p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 11 Giugno 2023

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“Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto… Non dimenticare il Signore, tuo Dio… che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri”

La prima parola di questa liturgia della Parola è un invito a ricordare il cammino, a riandare all’esperienza fondante dell’esodo, percorso della fede di Israele e nel contempo memoria della condizione umana come cammino e viaggio, come continua ricerca in condizioni di fragilità e bisogno di cura. E’ questo un ricordo da coltivare perché nel deserto Dio ha soccorso il suo popolo, facendosi conoscere come Dio dell’ascolto, della vicinanza, che si piega al grido dell’oppresso e porta acqua e pane a chi è senza forze. E’ un volto di Dio che coinvolge e chiama a scoprire che quella manna, cibo donato quando non c’erano più riserve, è segno di un dono da attendere continuamente e da condividere. Il richiamo che proviene da quell’esperienza è allora ‘Ricordati’. Non perdere la memoria riguardo a quel cammino, a quella condizione di bisogno, di grido, di attesa di soccorso. E’ in fondo la condizione di uomini e donne tutti fratelli e sorelle nella prova che in vari modi segna l’esistenza. Ma proprio tale consapevolezza diviene fessura per lasciar passare il dono di un incontro con il volto di Dio dell’esodo, il Dio delle vittime, nel cammino della vita ed apre a farsi partecipi del suo sogno di liberazione per chi è oppresso e succube di ogni ingiustizia, violenza e dominio.  Gesù è stato testimone nel dare il suo corpo in solidarietà con tutti gli indifesi dicendo che il loro grido non rimane senza la compagnia di Dio che soffre insieme perché capace di amare.

“il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?”

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Scrivendo alla comunità di Corinto Paolo ricorda con una domanda il senso profondo di quel gesto compiuto da Gesù con i suoi. Lo spezzare il pane, il versare il vino non doveva essere ripetuto come gesto avulso dalla vita, atto di culto per appagare pretese di appagamento religioso, ma era stato consegnato da Gesù con l’invito a ripeterlo in memoria di lui per rinnovare continuamente il senso di una appartenenza a Lui, per vivere quello che lui aveva vissuto, per intendere la vita così come lui l’aveva spesa: data per voi e per tutti. Per vivere  ciò che Paolo dopo aver ricordato le parole di Gesù richiama con rinvio alla prassi della comunità: aspettatevi gli uni gli altri, condividete la tavola senza cadere nell’ingiustizia.  Quel pane spezzato è allora rinvio ad una comunione sempre da costruire e da allargare, si fa rito in cui il dono ricevuto genera un impegno a tessere percorso di accoglienza e di condivisione nella storia.

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”

Gesù usa il riferimento al pane per indicare il senso profondo della sua vita. Il pane è elemento quotidiano, cibo di base per il sostentamento, frutto della terra, della macina di tanti grani di frumento che triturati insieme vengono a formare la farina. Il pane proviene dal lavorio domestico di impasto, lievitazione e cottura. La sua fragranza e il suo profumo dopo la cottura al fuoco racchiudono un messaggio di condivisione. Gesù si riferisce al pane per parlare della sua vita donata, per chiedere di partecipare alla vita della terra ed alla vita nella comunione. Nel segno del pane apre alla considerazione di una vita più grande che partecipa della comunione stessa di Dio. Gesù ci ha raccontato con il suo vivere il volto di Dio comunione: a questa comunione aperta l’intera vicenda dell’umanità e del cosmo è destinata. Sta qui la radice del nostro sperare e dell’impegno nel presente a fare della nostra vita un pane spezzato per altri.

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Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.