p. Arturo MCCJ – Commento al Vangelo del 1 Maggio 2020

Sappiamo quanto è difficile essere onesti, quanto ci costa essere cristiani, vincere la tentazione di fare come tutti, come è difficile essere compresi e non trattati da poveri dementi per questa nostra fede. A Gesù stesso fu riservato questo trattamento, figuriamoci a noi, non ci saranno certo belle parole e complimenti, anzi, a volte anche tra chi ha fede tra chi vive nella stessa comunità Cristiana, ci saranno incomprensioni.

Gli uomini hanno molta più memoria dei peccati altrui che dei propri. Gesù non era nuovo alla pratica della Parola, alla condivisione, già dodicenne  aveva lasciato i dottori del tempio a bocca aperta. Ora però Gesù non si limitava a dire loro quello che era giusto secondo il volere di Dio, non si fermava alla teoria, ma era passato alla pratica, e li spinge alla pratica nel nome di Dio. La legge di Dio non è solo una legge scritta da imparare a memoria e decantare, ma è adesione alla parola e alla persona che è la parola stessa.

Ma il mondo non cambia così facilmente. La gelosia infatti indurisce il cuore delle persone fino al punto da non sopportare che una persona, cresciuta sotto i propri occhi, possa essere il Messia. Anche oggi tanta gente è convinta di sapere tutto di te senza averti mai frequentato veramente. La presunzione che c’è nel cuore umano impedisce di vedere il buono o il bello nei fratelli. «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».

p. Arturo MCCJ

Fonte: Telegram

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