p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 15 Ottobre 2023

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“Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. …Eliminerà la morte per sempre, il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto”.

Mangiare insieme è una delle espressioni fondamentali della vita umana e dell’incontro con gli altri. E’ esperienza che trova modalità diverse nelle varie culture ma racchiude una profonda potenza simbolica. L’immagine del banchetto sta al centro delle promesse profetiche che annunciano il tempo del messia, un futuro segnato dall’intervento di Dio, dal compiersi del suo disegno sulla storia.

Isaia usa questa immagine del banchetto per evocare un incontro dei popoli sul monte di Sion. E sarà condivisione di un cibo preparato per tutti da Dio stesso. Questo stare insieme a tavola è parte di un futuro in cui anche la morte sarà eliminata: l’azione di Dio è vita, dono di gioia e di incontro, e Dio stesso è più forte della morte che genera sofferenza e paura. Il Signore stesso prepara un banchetto aperto all’incontro di pace di tutti i popoli.

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Le testimonianze dei vangeli attestano la partecipazione di Gesù a momenti conviviali e la condivisione che egli ha attuato attorno alla tavola rompendo barriere di separazione e attuando una accoglienza aperta con esclusi, irregolari, marginali. Anche nelle sue parole Gesù rinvia spesso al motivo del banchetto (Lc 14,16-24; Mt 25,1-12).

Nel vangelo di Matteo la condivisione della tavola è esperienza che fa scorgere come il dono di Dio oltrepassa ogni confine di separazione religiosa. Così Gesù è ammirato di fronte alla fede del centurione: “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. .. molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli” (Mt 8,10-11).

La pagina degli invitati al banchetto (Mt 22,1-14) unisce insieme due parabole con sottolineature diverse nel quadro del confronto di Gesù con le autorità religiose presso il tempio di Gerusalemme. Nella prima parabola gli invitati non accolgono l’invito ad una festa e l’invito è portato ad altri; nella seconda la veste per la festa rinvia alla responsabilità di chi è invitato.

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La parabola narra di un re che dopo aver preparato un banchetto manda i suoi servi a chiamare gli invitati. La risposta non è solo di rifiuto ma anche di disprezzo violento. I servi sono inviati a più riprese per trovare invitati e il re giunge a dire loro di chiamare alle nozze ‘coloro che sono ai crocicchi delle strade ‘ e ‘tutti quelli che troverete…’.

Coloro che vengono invitati per primi non si lasciano toccare dall’annuncio di gioia e dalla possibilità di incontro che il re offre loro: sono chiusi in una condizione di sicurezza che li rende insensibili. La vicenda è da leggere nel quadro dello scontro di Gesù con le autorità religiose. Esse sono esempio di un modo di vivere la religione in termini di autosufficienza, di potere e di chiusura all’incontro. Nella parabola è presentata così in forma narrativa la dura affermazione di Gesù: “i pubblicani e le prostitute vi precedono nel regno di Dio” (Mt 21,31). L’agire di Gesù manifesta come il Padre ama tutti coloro che si aprono ad accogliere un invito di incontro, di convivialità, di condivisione di vita e di salvezza. Coloro invece che si credono giusti, chiusi nelle loro certezze e nel loro orgoglio non accolgono l’invito. Troppo concentrati sui propri meriti, al punto da avere una visione di condanna degli altri, di intransigenza e intolleranza non si aprono ad accogliere la grazia di Dio che opera nei cuori.

Il cuore della parabola sta nell’accento sulla chiamata del re che invita ad un banchetto e ad un incontro di gioia. E’ un invito aperto a tutti ‘buoni e cattivi’. E’ ancora un annuncio del regno di Dio: Dio ama senza limiti, invita buoni e cattivi, offre un futuro nuovo e dona misericordia.

Il secondo momento che costituisce una seconda parabola vede la scena del banchetto tramutarsi rapidamente: un invitato non ha la veste adatta e viene espulso dalla sala. La veste indica la dimensione dell’agire, la coerenza tra fede e vita (cfr.  Ap 19,8). Nel vangelo di Matteo è costante la critica di una fede senza coinvolgimento della vita: ‘Non chiunque mi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli…’ (Mt 7,21).

Al cuore di questa seconda parabola sta l’annuncio di una responsabilità da vivere a fronte del dono del regno di Dio. Partecipare al banchetto è appello ad una risposta che implica il coinvolgimento della vita ed una prassi coerente: la veste bianca è simbolo di tale stile.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.