Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 11 Aprile 2021.
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I segni delle realtร invisibili
Secondo la Bibbia, lโuomo รจ fatto di terra, รจ legato alla terra, alle piante, agli animali e ciรฒ รจ cosa buona. Non รจ imprigionato in un corpo, come riteneva la filosofia greca, ma gioisce di essere un corpo capace di autocoscienza, libertร e amore. Composto di materia, sente un intimo bisogno di entrare in contatto, in modo concreto e tangibile, anche con le realtร spirituali e, a questo suo bisogno, la liturgia risponde con i sacramenti, costituiti da segni e simboli che possono, questi sรฌ, essere visti e toccati.
Chiedere allโuomo una fede disincarnata รจ esigere lโimpossibile; ma รจ un errore anche pretendere, come Tommaso, di verificare ciรฒ che non puรฒ essere percepito dai sensi.
La condizione in cui Gesรน รจ entrato con la sua risurrezione, benchรฉ piรน vera della stessa realtร su cui oggi si posano i nostri occhi e le nostre mani, sfugge a qualunque verifica. Come il bimbo puรฒ contemplare il volto della madre solo dopo essere nato, lโuomo vedrร il Risorto solo quando avrร lasciato questo mondo. Giร ora, perรฒ, gli sono offerti segni concreti delle realtร invisibili in cui crede e spera.
Se sulla terra รจ comparsa una societร completamente nuova, se รจ sorta una comunitร in cui i grandi divengono piccoli, il ricco si fa povero, il nemico รจ amato come un fratello e chi comanda si considera servo, allora si รจ di fronte a segni inequivocabili: Gesรน รจ vivo e il suo Spirito opera nel mondo.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โDalla tua chiesa, Signore, il mondo si attende i segni che sei risortoโ
Prima Lettura (At 4,32-35)
32 La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e unโanima sola e nessuno diceva sua proprietร quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.
33 Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesรน e tutti essi godevano di grande simpatia.
34 Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perchรฉ quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano lโimporto di ciรฒ che era stato venduto 35 e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.
Ci sono parole che hanno un forte impatto sugli ascoltatori e altre invece che lasciano indifferenti. Al centro del brano di oggi si afferma che la testimonianza degli apostoli era data con forza e, dal contesto, risulta chiara anche la ragione per cui la loro predicazione era efficace: proclamavano la loro fede senza lasciarsi intimidire da minacce, insulti e violenze. Ai sommi sacerdoti Anna e Caifa, che avevano ingiunto di non parlare nรฉ di insegnare nel nome di Gesรน, Pietro e Giovanni avevano replicato: โSe sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi piรน che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltatoโ (At 4,19-20).
Ma non erano solo la franchezza e il coraggio con cui annunciavano il Risorto che davano grande forza alla loro parola. Fatti inconfutabili deponevano in favore della veritร del loro messaggio; non erano i miracoli, ma la vita completamente nuova della comunitร che presenยญtava una caratteristica straordinaria, inaudita: i discepoli โavevano un cuore solo ed unโanima solaโ e โnessuno diceva sua proprietร quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comuneโ (v. 32). Quasi compiaciuto di questa novitร di vita, Luca scende nei dettagli e spiega: โNessuno fra loro era bisognoso, perchรฉ tutti coloro che possedeยญvano campi o case li vendevano, portavano lโimporto di ciรฒ che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisognoโ (vv. 34-35).
Non รจ la cronaca di ciรฒ che accadeva a Gerusalemme negli anni 30-40 d.C., ma una pagina di catechesi. Prendendo spunto da alcuni fatti realmente accaduti (qualcuno aveva davvero dato prova di generositร eccezionale; cf. At 4,36-37), lโautore indica quali sono i sentimenti e i rapporti fraterni che lo Spirito vuole che si instaurino allโinterno di una comunitร cristiana autentica.
La competizione, il prevalere dei forti, dei piรน capaci sui piรน deboli e meno dotati, allora come oggi, erano ritenuti legittimi e addirittura stimolanti per lo sviluppo economico e sociale. Una comunitร fondata sul servizio reciproco, sul dono gratuito e disinteressato, sulla condivisione dei beni, non poteva che sconvolgere lโordine dei valori accettati da tutti come logici e normali. I cristiani, in Gerusalemme, apparivano come cittadini di un altro mondo e difatti riscuotevano grande ammirazione (v. 33). Ebrei e pagani si interrogavano sullโorigine di una vita cosรฌ straordinaria e la risposta unanime dei discepoli era: โViviamo cosรฌ perchรฉ Cristo รจ risorto!โ.
Ora risulta chiaro che la testimonianza forte offerta dagli apoยญstoli era la vita della nuova comunitร , ispirata a sentimenti di comunione. Cristo risorto non poteva essere visto, ma la comunitร fraยญterna, nata dalla forza del suo Spirito, era sotto gli occhi di tutti.
I primi cristiani avevano ben compreso che la fede nella risurrezione รจ incompatibile con lโattaccamento a ciรฒ che รจ effimero. Significativa al riguardo รจ la testimonianza indiretta di Luciano di Samosata (125-192 d.C.), il celebre autore di satire contro le superstizioni e le credulonerie fra le quali annoverava anche il cristianesimo. Con il suo linguaggio scanzonato, ecco come descrive lโimpatto che la fede esercitava sulla vita dei cristiani del suo tempo: โIl loro primo legislatore li persuade che sono tutti fratelli tra loro e, come si convertono, rinnegano gli dรจi greci, adorano quel sapiente crocifisso e vivono secondo le sue leggi. Per la qual cosa disprezzano tutti i beni egualmente e li credono comuni e non se ne curano quando li hanno. Perciรฒ, se tra loro sorgesse un accorto impostore che sapesse ben maneggiarli, tosto diventerebbe ricco, canzonando questa gente credulona e scioccaโ (LUCIANO, La morte di Pellegrino, 13).
Oggi si ha quasi paura di ricordare ai credenti la prima, irrinunciabile conseguenza della fede nel Risorto: un modo completamente nuovo di gestire i beni. In un mondo in cui il principio del diritto alla proprietร privata serve spesso a coprire abusi e arbรฌtri, รจ guardato quasi con sospetto chi richiama il detto del salmista: โDel Signore รจ la terra e quanto contiene, lโuniverso e i suoi abitantiโ (Sl 24,1) o cita le parole del Signore: โLa terra รจ mia e voi siete presso di me come forestieri e inquiliniโ (Lv 25,23).
La luce della Pasqua denuncia lโinsensatezza di chi accumula tesori, dimenticando che โnon abbiamo quaggiรน una cittร stabile, ma cerchiamo quella futuraโ (Eb 13,14) e che โnon abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne viaโ (1 Tm 6,7-9).
Solo la comunitร che predica e vive la fraternitร , che pratica la condivisione dei beni testimonia con forza la presenza nel mondo dello Spirito del Risorto.
Seconda Lettura (1 Gv 5,1-6)
1 Chiunque crede che Gesรน รจ il Cristo, รจ nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui รจ stato generato.
2 Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, 3 perchรฉ in questo consiste lโamore di Dio, nellโosservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
4 Tutto ciรฒ che รจ nato da Dio vince il mondo; e questa รจ la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.
5 E chi รจ che vince il mondo se non chi crede che Gesรน รจ il Figlio di Dio? 6 Questi รจ colui che รจ venuto con acqua e sangue, Gesรน Cristo; non con acqua soltanto, ma con lโacqua e con il sangue. Ed รจ lo Spirito che rende testimonianza, perchรฉ lo Spirito รจ la veritร .
Racconta San Gerolamo che Giovanni, ormai vecchio, invitato a prendere la parola durante lโassemblea eucaristica, non faceva che ripetere la stessa esortazione: โFigliolini miei, amatevi gli uni gli altriโ, e a chi gli chiedeva di insegnare qualcosa di nuovo, rispondeva: โร il comandamento del Signore; non ve nโรจ un altro e questo รจ sufficienteโ.
Lโamore al fratello รจ il tema di questa lettera che ci accompagnerร durante le settimane della Pasqua. ร stata scritta verso la fine del I secolo d.C., in un tempo di crisi. Nelle comunitร cristiane si erano diffuse idee teologiche incompatibili con la fede: cโera chi negava che Gesรน fosse il Cristo e chi sosteneva che il figlio di Dio non si era realmente incarnato, ma aveva solo assunto sembianze umane; cโera chi coltivava il disprezzo per la materia in favore di una malintesa esaltazione dello spirito; cโera soprattutto chi trascurava la pratica della caritร , ritenendo che, per salvarsi, bastasse la conoscenza della veritร .
Fin dallโinizio della sua lettera, Giovanni richiama la concretezza dellโincarnazione del figlio di Dio: โCiรฒ che noi abbiamo udito, ciรฒ che abbiamo veduto, ciรฒ che abbiamo contemplato, ciรฒ che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vitaโฆ Ciรฒ che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voiโฆ perchรฉ la nostra gioia sia perfettaโ (1 Gv 1,1-4). Egli introduce la medesima concretezza nel campo morale: โFiglioli, non amiamo a parole nรฉ con la lingua, ma coi fatti e nella veritร โ (1 Gv 3,18).
Il messaggio di tutta la lettera potrebbe essere sintetizzato nella frase che troveremo fra quattro domeniche: โFratelli, amiamoci gli uni gli altri, perchรฉ chi ama รจ generato da Dio!โ (1 Gv 4,7).
Il brano di oggi sembra rivolto ai cristiani che sono stati battezzati durante la notte di Pasqua e che, mediante la fede, sono divenuti figli di Dio. Dopo aver affermato che chi crede che Gesรน รจ il Cristo, รจ nato da Dio, Giovanni deduce subito la conseguenza di questa nuova vita: chi ama Colui dal quale รจ stato generato, deve anche amare coloro che da Lui sono stati generati, cioรจ, i fratelli (v. 1).
Non cโรจ fondamento piรน solido su cui costruire unโumanitร nuova. Se siamo figli di un unico Padre, a qualunque razza apparteniamo, qualunque sia la religione che pratichiamo o la cultura in cui siamo nati e cresciuti, tutti siamo amati da Dio e tutti siamo chiamati a effondere sui fratelli lโamore ricevuto dal Padre. Non ama Dio chi si disinteressa dellโuomo e la vera religione non puรฒ essere disgiunta dalla pratica dellโamore.
Nellโultima parte della lettura (vv. 5-8) compaiono due immagini abbastanza enigmatiche. Con insistenza si afferma che Gesรน โรจ venuto con lโacqua e con il sangueโ.
I significati possibili di questa espressione sono molteplici, ma il piรน chiaro รจ il riferimento al costato trafitto. Nel vangelo, Giovanni ricorda che, dopo la morte cruenta di Gesรน, โuno dei soldati gli colpรฌ il fianco con la lancia e subito ne uscirono sangue e acquaโ (Gv 19,34).
Acqua e sangue, nella Bibbia, indicano la vita. Si tratta della vita che Gesรน รจ venuto a portare sulla terra e che ha donato allโumanitร dallโalto della croce. Il suo โsoffio di vitaโ (Ap 11,11) รจ lo Spirito, quello Spirito che oggi egli continua a offrire attraverso i due sacramenti evocati dallโacqua e dal sangue: il battesimo e lโeucaristia.
Vangelo (Gv 20,19-31)
19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei, venne Gesรน, si fermรฒ in mezzo a loro e disse: โPace a voi!โ. 20 Detto questo, mostrรฒ loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
21 Gesรน disse loro di nuovo: โPace a voi! Come il Padre ha mandato me, anchโio mando voiโ. 22 Dopo aver detto questo, alitรฒ su di loro e disse: โRicevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessiโ.
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dรฌdimo, non era con loro quando venne Gesรน. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: โAbbiamo visto il Signore!โ. Ma egli disse loro: โSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederรฒโ.
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e cโera con loro anche Tommaso. Venne Gesรน, a porte chiuse, si fermรฒ in mezzo a loro e disse: โPace a voi!โ. 27 Poi disse a Tommaso: โMetti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere piรน incredulo ma credente!โ. 28 Rispose Tommaso: โMio Signore e mio Dio!โ. 29 Gesรน gli disse: โPerchรฉ mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!โ.
30 Molti altri segni fece Gesรน in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perchรฉ crediate che Gesรน รจ il Cristo, il Figlio di Dio e perchรฉ, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Il brano di oggi รจ diviso in due parti che corrispondono alle apparizioni del Risorto. Nella prima (vv. l9-23) Gesรน comunica ai discepoli il suo Spirito e con esso dร loro il potere di vincere le forze del male. ร lo stesso brano che ritroveremo e commenteremo a Pentecoste. Nella seconda (vv. 24-31) รจ raccontato il famoso episodio di Tommaso.
Il dubbio di questo apostolo รจ diventato proverbiale. A chi manifesta qualche diffidenza si รจ soliti dire: โSei incredulo come Tommaso!โ. Eppure, a ben vedere, non pare abbia fatto nulla di male: chiedeva solo di vedere ciรฒ che gli altri avevano visto. Perchรฉ pretendere solo da lui una fede basata sulla parola?
Ma davvero Tommaso รจ stato lโunico ad avere dubbi, mentre gli altri discepoli sarebbero arrivati in modo facile e immediato a credere nel Risorto? Non pare proprio che le cose siano andate cosรฌ.
Nel vangelo di Marco si dice che Gesรน apparve agli undici โe li rimproverรฒ per la loro incredulitร e durezza di cuore, perchรฉ non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitatoโ (Mc 16,14). Nel vangelo di Luca il Risorto si rivolge agli apostoli stupiti e spaventati e chiede: โPerchรฉ siete turbati e perchรฉ sorgono dubbi nel vostro cuore?โ (Lc 24,38). Nellโultima pagina del vangelo di Matteo si dice addirittura che, quando Gesรน apparve ai discepoli su un monte della Galilea (quindi molto tempo dopo le apparizioni a Gerusalemme), alcuni ancora dubitavano (Mt 28,17).
Tutti dunque hanno dubitato, non soltanto il povero Tommaso! Come mai allora lโevangelista Giovanni sembra voler concentrare su di lui i dubbi che hanno attanagliato anche gli altri? Cerchiamo di capire.
Quando Giovanni scrive (verso lโanno 95 d.C.), Tommaso รจ morto da qualche tempo, dunque, lโepisodio non รจ certo riferito per mettere in cattiva luce questo apostolo. Se vengono posti in risalto i problemi di fede che ha avuto, la ragione รจ unโaltra: lโevangelista vuole rispondere agli interrogativi ed alle obiezioni che i cristiani delle sue comunitร sollevano con crescente insistenza. Si tratta di cristiani della terza generazione, di persone che non hanno visto il Signore Gesรน. Molti di loro non hanno nemmeno conosciuto qualcuno degli apostoli. Fanno fatica a credere, si dibattono in mezzo a tanti dubbi, vorrebbero vedere, toccare, verificare se il Signore รจ veramente risorto. Si chiedono: quali sono le ragioni che ci possono indurre a credere? ร ancora possibile per noi fare lโesperienza del Risorto? Ci sono delle prove che egli รจ vivo? Come mai non appare piรน? Sono le domande che anche noi oggi ci poniamo.
Ad esse, Marco, Luca e Matteo rispondono dicendo che tutti gli apostoli hanno avuto esitazioni. Non sono arrivati nรฉ subito nรฉ con facilitร a credere nel Risorto, anche per loro il cammino della fede รจ stato lungo e faticoso, malgrado Gesรน avesse dato tanti segni che era vivo, che era entrato nella gloria del Padre.
La risposta di Giovanni รจ diversa: egli prende Tommaso come simbolo della difficoltร che ogni discepolo incontra per arrivare a credere. Difficile sapere la ragione per cui ha scelto proprio questo apostolo, forse perchรฉ ha avuto piรน difficoltร o ha impiegato piรน tempo degli altri ad avere fede.
Ciรฒ che Giovanni vuole insegnare ai cristiani delle sue comunitร (e a noi) รจ che il Risorto possiede una vita che sfugge ai nostri sensi, una vita che non puรฒ essere toccata con le mani nรฉ vista con gli occhi, puรฒ solo essere raggiunta mediante la fede. Questo vale anche per gli apostoli che pure hanno fatto unโesperienza unica del Risorto.
Non si puรฒ aver fede in ciรฒ che si รจ visto. Non si possono avere dimostrazioni, prove scientifiche della risurrezione. Se qualcuno pretende di vedere, constatare, toccare, deve rinunciare alla fede.
Noi diciamo: โBeati coloro che hanno vistoโ. Per Gesรน, invece, beati sono coloro che non hanno visto, non perchรฉ a loro costa di piรน credere e quindi hanno maggiori meriti, sono beati perchรฉ la loro fede รจ piรน genuina, piรน pura, anzi, รจ lโunica fede pura. Chi vede ha la certezza dellโevidenza, possiede la prova inconfutabile di un fatto.
Tommaso compare altre due volte nel vangelo di Giovanni e non fa mai โ diremmo noi โ una bella figura, ha sempre difficoltร a capire, equivoca, fraintende le parole e le scelte del Maestro.
Interviene una prima volta quando, ricevuta la notizia della morte di Lazzaro, Gesรน decide di andare in Giudea. Tommaso pensa che seguire il Maestro significhi perdere la vita. Non comprende che Gesรน รจ il Signore della vita e, sconsolato e deluso, esclama: โAndiamo anche noi a morire con luiโ (Gv 11,16).
Durante lโultima cena Gesรน parla della via che egli sta percorrendo, una via che passa attraverso la morte per introdurre nella vita. Tommaso interviene di nuovo: โSignore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?โ (Gv 14,5). ร pieno di perplessitร , di esitazioni e di dubbi, non riesce ad accettare ciรฒ che non capisce. Lo dimostra una terza volta nellโepisodio narrato nel brano di oggi.
Sembra quasi che Giovanni si diverta a tratteggiare in questo modo la figura di Tommaso; ma alla fine gli rende giustizia: mette sulla sua bocca la piรน alta, la piรน sublime delle professioni di fede. Nelle sue parole รจ riflessa la conclusione dellโitinerario di fede dei discepoli.
Allโinizio del vangelo, i primi due apostoli si rivolgono a Gesรน chiamandolo Rabbรฌ (Gv 1,38). ร il primo passo verso la comprensione dellโidentitร del Maestro. Non passa molto tempo e Andrea, che ha giร capito molto di piรน, dice a suo fratello Simone: โAbbiamo trovato il messiaโ (Gv 1,41). Natanaele intuisce subito con chi ha a che fare e dichiara a Gesรน: โTu sei il Figlio di Dioโ (Gv 1,49). I samaritani lo riconoscono come il salvatore del mondo (Gv 4,43), la gente come il profeta (Gv 6,14), il cieco nato lo proclama Signore (Gv 9,38), per Pilato รจ re dei giudei (Gv 19,19). Ma รจ Tommaso a dire lโultima parola sullโidentitร di Gesรน, lo chiama: mio Signore e mio Dio. Unโespressione che la Bibbia riferisce a JHWH (Sl 35,23). Tommaso รจ dunque il primo a riconoscere la divinitร di Cristo, il primo che arriva a capire cosa intendeva dire Gesรน quando affermava: โIo e il Padre siamo unoโ (Gv 10,30).
La conclusione del brano (vv. 30-31) presenta la ragione per cui Giovanni ha scritto il suo libro: ha raccontato dei โsegniโ โ non tutti, ma quelli sufficienti โ per due ragioni: per suscitare o confermare la fede in Cristo e perchรฉ, attraverso questa fede, si giunga alla vita.
Il quarto evangelista chiama i miracoli segni. Gesรน non li ha compiuti per impressionare coloro che vi assistevano, anzi ha avuto parole di condanna nei confronti di chi non credeva se non vedeva prodigi (Gv 4,48) e Giovanni non li racconta per stupire i suoi lettori, per โdimostrareโ il potere divino di Gesรน.
I segni non sono prove, ma rivelazioni sulla persona di Gesรน, sulla sua natura e sulla sua missione. Arriva a credere in modo solido e duraturo chi, dal fatto materiale, si eleva alla realtร che esso indica. Non comprende il segno chi, nella distribuzione dei pani, non coglie che Gesรน รจ il pane della vita, o, nella guarigione del cieco nato, non riconosce che Gesรน รจ la luce del mondo, o nella rianimazione di Lazzaro non vede in Gesรน il Signore della vita.
Nellโepilogo del vangelo, Giovanni usa la parola segni in senso ampio: intende tutta la rivelazione della persona di Gesรน, i suoi gesti di misericordia (le guarigioni, la moltiplicazione dei pani) e le sue parole (Gv 12,37). Chi legge il suo libro e comprende questi segni si trova davanti, nitida, la persona di Gesรน ed รจ invitato a fare una scelta. Opterร per la vita chi riconoscerร in lui il Signore e gli darร la sua adesione.
Ecco lโunica prova che รจ offerta a chi cerca ragioni per credere: lo stesso vangelo. Lรฌ risuona la parola di Cristo, lรฌ rifulge la sua persona. Non ci sono altre prove allโinfuori di questa stessa Parola.
Per capire, vale la pena rifarsi a quanto Gesรน ha detto nella parabola del buon Pastore: โLe mie pecore riconoscono la mia voceโ (Gv 10,4-5.27). Non sono necessarie apparizioni, nel vangelo risuona la voce del Pastore e, per le pecore che gli appartengono, il suono inconfondibile della sua voce basta per farlo riconoscere e per attirare a lui.
Ma dove si puรฒ ascoltare questa voce? Dove risuona questa parola? ร possibile ripetere oggi lโesperienza che gli apostoli hanno fatto nel giorno di Pasqua e โotto giorni dopoโ? Come?
Avremo sicuramente notato che ambedue le apparizioni avvengono di domenica. Avremo notato anche che coloro che fanno lโesperienza del Risorto sono gli stessi (โฆuno piรน, uno meno), che il Signore si presenta con le stesse parole: โLa pace sia con voiโ e che, in ambedue gli incontri, Gesรน mostra i segni della sua passione. Ci sarebbero altri particolari, ma bastano questi quattro per aiutarci a rispondere alle domande che ci siamo posti.
I discepoli si trovano riuniti in casa. Lโincontro al quale Giovanni allude รจ chiaramente quello che avviene nel giorno del Signore, quello in cui, ogni otto giorni, tutta la comunitร รจ convocata per la celebrazione dellโeucaristia. Quando tutti i credenti sono riuniti, ecco comparire il Risorto. Egli, per bocca del celebrante, saluta i discepoli e augura, come nella sera di Pasqua e otto giorni dopo: โLa pace sia con voiโ.
ร quello il momento in cui Gesรน si manifesta vivo ai discepoli. Chi, come Tommaso, diserta gli incontri della comunitร , non puรฒ fare lโesperienza del Risorto (vv. 24-25), non puรฒ udire il suo saluto e la sua Parola, non puรฒ accogliere la sua pace e il suo perdono (vv. 19.26.23), sperimentare la sua gioia (v. 20), ricevere il suo Spirito (v. 22). Chi nel giorno del Signore rimane in casa, magari per pregare da solo, puรฒ sรฌ fare lโesperienza di Dio, ma non quella del Risorto, perchรฉ questi si rende presente lร dove la comunitร รจ radunata.
E chi non incontra il Risorto che fa? Come Tommaso avrร bisogno di prove per credere, ma di prove non ne otterrร mai.
Contrariamente a quanto si vede raffigurato nei quadri degli artisti, nemmeno Tommaso ha messo le mani nelle ferite del Signore. Dal testo non risulta che egli abbia toccato il Risorto. Anchโegli รจ giunto a pronunciare la sua professione di fede dopo aver ascoltato la voce del Risorto, assieme ai fratelli della comunitร . E la possibilitร di fare questa esperienza รจ offerta ai cristiani di tutti i tempiโฆ ogni otto giorni.
AUTORE: p. Fernando Armellini
FONTE: per gentile concessione di Settimana News



