p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 7 Marzo 2021

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 7 marzo 2021.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

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Il culto del cuore

Quando si accenna alla necessitร  della rinuncia, dellโ€™autocontrollo e del sacrificio, si nota spesso, sul volto degli ascoltatori sorpresa, stupore, a volte qualche sorriso ironico e qualche ammiccamento divertito. รˆ unโ€™esperienza abbastanza imbarazzante; lโ€™ha fatta anche Paolo, a Cesarea. Il procuratore romano aveva ascoltato con attenzione lโ€™Apostolo, ma, quando questi cominciรฒ โ€œa parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuroโ€, lo interruppe: โ€œPuoi andare โ€“ esclamรฒ โ€“ ti farรฒ chiamare di nuovo quando ne avrรฒ il tempoโ€ (At 24,25).

In un mondo dove il successo arride agli opportunisti, dove sono ammirati coloro che si godono la vita, si permettono ogni intemperanza e fanno della loro forza la regola della giustizia (Sap 2,6-9), chi richiama certi valori, certe scelte impegnative corre il rischio di non essere capito e di divenire impopolare.

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Eppure, non รจ questo lโ€™unico motivo per cui oggi lโ€™etica cristiana รจ guardata con diffidenza o รจ irrisa.

Cโ€™รจ un errore che anche gli educatori animati dalle migliori intenzioni spesso commettono: espongono gli obblighi morali prima di aver parlato di Dio e del suo amore, prima di aver chiarito che egli non รจ lโ€™antagonista della felicitร  dellโ€™uomo, ma il Padre che vuole che i suoi figli abbiano la pienezza di vita. Questo approccio teologico e pedagogico scorretto รจ la prima ragione del rifiuto della morale cristiana.

Ce nโ€™รจ una seconda: lโ€™ipocrisia. รˆ la pratica religiosa ineccepibile, disgiunta dallโ€™amore e dalla giustizia; il culto a Dio associato allโ€™attaccamento al denaro e al rancore verso il fratello; lโ€™adempimento di riti esteriori per tacitare la coscienza.

Le azioni liturgiche sono autentiche solo quando celebrano una vita conforme al vangelo. Le preghiere gradite a Dio sono quelle fatte โ€œalzando al cielo mani pure, senza ira e senza conteseโ€ (1 Tm 2,6).

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œLa pratica religiosa pura e senza macchia non รจ mai disgiunta dallโ€™amore allโ€™uomo โ€

Prima Lettura (Es 20,1-17)

1 Dio allora pronunciรฒ tutte queste parole:
2 โ€œIo sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese dโ€™Egitto, dalla condizione di schiavitรน: 3 non avrai altri dei di fronte a me. 4 Non ti farai idolo nรฉ immagine alcuna di ciรฒ che รจ lassรน nel cielo nรฉ di ciรฒ che รจ quaggiรน sulla terra, nรฉ di ciรฒ che รจ nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perchรฉ io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
7 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perchรฉ il Signore non lascerร  impunito chi pronuncia il suo nome invano.
8 Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9 sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10 ma il settimo giorno รจ il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, nรฉ tu, nรฉ tuo figlio, nรฉ tua figlia, nรฉ il tuo schiavo, nรฉ la tua schiava, nรฉ il tuo bestiame, nรฉ il forestiero che dimora presso di te. 11 Perchรฉ in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto รจ in essi, ma si รจ riposato il giorno settimo. Perciรฒ il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
12 Onora tuo padre e tua madre, perchรฉ si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dรก il Signore, tuo Dio.
13 Non uccidere.
14 Non commettere adulterio.
15 Non rubare.
16 Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
17 Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, nรฉ il suo schiavo, nรฉ la sua schiava, nรฉ il suo bue, nรฉ il suo asino, nรฉ alcuna cosa che appartenga al tuo prossimoโ€.

La legge di Dio e i dieci comandamenti possono apparire, ai meno accorti, unโ€™interminabile lista di divieti che suscitano un istintivo senso di rigetto o addirittura stimolano, come sosteneva Paolo, ogni sorta di desideri: โ€œIo non avrei conosciuto la concupiscenza โ€“ affermava โ€“ se la legge non avesse detto: Non desiderareโ€ (Rm 7,7-8).

Accostiamoci al celebre testo che ci viene proposto nella lettura di oggi, cominciando col ridare ai dieci comandamenti il loro vero nome: decalogo, cioรจ dieci parole. Non sono โ€“ e questo non sarร  mai sottolineato abbastanza โ€“ norme giuridiche imposte da un despota che non รจ obbligato a giustificare i suoi ordini; non vi รจ allegata alcuna sanzione; cโ€™รจ solo una promessa di bene per chi onora il padre e la madre: โ€œperchรฉ si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dร  il Signore, tuo Dioโ€ (v. 12).

รˆ scorretto presentarli come precetti in base ai quali, un giorno, ogni uomo verrร  giudicato e riceverร  un premio o subirร  un castigo. No, non ci sarร  un Dio irato e offeso, pronto a punire i trasgressori. Chi non ascolta il Signore non ha da temere castighi futuri, ma รจ chiamato piuttosto a rendersi conto che oggi sta rovinando la propria vita e danneggiando anche quella degli altri. รˆ oggi che Dio, quale padre premuroso, si rivolge al figlio e, accorato gli raccomanda: โ€œIo ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione, scegli la vita, perchรฉ viva tu e la tua discendenzaโ€ (Dt 30,19).

Le dieci parole sono riportate nella Bibbia secondo due versioni (Es 20,2-17; Dt 5,6-21), introdotte dalla stessa formula: โ€œIo sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese dโ€™Egitto, dalla condizione di schiavitรนโ€ (v. 2). รˆ la chiave di lettura di tutto il testo. Il decalogo non รจ un giogo duro e pesante, non รจ un elenco di ingiunzioni immotivate, ma dieci parole di un padre che ha a cuore la vita dei figli.

Colui che indica i comportamenti da seguire, per rimanere liberi, รจ lo stesso Signore che ha liberato il suo popolo dallโ€™Egitto e che non tollera alcuna forma di schiavitรน.

Solo dopo essersi resi conto dellโ€™identitร  dellโ€™autore di queste dieci parole e dellโ€™obiettivo per cui sono state pronunciate, si รจ disposti a rispondere a Dio, come ha fatto Israele: โ€œTutto quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo ascolteremoโ€ (Es 24,7).

Nessun codice dellโ€™antico Medio Oriente ha unโ€™introduzione simile a quella del decalogo. Il piรน celebre, quello di Hammurabi, รจ preceduto da un lungo prologo in cui il grande sovrano prima si autopresenta come โ€œil principe zelante, incaricato di manifestare la giustizia, dirigere il popolo e insegnare la retta via al paeseโ€, poi dร  disposizioni, frutto della sua perspicacia e saggezza. Nessun re dโ€™Israele si รจ mai arrogato il diritto di promulgare un codice: in Israele il cammino della vita poteva essere indicato solo da Dio.

Anche il linguaggio impiegato dalla legislazione biblica รจ originale e in sintonia con il versetto che introduce il decalogo.

Nei codici dellโ€™antico Medio Oriente i precetti erano enunciati con una formula generica, impersonale: โ€œSe uno farร  la tal cosaโ€ฆ subirร  la seguente penaโ€ฆโ€. Non cosรฌ le dieci parole. Queste sono rivolte dal Signore direttamente a ognuno: โ€œTu farai o tu non farai queยญsto e questโ€™altroโ€. Il pio israelita รจ sempre interpellato direttamente dal suo Dio e non riduce mai la propria fedeltร  alla stretta osservanza di norme, ma la vive come una risposta persoยญnale al Signore.

Il decalogo ha avuto unโ€™importanza notevole nella vita religiosa dโ€™Israele. Costituiva la sintesi di tutta la Torร h, era letto solennemente durante la festa delle capanne ed era usato nella liturgia quotidiana del tempio. Anche oggi, ogni giudeo lo ripete, due volte al giorno, nelle preghiere del mattino e della sera. Nella festa del bar mitzvร h, colui che, raggiunti i 13 anni, diviene un adulto, lo proclama davanti a tutta lโ€™assemblea riunita nella sinagoga, per dichiarare la sua decisione di rimanere fedele a tutta la legge del suo popolo.

Lโ€™interesse per il decalogo รจ sempre stato tanto elevato che i sacerdoti del tempio ne avevano ristretto lโ€™uso ad alcuni momenti particolarmente solenni, mentre alcuni rabbini, per impedire che si diffondesse la convinzione che soltanto i โ€œdieci comandamentiโ€ erano stati dati da Dio, sostenevano che, sulle due tavole, fra una lettera e lโ€™altra del decalogo, Dio aveva scritto tutti i 613 precetti.

Di fronte allโ€™importanza che ha sempre avuto il decalogo nella religione giudaica, stupisce che, nel Nuovo Testamento, non sia mai citato esplicitamente e non abbia avuto un posto specifico nella predicazione di Gesรน e della chiesa primitiva. Solo Marco riferisce che Gesรน, una sola volta, lo ha citato e in modo incompleto (Mc 10,19). Benchรฉ il suo valore non venga mai messo in discussione, non ha occupato il centro della predicazione morale del Maestro, non รจ mai stato identificato con la volontร  di Dio.

Gesรน ha riassunto tutta la Torร h non piรน in dieci parole, ma, prima in due: โ€œAma Dio e ama il prossimo tuoโ€ (Mt 22,34-40), poi in una soltanto: โ€œAma il fratelloโ€ (Gv 13,34-35). In tutto il resto del Nuovo Testamento si parla sempre di un solo comandamento, come ricorda Paolo: โ€œChi ama il fratello ha adempiuto tutta la legge. Infatti i precetti: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non concupire e qualsiasi altro comandamento si riassumono in queste paยญrole: Ama il prossimo tuo come te stessoโ€ (Rm 13,8-9).

Il precetto dellโ€™amore non รจ solo la sintesi di tutti i comandaยญmenti, ma spalanca orizzonti e possibilitร  infiniti. Nessuno dei โ€œdieci comandaยญmentiโ€ obbliga ad amare il nemico, a perdonare senza limiti e senza condizioni, a distribuire generosamente i propri beni a chi รจ nel bisogno, a saยญcrificare la vita per il fratello, compreso il nemico. Nulla di tutto ciรฒ รจ imposto dai โ€œdieci comandaยญmentiโ€, ma la legge dellโ€™amore lo richiede; esige lโ€™attenzione costante al fratello, la generositร  senza limiti, un cuore grande come quello del Padre che sta nei cieli.

Se il discepolo di Cristo รจ colui che รจ disposto, come il Maestro, a donare, in ogni momento, la propria vita, ha ancora senso ricordargli che non deve uccidere, rubare, commettere adulterioโ€ฆ?

Le dieci parole sono sempre attuali, anche se indicano solo i primi passi, i piรน elementari e indispensabili della sequela. Non esauriscono tutta la legge di Dio perchรฉ, come dice Paolo: โ€œSolo lโ€™amore รจ il pieno compimento della leggeโ€ (Rm 13,10); sono tuttavia utili perchรฉ richiamano quelle che sono le frontiere minime dellโ€™amore. Chi si rendesse conto di non essere fedele neppure a queste, dovrebbe prendere atto della sua drammatica condizione e ammettere di avere oltrepassato anche lโ€™ultimo steccato che lo separava dalle scelte di morte.

Seconda Lettura (1 Cor 1,22-25)

Fratelli, 22 mentre i giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la sapienza, 23 noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani; 24 ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. 25 Perchรฉ ciรฒ che รจ stoltezza di Dio รจ piรน sapiente degli uomini, e ciรฒ che รจ debolezza di Dio รจ piรน forte degli uomini.

In questi quattro versetti abbiamo, in sintesi, la predicazione di Paolo: Cristo crocifisso รจ il segno dellโ€™amore di Dio e, di fronte a questo amore, nessuno puรฒ rimanere indifferente; tutti devono prendere posizione.

Due sono le risposte negative: quella dei giudei, per i quali Gesรน crocifisso รจ uno scandalo e quella dei greci, che lo considerano una follia.

I giudei si attendevano manifestazioni spettacolari della potenza di Dio, comโ€™era accaduto durante lโ€™esodo dallโ€™Egitto; erano convinti che il mondo nuovo sarebbe sorto in modo prodigioso (v. 22). Gesรน invece, sfidato a mostrare, scendendo dalla croce, che Dio stava dalla sua parte, ha accettato la sconfitta.

I saggi della Grecia non credevano nei miracoli, si fidavano solo, come gli illuministi settecenteschi, della razionalitร  (v. 23). La morte di Gesรน in croce non rispondeva a nessuna logica umana ed era perciรฒ unโ€™autentica pazzia.

I due atteggiamenti sono denunciati da Paolo perchรฉ possono infiltrarsi sempre anche nelle comunitร  dei discepoli. Ci puรฒ essere chi ragiona come i giudei e considera la fede e la religione mezzi per ottenere grazie e miracoli, per essere preservati da sventure e dalle disgrazie che colpiscono gli altri uomini. Molti cristiani non venerano forse i santi piรน come autori di prodigi che come testimoni di colui che ha dato la vita per i fratelli?

Ci possono anche essere cristiani che si comportano da greci: pretendono prove razionali della fede e dimenticano che, per chi giudica secondo i criteri degli uomini, la proposta di Cristo rimarrร  sempre una follia.

Vangelo (Gv 2,13-25)

13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei giudei e Gesรน salรฌ a Gerusalemme. 14 Trovรฒ nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. 15 Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciรฒ tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettรฒ a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciรฒ i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: โ€œPortate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercatoโ€. 17 I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. 18 Allora i giudei presero la parola e gli dissero: โ€œQuale segno ci mostri per fare queste cose?โ€. 19 Rispose loro Gesรน: โ€œDistruggete questo tempio e in tre giorni lo farรฒ risorgereโ€. 20 Gli dissero allora i giudei: โ€œQuesto tempio รจ stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?โ€. 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesรน.
23 Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24 Gesรน perรฒ non si confidava con loro, perchรฉ conosceva tutti 25 e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che cโ€™รจ in ogni uomo.

La scena della cacciata dei mercanti dal tempio รจ riferita da tutti e quattro gli evangelisti e questo dimostra lโ€™importanza da loro attribuita al fatto.

Nel tempo di Pasqua, Gerusalemme brulicava di pellegrini, giunti da ogni parte del mondo per celebrare la festa, offrire sacrifici e adempiere voti. La cittร , che normalmente contava cinquantamila abitanti, in occasione della Pasqua poteva raggiungere i centottantamila, per questo tutte le famiglie erano coinvolte nellโ€™accoglienza di qualche ospite. Molti pellegrini giungevano da paesi lontani, dopo aver risparmiato, fatto sacrifici e rinunce per anni, per potersi permettere, forse per lโ€™unica volta nella vita, โ€œil santo viaggioโ€ (Sl 84,6). Durante i giorni della festa si recavano al tempio per pregare, consigliarsi con i sacerdoti, offrire olocausti al Signore, consegnare le loro generose offerte con le monete di rame, le uniche che potevano circolare nel luogo santo; i denari di Roma erano dichiarati legalmente impuri e dovevano essere cambiati agli appositi tavoli dei cambiavalute.

Per i commercianti il tempo della Pasqua era unโ€™opportunitร  da non perdere: in poche settimane potevano accumulare piรน guadagni che durante tutto il resto dellโ€™anno. Nonostante i prezzi elevati, i pellegrini gremivano i negozi dalle prime ore del mattino fino a tarda notte. Difficile per i sacerdoti del tempio resistere alla tentazione di entrare in un giro dโ€™affari tanto redditizio e, difatti, durante le tre settimane che precedevano la Pasqua, sotto i portici del sacro recinto, aprivano anchโ€™essi un loro mercato. Avevano adibito il portico regio alla vendita degli agnelli (si dice che, per la cena pasquale, ne venissero sacrificati 18.000), dei buoi e degli altri animali; in fondo alla scalinata che, dalla parte sud occidentale, introduceva nel tempio, erano stati ricavati quattro vani, destinati ai cambiavalute che, per la loro commissione, operavano una trattenuta del dodici per cento. Dentro e attorno al luogo santo, il viavai era indescrivibile, era tutto un vociare di mercanti, allevatori, conciatori di pelli, guardie, pellegrini.

Beneficiari di questo commercio erano gli aristocratici di Gerusalemme, appartenenti alla setta dei sadducei. I gestori erano i membri della famiglia dei sommi sacerdoti Anna e Caifa che, da decenni, mantenevano il controllo del potere economico e religioso della capitale.

La casa di preghiera era stata trasformata, dai suoi stessi ministri, in un luogo di mercato.

Lโ€™episodio drammatico narrato nel vangelo di oggi va inserito in questo contesto. รˆ in occasione di una festa di Pasqua che Gesรน, giunto al tempio, sโ€™imbattรจ nello spettacolo indegno sopra descritto (vv. 13-14).

Le emozioni che ha provato non sono riferite da nessun evangelista, ma sono facili da intuire, se si considera la reazione che ha avuto: non ha pronunciato una parola, si รจ fatto una sferza, probabilmente servendosi delle corde con cui erano legate le bestie, poi ha cominciato, con furia, a cacciar fuori tutti da sotto il portico regio, ha mandato allโ€™aria le sedie, il denaro, le gabbie delle colombe; poi, senza fermarsi un attimo, รจ sceso dalla scalinata e, colti di sorpresa i cambiavalute, ha rovesciato i loro tavoli e gettato a terra le monete che vi erano ammucchiate sopra.

Giovanni, unico fra gli evangelisti, nota che, oltre ai venditori, sono stati scacciati anche le pecore e i buoi (v. 15).

Il gesto di Gesรน ha decretato la fine della religione legata allโ€™offerta di animali e ha dichiarato il rifiuto, da parte di Dio, dei sacrifici cruenti, la cui inconsistenza era giร  stata denunciata dai profeti: โ€œChe mโ€™importa โ€“ aveva affermato il Signore โ€“ dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradiscoโ€ (Is 1,11). Nella prova massima dโ€™amore che Gesรน stava per dare, sarebbe stato indicato lโ€™unico sacrificio gradito al Padre, quello che, ai cristiani delle sue comunitร , Giovanni avrebbe spiegato cosรฌ: โ€œDa questo abbiamo conosciuto lโ€™amore: egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelliโ€ (1 Gv 3,16).

Il gesto compiuto da Gesรน nel tempio รจ sorprendente. Da chi si era presentato โ€œmite e umile di cuoreโ€ (Mt 11,29), nessuno si sarebbe aspettato una reazione simile, quasi scomposta. Perchรฉ si รจ comportato in questo modo? La spiegazione si trova nelle due frasi da lui pronunciate.

La prima: โ€œPortate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercatoโ€ (v. 16). Si riferiva a un oracolo del profeta Zaccaria che, dopo aver annunciato la comparsa di un mondo completamente rinnovato, un mondo in cui il Signore sarebbe divenuto re di tutta la terra e il paese sarebbe stato trasformato in giardino, concludeva: โ€œNon vi sarร  piรน alcun commerciante nella casa del Signore dellโ€™universoโ€ (Zc 14,21).

Purificando il tempio dai mercanti, Gesรน ha pronunciato la sua condanna, severa, inappellabile contro ogni commistione fra religione e denaro, fra culto al Signore e interessi economici. Dallโ€™uomo Dio si attende solo amore e lโ€™amore รจ gratuito, si manifesta e si alimenta solo attraverso doni generosi e disinteressati. Per evitare pericolosi equivoci, Gesรน ha ingiunto ai discepoli: โ€œGratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, nรฉ argento, nรฉ moneta di rame nelle vostre cinture, nรฉ bisaccia da viaggio, nรฉ due tuniche, nรฉ sandali, nรฉ bastone, perchรฉ lโ€™operaio ha diritto al suo nutrimentoโ€ (Mt 10,9-10).

Lโ€™insegnamento piรน importante si trova, perรฒ, nella seconda frase: โ€œDistruggete questo tempio e in tre giorni lo farรฒ risorgereโ€ (v. 19). Non si riferiva piรน al commercio e ai traffici indegni che si svolgevano in quel santuario, ma allโ€™inaugurazione di un nuovo tempio; annunciava lโ€™inizio di un nuovo culto. Chiarificatore รจ il commento dellโ€™evangelista: โ€œEgli parlava del tempio del suo corpoโ€ (v. 21).

I giudei erano convinti che Dio dimorasse nel santuario di Gerusalemme, dove accorrevano per offrirgli sacrifici. Gesรน ha dichiarato che questa religione aveva ormai adempiuto la sua funzione.

La drammatica scena dello squarciarsi del velo del tempio (Mt 27,51) avrebbe segnato la fine di tutti gli spazi sacri, di tutti i luoghi riservati allโ€™incontro con Dio; sarebbe stata la solenne dichiarazione che era finito il tempo della separazione fra il sacro e il profano. Ovunque si trovi, chi รจ in comunione con Cristo รจ unito a Dio e puรฒ adorare il Padre.

Il gesto di Gesรน non equivale a una semplice correzione di abusi, ma รจ lโ€™annuncio della scomparsa del tempio, considerato una garanzia della presenza di Dio e della salvezza. Lโ€™incontro dellโ€™uomo con Dio non sarebbe piรน avvenuto in un luogo particolare, ma in un nuovo tempio: il corpo di Cristo risorto.

Alla samaritana che gli chiedeva in quale luogo si sarebbe adorato il Signore, Gesรน rispose: โ€œCredimi donna, รจ giunto il momento in cui nรฉ su questo monte, nรฉ in Gerusalemme adorerete il Padre. I veri adoratori renderanno culto al Padre in spirito e veritร ; perchรฉ il Padre cerca chi lo adora cosรฌโ€ (Gv 4, 21-24).

Alcuni testi del Nuovo Testamento chiariscono in che cosa consiste il nuovo culto introdotto da Gesรน. Scrivendo ai romani, Paolo raccomanda: โ€œVi esorto, fratelli, per questa tenerezza di Dio, ad offrire la vostra stessa esistenza come sacrificio vivo, consacrato e gradito a Dio; รจ questo il vostro culto autenticoโ€ (Rm 12,1) e lโ€™autore della Lettera agli ebrei: โ€œNon dimenticatevi della beneficienza e condividere i vostri beni con gli altri, perchรฉ di tali sacrifici il Signore si compiaceโ€ (Eb 13,16). Giacomo concretizza ancor piรน il contenuto del nuovo culto: โ€œReligione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre รจ questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni e mantenersi immuni dai vizi di questo mondoโ€ (Gc 1,27). Questi sacrifici che il cristiano รจ chiamato a offrire non hanno luogo in un ambiente sacro nรฉ mediante riti, ma nella stessa vita.

La costruzione del nuovo tempio รจ iniziata โ€“ come per due volte viene ripetuto nel vangelo di oggi โ€“ dopo tre giorni (v. 20), cioรจ nel giorno di Pasqua.

Risuscitando dai morti il proprio figlio, il Padre ha posto la pietra angolare del nuovo santuario. Pietro esorta i neo-battezzati delle sue comunitร  a unirsi a Cristo, โ€œpietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dioโ€ e spiega: โ€œAnche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dioโ€ (1 Pt 2,4-5).

Ora รจ chiaro: lโ€™unico sacrificio gradito a Dio รจ il dono della vita, sono le opere di amore, il servizio generoso prestato allโ€™uomo, specialmente al piรน povero, allโ€™ammalato, allโ€™emarginato, a colui che ha fame, a chi รจ nudo. Chi si china davanti al fratello per servirlo, compie un gesto sacerdotale: unito a Cristo, tempio di Dio, fa salire verso il cielo il profumo soave di unโ€™offerta pura e santa.

Che senso hanno allora le nostre solenni liturgie, i sacramenti, i canti, le processioni, i pellegrinaggi, le preghiere comunitarie, le pratiche devozionali?

Non danno nulla a Dio, non aggiungono nulla alla sua gioia perfetta.

Le manifetazioni religiose rispondono perรฒ a un intimo bisogno dellโ€™uomo: celebrare, attraverso gesti e segni sensibili, da soli e in comunitร , ciรฒ in cui si crede. I sacramenti sono segni mediante i quali Dio comunica il suo Spirito e lโ€™uomo gli manifesta la propria gratitudine per questo dono. Lโ€™errore รจ ritenere che lโ€™esecuzione di riti basti a stabilire un buon rapporto con il Signore e che la partecipazione a solenni celebrazioni possa sostituire le opere concrete dโ€™amore.

Il brano evangelico si chiude con unโ€™informazione sorprendente: durante la festa, Gesรน compรฌ dei segni e molta gente credette in lui, ma egli non si fidava di loro perchรฉ li conosceva tutti e sapeva quello che cโ€™รจ in ogni uomo (vv. 23-25).

La ragione di questo atteggiamento distaccato di Gesรน sta nel fatto che queste persone si erano accostate a lui non perchรฉ attratte dal suo messaggio, ma perchรฉ avevano assistito a prodigi. La fede che ha bisogno di vedere, di verificare opere straordinarie รจ fragile. Gesรน non si fiderebbe, neppure oggi, di chi lo cerca come operatore di miracoli. La vera fede consiste nellโ€™accettare di divenire, insieme con lui, pietre vive del nuovo tempio e nellโ€™immolare la propria vita per i fratelli.


AUTORE: p. Fernando ArmelliniFONTE: Settimana News

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