p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 12 Febbraio 2023

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Le tre leve su cui agire per il sogno del Padre

Vi fu detto, ma io vi dico. La dirompente novità portata da Gesù non è rifare un codice, ma il coraggio del cuore, il coraggio del sogno di Dio. Agendo su tre leve maestre: la violenza, il desiderio, la menzogna.

Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, chi nutre rancore è nel suo cuore un omicida. Gesù va diritto al movente delle azioni, al laboratorio interiore dove si formano.L’apostolo Giovanni afferma una cosa enorme: “Chi non ama suo fratello è omicida”(1 Gv 3,15). Chi non ama, uccide. Il disamore non è solo il mio lento morire, ma è un incubatore di omicidi. Chiunque si adira con il fratello, o gli dice pazzo, o stupido, è sulla linea di Caino… Gesù mostra i primi tre passi verso la morte: l’ira, l’insulto, il disprezzo, tre forme di omicidio.

L’uccisione esteriore viene dalla eliminazione interiore dell’altro. “Chi gli dice pazzo sarà destinato al fuoco della Geenna.” Geenna non è l’inferno, ma quel vallone, alla periferia di Gerusalemme, dove si bruciavano le immondizie della città, da cui saliva perennemente un fumo acre e maleodorante.

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Gesù dice: se tu disprezzi e insulti l’altro tu fai spazzatura della tua vita, la butti nell’immondizia; è ben di più di un castigo, è la tua umanità che marcisce e va in fumo. Ascolti queste pagine che sono tra le più radicali del vangelo e capisci che, per paradosso, diventano le più umane, perché Gesù parla solo del cuore e della vita, e lo fa con le parole proprie della vita: custodisci il tuo cuore e non finirai nell’immondezzaio della storia.Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio. […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire


Altro commento di p. Ermes

Avete inteso che fu detto… ma io vi dico. Gesù entra nel progetto di Dio non per rifare un codice, ma per avere il coraggio del sogno. E come è possibile? 

Anche Maria quel giorno lo chiese all’angelo, ma poi disse a Dio: “sia fatta la tua volontà, modellami come tenera argilla, trasformami il cuore”. E ha partorito Dio.

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Gesù non è né lassista né rigorista, non è più rigido o più accondiscendente degli scribi: lui fa un’altra cosa, prende la norma e la porta avanti, la fa schiudere come un fiore, nelle due direzioni decisive: la linea del cuore e quella della persona, tornando alla sorgente. Ritorna al cuore e guariscilo, solo così potrai curare i tuoi gesti! Ritorna al cuore e custodiscilo, perché è la sorgente della vita.

Gesù porta a pienezza la legge a favore dell’interiorità. Cos’è la legge morale allora? Lo ascolti e capisci che la norma è salvaguardia della vita, custodia di ciò che ci fa crescere o diminuire in umanità.

La linea del cuore. Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque alimenta rabbie e rancori, è già in cuor suo un omicida. Gesù risale alla radice pri­ma, a ciò che genera la morte o la vita. E che san Giovanni esprimerà in un’affermazione colossale: «Chi non ama suo fratello è omicida» (1Gv 3,15). Tradotto: chi non ama uccide. Non amare qualcuno è to­gliergli vita, non amare è un lento morire. Non solo: è incubazione di violenza e omicidi.

Ma io vi dico: chiunque si adira o disprezza il fratello, è sulla linea di Caino. Gesù mostra i primi tre passi verso la morte: l’ira, l’insulto, il disprezzo, tre forme di omicidio.

Non giurate!. Dal divieto del giuramento, al divieto della menzogna: se tu torni alla sorgente della vita, il tuo dire sarà inevitabilmente sì, sì; no, no. Dì la verità sempre, e non servirà giurare.

La linea della persona. Se guardi una donna per desiderarla sei già a­dultero. Non è il desiderio ad essere condannato, ma quel ‘per’, vale a dire che se ti adoperi con gesti e parole allo scopo di sedurre o manipolare l’altro, tu pecchi con­tro la grandezza e la bellezza di quel­la persona. Le rubi il so­gno di Dio e l’immagine sua, perché in quel modo immiserisci una creatura che invece è abisso e cielo, profondità e vertigine. Pecchi non contro la morale, ma contro la nobiltà, l’unicità, il divino di quella persona stessa. Lo scopo del­la legge morale, quindi, non è altro che cu­stodire, coltivare, far fiorire l’umanità della persona.

È un unico salto di qualità quello che Gesù propone, una svolta: passare dalla legge alla persona, dall’ esteriorità all’interiorità, proprio là dove nascono i grandi “per­ché” delle azioni.

Allora il Vangelo è facile, umanissimo, feli­ce, anche quando dice parole che danno le vertigini. Non aggiunge fa­tica, non cerca eroi, ma uomini e donne veri. Fiori belli che sbocceranno e profumeranno l’aiuola dove la vita li ha seminati.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK