in un giro dโaffari tanto redditizio e, difatti, durante le tre settimane che precedevano la Pasqua, sotto i portici del sacro recinto, aprivano anchโessi un loro mercato. Avevano adibito il portico regio alla vendita degli agnelli (si dice che, per la cena pasquale, ne venissero sacrificati 18.000), dei buoi e degli altri animali; in fondo alla scalinata che, dalla parte sud occidentale, introduceva nel tempio, erano stati ricavati quattro vani, destinati ai cambiavalute che, per la loro commissione, operavano una trattenuta del dodici per cento. Dentro e attorno al luogo santo, il viavai era indescrivibile, era tutto un vociare di mercanti, allevatori, conciatori di pelli, guardie, pellegrini.
Beneficiari di questo commercio erano gli aristocratici di Gerusalemme, appartenenti alla setta dei sadducei. I gestori erano i membri della famiglia dei sommi sacerdoti Anna e Caifa che, da decenni, mantenevano il controllo del potere economico e religioso della capitale.
La casa di preghiera era stata trasformata, dai suoi stessi ministri, in un luogo di mercato.
Lโepisodio drammatico narrato nel vangelo di oggi va inserito in questo contesto. ร in occasione di una festa di Pasqua che Gesรน, giunto al tempio, sโimbattรจ nello spettacolo indegno sopra descritto (vv. 13-14).
Le emozioni che ha provato non sono riferite da nessun evangelista, ma sono facili da intuire, se si considera la reazione che ha avuto: non ha pronunciato una parola, si รจ fatto una sferza, probabilmente servendosi delle corde con cui erano legate le bestie, poi ha cominciato, con furia, a cacciar fuori tutti da sotto il portico regio, ha mandato allโaria le sedie, il denaro, le gabbie delle colombe; poi, senza fermarsi un attimo, รจ sceso dalla scalinata e, colti di sorpresa i cambiavalute, ha rovesciato i loro tavoli e gettato a terra le monete che vi erano ammucchiate sopra.
Giovanni, unico fra gli evangelisti, nota che, oltre ai venditori, sono stati scacciati anche le pecore e i buoi (v. 15).
Il gesto di Gesรน ha decretato la fine della religione legata allโofferta di animali e ha dichiarato il rifiuto, da parte di Dio, dei sacrifici cruenti, la cui inconsistenza era giร stata denunciata dai profeti: โChe mโimporta โ aveva affermato il Signore โ dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradiscoโ (Is 1,11). Nella prova massima dโamore che Gesรน stava per dare, sarebbe stato indicato lโunico sacrificio gradito al Padre, quello che, ai cristiani delle sue comunitร , Giovanni avrebbe spiegato cosรฌ: โDa questo abbiamo conosciuto lโamore: egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelliโ (1 Gv 3,16).
Il gesto compiuto da Gesรน nel tempio รจ sorprendente. Da chi si era presentato โmite e umile di cuoreโ (Mt 11,29), nessuno si sarebbe aspettato una reazione simile, quasi scomposta. Perchรฉ si รจ comportato in questo modo? La spiegazione si trova nelle due frasi da lui pronunciate.
La prima: โPortate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercatoโ (v. 16). Si riferiva a un oracolo del profeta Zaccaria che, dopo aver annunciato la comparsa di un mondo completamente rinnovato, un mondo in cui il Signore sarebbe divenuto re di tutta la terra e il paese sarebbe stato trasformato in giardino, concludeva: โNon vi sarร piรน alcun commerciante nella casa del Signore dellโuniversoโ (Zc 14,21).
Purificando il tempio dai mercanti, Gesรน ha pronunciato la sua condanna, severa, inappellabile contro ogni commistione fra religione e denaro, fra culto al Signore e interessi economici. Dallโuomo Dio si attende solo amore e lโamore รจ gratuito, si manifesta e si alimenta solo attraverso doni generosi e disinteressati. Per evitare pericolosi equivoci, Gesรน ha ingiunto ai discepoli: โGratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, nรฉ argento, nรฉ moneta di rame nelle vostre cinture, nรฉ bisaccia da viaggio, nรฉ due tuniche, nรฉ sandali, nรฉ bastone, perchรฉ lโoperaio ha diritto al suo nutrimentoโ (Mt 10,9-10).
Lโinsegnamento piรน importante si trova, perรฒ, nella seconda frase: โDistruggete questo tempio e in tre giorni lo farรฒ risorgereโ (v. 19). Non si riferiva piรน al commercio e ai traffici indegni che si svolgevano in quel santuario, ma allโinaugurazione di un nuovo tempio; annunciava lโinizio di un nuovo culto. Chiarificatore รจ il commento dellโevangelista: โEgli parlava del tempio del suo corpoโ (v. 21).
I giudei erano convinti che Dio dimorasse nel santuario di Gerusalemme, dove accorrevano per offrirgli sacrifici. Gesรน ha dichiarato che questa religione aveva ormai adempiuto la sua funzione.
La drammatica scena dello squarciarsi del velo del tempio (Mt 27,51) avrebbe segnato la fine di tutti gli spazi sacri, di tutti i luoghi riservati allโincontro con Dio; sarebbe stata la solenne dichiarazione che era finito il tempo della separazione fra il sacro e il profano. Ovunque si trovi, chi รจ in comunione con Cristo รจ unito a Dio e puรฒ adorare il Padre.
Il gesto di Gesรน non equivale a una semplice correzione di abusi, ma รจ lโannuncio della scomparsa del tempio, considerato una garanzia della presenza di Dio e della salvezza. Lโincontro dellโuomo con Dio non sarebbe piรน avvenuto in un luogo particolare, ma in un nuovo tempio: il corpo di Cristo risorto.
Alla samaritana che gli chiedeva in quale luogo si sarebbe adorato il Signore, Gesรน rispose: โCredimi donna, รจ giunto il momento in cui nรฉ su questo monte, nรฉ in Gerusalemme adorerete il Padre. I veri adoratori renderanno culto al Padre in spirito e veritร ; perchรฉ il Padre cerca chi lo adora cosรฌโ (Gv 4, 21-24).
Alcuni testi del Nuovo Testamento chiariscono in che cosa consiste il nuovo culto introdotto da Gesรน. Scrivendo ai romani, Paolo raccomanda: โVi esorto, fratelli, per questa tenerezza di Dio, ad offrire la vostra stessa esistenza come sacrificio vivo, consacrato e gradito a Dio; รจ questo il vostro culto autenticoโ (Rm 12,1) e lโautore della Lettera agli ebrei: โNon dimenticatevi della beneficienza e condividere i vostri beni con gli altri, perchรฉ di tali sacrifici il Signore si compiaceโ (Eb 13,16). Giacomo concretizza ancor piรน il contenuto del nuovo culto: โReligione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre รจ questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni e mantenersi immuni dai vizi di questo mondoโ (Gc 1,27). Questi sacrifici che il cristiano รจ chiamato a offrire non hanno luogo in un ambiente sacro nรฉ mediante riti, ma nella stessa vita.
La costruzione del nuovo tempio รจ iniziata โ come per due volte viene ripetuto nel vangelo di oggi โ dopo tre giorni (v. 20), cioรจ nel giorno di Pasqua.
Risuscitando dai morti il proprio figlio, il Padre ha posto la pietra angolare del nuovo santuario. Pietro esorta i neo-battezzati delle sue comunitร a unirsi a Cristo, โpietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dioโ e spiega: โAnche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dioโ (1 Pt 2,4-5).
Ora รจ chiaro: lโunico sacrificio gradito a Dio รจ il dono della vita, sono le opere di amore, il servizio generoso prestato allโuomo, specialmente al piรน povero, allโammalato, allโemarginato, a colui che ha fame, a chi รจ nudo. Chi si china davanti al fratello per servirlo, compie un gesto sacerdotale: unito a Cristo, tempio di Dio, fa salire verso il cielo il profumo soave di unโofferta pura e santa.
Che senso hanno allora le nostre solenni liturgie, i sacramenti, i canti, le processioni, i pellegrinaggi, le preghiere comunitarie, le pratiche devozionali?
Non danno nulla a Dio, non aggiungono nulla alla sua gioia perfetta.
Le manifetazioni religiose rispondono perรฒ a un intimo bisogno dellโuomo: celebrare, attraverso gesti e segni sensibili, da soli e in comunitร , ciรฒ in cui si crede. I sacramenti sono segni mediante i quali Dio comunica il suo Spirito e lโuomo gli manifesta la propria gratitudine per questo dono. Lโerrore รจ ritenere che lโesecuzione di riti basti a stabilire un buon rapporto con il Signore e che la partecipazione a solenni celebrazioni possa sostituire le opere concrete dโamore.
Il brano evangelico si chiude con unโinformazione sorprendente: durante la festa, Gesรน compรฌ dei segni e molta gente credette in lui, ma egli non si fidava di loro perchรฉ li conosceva tutti e sapeva quello che cโรจ in ogni uomo (vv. 23-25).
La ragione di questo atteggiamento distaccato di Gesรน sta nel fatto che queste persone si erano accostate a lui non perchรฉ attratte dal suo messaggio, ma perchรฉ avevano assistito a prodigi. La fede che ha bisogno di vedere, di verificare opere straordinarie รจ fragile. Gesรน non si fiderebbe, neppure oggi, di chi lo cerca come operatore di miracoli. La vera fede consiste nellโaccettare di divenire, insieme con lui, pietre vive del nuovo tempio e nellโimmolare la propria vita per i fratelli.
AUTORE: p. Fernando Armellini
FONTE: Settimana News
