p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di venerdì 3 Gennaio 2025

Commento al brano del Vangelo di: Gv 1,29-34

Data:

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GESÙ, AGNELLO CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO

Il mondo ci prova, ha tentato, ma non ce la fa a fiorire secondo il sogno di Dio: gli uomini non ce la fanno a raggiungere la felicità

Dio ha guardato l’umanità, l’ha trovata smarrita, malata, sperduta e se n’è preso cura. È venuto, e invece del ripudio o del castigo, ha portato liberazione e guarigione. 

Lo afferma il profeta roccioso e selvatico, Giovanni delle acque, quando dichiara: 
ecco l’agnello che toglie il peccato del mondo.

Sono parole di guarigione, eco della profezia di Isaia, rilanciata dalla prima Lettura: ecco il mio servo, per restaurare le tribù di Giacobbe. Anzi, è troppo poco: per portare la mia salvezza fino all’estremità della terra

Giovanni parlava in lingua aramaica, come Gesù, come la gente del popolo, e per dire “ecco l’agnello” ha certamente usato il termine “taljah”, che indica al tempo stesso “agnello” e “servo”. 

E la gente capiva che quel giovane uomo Gesù, più che un predestinato a finire sgozzato come un agnello nell’ora dei sacrifici nel cortile del tempio, tra l’ora sesta e l’ora nona, era invece colui che avrebbe messo tutte le sue energie al servizio del sogno di Dio per l’umanità, con la sua vita buona, bella e felice.

Servo-agnello, che toglie il peccato del mondo. 

Al singolare. 

Non i peccati, 
ma piuttosto la loro matrice e radice
la linfa vitale, 
il grembo che partorisce azioni che sono il contrario della vita
quel pensiero strisciante che si insinua dovunque,
per cui mi importa solo di me, e non mi toccano le lacrime o la gioia contagiosa degli altri. 

Non mi importano, non esistono, non ci sono, non li vedo.

Servo-agnello, guaritore dell’unico peccato che è il disamore

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Non è venuto come leone, non come aquila, 
ma come agnello, 
l’ultimo nato del gregge, 
a liberarci da una idea terribile e sbagliata di Dio, su cui prosperavano le istituzioni di potere in Israele. 

Gesù prende le radici del potere, le strappa, le capovolge al sole e all’aria, capovolge quella logica che metteva in cima a tutto un Dio dal potere assoluto, compreso quello di decretare la tua morte; 
e sotto di lui uomini che applicavano a loro volta questo potere, ritenuto divino, su altri uomini, più deboli di loro, in una scala infinita, giù fino all’ultimo gradino. 

L’agnello-servo, il senza potere, è un “no!” gridato in faccia alla logica del mondo, dove ha ragione sempre il più forte, il più ricco, il più astuto, il più crudele.

E l’istituzione non l’ha sopportato e ha tolto di mezzo la voce pura, il sogno di Dio

Ecco l’agnello
mitezza e tenerezza di Dio che entrano nelle vene del mondo, e non andranno perdute, e porteranno frutto; se non qui altrove, se non oggi nel terzo giorno di un mondo che sta nascendo.

Per gentile concessione di p. Ermes.

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