p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di venerdì 21 Marzo 2025

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IL MONDO É DI DIO,
MA É DATO A CHI LO RENDE MIGLIORE

La parabola intona il canto dell’amore deluso,
canta però una passione che non si spegne,
che riparte,
che non è mai a corto di meraviglie, che dopo ogni rifiuto ricomincia ad assediarci con nuovi profeti,
nuovi servitori,
con il Figlio, e da ultimo, con le pietre scartate.

Gesù amava le vigne, doveva conoscerle molto bene e deve averci anche lavorato. Le osservava con occhi d’amore e ne fiorivano parabole.

Ma questa parabola è dura, cupa, inquietante a tratti, e questo perché la realtà attorno a Gesù si è fatta cattiva: sta parlando a chi prepara la sua morte. Ma non è questo che lo fa tremare.

L’orizzonte di amarezza e violenza che traspare dalla parabola è evidente nelle parole dei vignaioli, insensate e brutali:

Costui è l’erede, uccidiamolo e avremo noi l’eredità!

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È chiaro che ad ispirarli è una forza primordiale, originaria e stupida, che ci sussurra:

devi sopraffare l’altro, essere più forte, e allora avrai la sua vigna, la sua casa, la sua donna, i suoi soldi.

Il movente è avere, possedere, prendere, accumulare.

L’ubriacatura per il potere e il denaro è l’origine di ogni vendemmia di sangue della terra. Questo fa paura a Gesù!

Per prima cosa voglio stare dentro questa esperienza: sentirmi vigna amata, lasciarmi accudire dalle mani di Dio.

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Non sono altro che una vite piccolina, ma proprio a me Dio non vuole rinunciare.

Il frutto che la pazienza di Dio attende da me è come quello della vite, che se si occupasse solo di riprodursi, basterebbero pochi semi ogni molti anni, e un frutto solo. E invece, ad ogni autunno, ecco un’abbondanza di profumi e colori, una generosità magnifica offerta a tutti, all’uomo, al piccolo insetto, alla terra nutrice: lo scialo della natura è uno spettacolare modello silenzioso, per il cuore dell’uomo.

Ed è confortante vedere come Dio mai si arrenda, e come dopo ogni tradimento ricominci ad assediarci con nuove modalità, con la fantasia di nuovi profeti, ricominciando da capo, con infinita pazienza.

Conclude la parabola: “Cosa farà il Padrone della vigna dopo l’uccisione del Figlio?”

La soluzione dai giudei è la solita vendetta esemplare, con altri servi che pagheranno il dovuto al padrone. Gesù non è d’accordo, Dio non spreca la sua eternità in vendette.

Ed eccolo introdurre la fresca novità del Vangelo: la storia perenne dell’amore tradito tra uomo e Dio non si conclude con un fallimento, ma con una vigna nuova.

Nelle vigne è tempo di raccolto. Per noi lo è ogni giorno: vengono persone, cercano pane, Vangelo, giustizia, coraggio, un raggio di luce.
Che cosa trovano in noi?Vino buono o uva acerba?

Il mondo è di Dio, ma è dato a chi lo rende migliore, a chi fa crescere vigne nel campo della sua storia.

Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.

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