p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 16 Ottobre 2022

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Nel pregare non conta la quantità, ma la verità

Disse una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. Molte volte ci siamo stancati! Le preghiere si alzavano in volo dal cuore, come colombe dall’arca del diluvio, e nessuna tornava indietro a portare una risposta. E mi sono chiesto molte volte: ma Dio esaudisce le nostre preghiere, si o no?

Bonhoeffer risponde: «Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste, bensì le sue promesse». Pregate sempre… Pregare non equivale a dire preghiere. Mi sono sempre sentito inadeguato di fronte alle preghiere prolungate. E anche un pochino colpevole. Per la stanchezza e le distrazioni che aumentano in proporzione alla durata. Finché ho letto, nei Padri del deserto, che Evagrio il Pontico diceva: «Non compiacerti nel numero dei salmi che hai recitato: esso getta un velo sul tuo cuore. Vale di più una sola parola nell’intimità, che mille stando lontano».

Perché pregare è come voler bene. C’è sempre tempo per voler bene; se ami qualcuno, lo ami sempre, qualsiasi cosa tu stia facendo. «Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre» (S. Agostino). […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire

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RIATTACCANDO LA TERRA AL CIELO

Ma perché pregare sempre? Non perché la ri­sposta tarda, ma perché è infinita. Perché Dio è un canale aperto in cui scorre ossigeno per ogni mio respiro, sorgente che si rinnova ad ogni mio “ho sete”.

Il Vangelo ci porta a scuola di preghiera da una vedova, una bella figura di donna forte e dignitosa, che non si arrende. Ha subito ingiustizia e non abbassa la testa, nonostante i soprusi.

Lungo tutto il Vangelo Gesù ha una predilezione particolare per le donne sole, perché rappresentano l’intera categoria dei senza difesa: vedove, orfani, forestieri; essi sono i difesi da Dio.

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C’era un giudice corrotto, dal quale la vedova si recava ogni giorno, chiedendogli: fammi giustizia contro il mio avversario! Avanti e indietro, continuamente a pregarlo.

Pregare è come voler bene, c’è sempre tempo per voler bene: se ami, tu ami giorno e notte, senza smettere mai. Così con Dio: pensi a lui, lo chiami, e da te qualcosa si mette in viaggio all’indirizzo dell’eterno. Ma come è possibile lavorare, incontrare, studiare, mangiare, dormire e nello stesso tempo pregare sempre? Eppure qualcuno c’è riuscito: «Alla fine della sua vita frate Francesco non pregava più, era diventato lui stesso preghiera» (Tommaso da Celano).

Una donna che non si lascia schiacciare ci rivela che, oltre a tutto questo, la preghiera è un “no” gridato al “così vanno le cose”, primo vagito di una storia nuova che nasce.

Quante volte «le nostre preghiere sono volate via come uccelli e nessuna è tornata a portare una risposta» (G. Von le Fort). È l’esperienza di questa vedova, povera come la speranza, indifesa come l’innocenza. Ma con una forza vincente: fede nella giustizia, nonostante tutto. Il miracolo vero è già accaduto, è la fame di giustizia che non si arrende all’inerzia, che non cede al lungo silenzio del giudice. Questo è il modo originale con cui Dio «fa giustizia prontamente».

Con l’immagine della vedo­va mai arresa Gesù so­stiene la nostra fiducia: se un giudice, che è in tutto l’opposto di Dio, alla fine a­scolta, Dio non farà forse giu­stizia ai suoi eletti che grida­no a lui, prontamente? Ma a vol­te la sensazione è proprio questa, che Dio non rispon­da e che ci faccia aspettare a lungo.

Ma quel prontamente di Ge­sù non vuol dire «subito», ma «sicura­mente». Il primo miracolo della preghiera è rinsaldare la fede, farla poggiare sulla certezza che Dio è presen­te nella nostra storia, che non siamo abbandonati. Dio in­terviene, e non m’importa se il “come” mi è sconosciuto, o se non sarà come io vorrei. So che lo farà, e tanto basta.

Ma perché pregare sempre? È come chiedere: perché respirare? Per vivere! Non si prega per ottenere, ma per essere trasformati; per ricevere in dono il Suo sguardo, per amare con il Suo cuore. Per riattaccare continuamente la terra al cielo.

Pregate sempre: non perché la ri­sposta tarda, ma perché la risposta è infinita. Perché Dio è un dono che non ha ter­mine, mai finito. Canale aperto in cui scorre ossigeno per ogni mio respiro, sorgente che si rinnova ad ogni mio “ho sete”.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK