p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 26 Marzo 2023

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Le letture di questa domenica parlano di vita quale dono di Dio e dello Spirito. Ezechiele contrappone una visione di morte ad uno scenario di vita e di ripresa. Alla desolazione è contrapposto lo stupore per un risvegliarsi di membra e di relazioni. La grande metafora delle ossa sparse nel deserto che poco alla volta si ricompongono, vengono rianimate e ricominciano a muoversi è rinvio alla situazione del popolo d’Israele nell’esilio. Disperso e nella morte, in una situazione di abbandono lo Spirito di Dio apre ad un futuro nuovo e genera nuova vita: in questo vivere nuovo si ricompone un popolo verso un futuro di comunione. Il profeta si fa portavoce dell’annuncio di Dio: “Ecco io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe … Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete”. L’immagine delle ossa aride vivificate dallo Spirito è movimento di risurrezione: è un evento spirituale e collettivo, inizio del compiersi della promessa: ‘Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo…’ (Ez 36,26).

Nella seconda lettura Paolo presenta il profilo di chi è stato afferrato da Cristo. E’ la sua stessa esperienza che egli esprime nel delineare il profilo del cristiano: è vita nella condizione di risorti. Morto al peccato il cristiano vive l’esperienza dello Spirito come vita nuova. Il Padre, che ha risuscitato Gesù Cristo dalla morte, darà vita anche ai corpi mortali per mezzo dello Spirito. Paolo vede così il battesimo come dono e cammino in cui si attua una trasfigurazione del credente. La vita nuova tutto avvolge e s’incontra con il gemito di tutta la creazione in attesa di vita piena. In questo sospiro Paolo legge il divenire di una umanità chiamata a configurarsi a Cristo nuovo Adamo.

Nel capitolo 11 del IV vangelo il ‘segno’ della vita segue gli altri segni (il vino a Cana, l’acqua al pozzo, la luce del cieco). Alla notizia della morte di Lazzaro Gesù nel dialogo con Marta le dice: ‘tuo fratello risusciterà’. Marta, radicata nella fede ebraica della risurrezione, gli risponde: ‘So che risusciterà nell’ultimo giorno’. Ma Gesù propone a Marta di scorgere in lui stesso un dono di vita. Nell’incontro con lui si genera un passaggio di vita: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà: chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”. Ogni segno nel IV vangelo è orientato al grande segno della gloria che si manifesta sulla croce: è il segno che indica il volto di Dio come amore che si dona fino alla fine. La vita sgorga da questo amore.

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Gesù propone a Marta di aprirsi, nell’incontro con lui, ad una vita nuova. La vita non può essere dominata dalla morte e Gesù accompagna Marta a credere, ad affidarsi a lui. ‘Vieni fuori’: il grido rivolto a Lazzaro è annuncio che Gesù ha vinto la morte: l’ultima parola è quella dell’amore. La risurrezione è dono di vita da accogliere nell’incontro con lui, ed è realtà non solo da attendere nel futuro ma già iniziata nel presente.  Il ‘segno’ dell’uscita dalla morte di Lazzaro è rinvio alla presenza di Gesù come rivelatore del Padre, fonte di vita. Tuttavia proprio a Betania s’inasprisce l’opposizione a Gesù: mentre con la sua parola apre alla vita qualcuno inizia a preparare la sua morte.

Betania è così luogo in cui si scontrano morte e vita. Di fronte alla morte Gesù è turbato e reagisce opponendosi a tutto ciò che la morte significa. Nel racconto di Lazzaro il IV vangelo presenta in filigrana l’annuncio della risurrezione di Gesù che ha affrontato la morte ma la morte non lo ha tenuto in suo potere. Le lacrime, il sepolcro, la pietra, le fasce, l’invito a ‘lasciar andare’ sono tutte indicazioni a leggere il senso della morte di Gesù. Lazzaro è un segno della vita nascosta nella morte di Gesù stesso: sulla croce proprio nel suo morire rivela la gloria del Padre, l’amore che vince la morte ed apre alla vita come ‘rimanere’ in lui e nel suo amore.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi

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p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.