Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darรฒ ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti รจ dolce e il mio peso leggeroโ.
Il Vangelo di questa domenica ci richiama alla discepolanza che ogni credente deve vivere. ร chiaramente espressa nella preghiera di Gesรน al Padre: ยซTi rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchรฉ hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoliยป (v. 25). Con queste parole Gesรน benedice e ringrazia il Padre perchรฉ ha fatto conoscere il Vangelo del regno ai ยซpiccoliยป. Che questa sia la volontร di Dio, Gesรน se ne rende conto guardando quel gruppetto di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo piรน pescatori, impiegati di basso livello o comunque persone di ceto non elevato. Se qualche personaggio di rilievo si รจ avvicinato a Gesรน (pensiamo al saggio Nicodemo), si รจ sentito dire che doveva โrinascere di nuovoโ, tornare ad essere โpiccoloโ, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel regno dei cieli. Solo ai ยซpiccoliยป, infatti, appartiene il regno.
โPiccoloโ รจ chi riconosce il proprio limite e la propria fragilitร , chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e si affida a lui. Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei ยซsapienti e dottiยป non si riferisce a coloro che con fatica ricercano la veritร e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tuttโaltro. Intende piuttosto quellโatteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, ricchi delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto conoscitori delle cose di Dio da non avere il minimo di inquietudine; sono cosรฌ sazi di se stessi che non sentono il bisogno di stendere la mano per chiedere aiuto a Dio. Questa autosufficienza, inoltre, non รจ affatto neutra, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesรน stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti allโaltare mentre il secondo, prostrato, in fondo, si batte il petto, pentito. Eppure, aggiunge Gesรน, รจ proprio questโultimo ad essere giustificato. ร a uomini come questi che Gesรน dice: ยซVenite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darรฒ ristoroยป.
Il Signore, come un amico buono, chiama a sรฉ tutti coloro che sono affaticati e appesantiti dalla vita: da quel pubblicano al piccolo gruppo di uomini e donne che lo seguono, sino alle folle prive di speranza, oppresse dallo strapotere dei ricchi, colpite dalla violenza della guerra, della fame, dellโingiustizia. Su tutte queste folle dovrebbero, oggi, risuonare le parole del Signore: ยซVenite a me, vi darรฒ ristoroยป. Il ristoro non รจ altro che Gesรน stesso: riposarsi sul suo petto e nutrirsi della sua Parola. Gesรน, e solo lui, puรฒ aggiungere: ยซPrendete il mio giogo su di voiยป. Non parla del โgiogo della leggeโ, il duro giogo imposto dai farisei. Il giogo di cui parla Gesรน รจ il Vangelo, esigente e assieme dolce, appunto come lui. Per questo aggiunge: ยซImparate da me, che sono mite e umile di cuoreยป. Imparate da me: ossia divenite miei discepoli. Ne abbiamo bisogno noi; e soprattutto ne hanno bisogno le numerose folle di questo mondo che aspettano di ascoltare ancora lโinvito di Gesรน: ยซVenite e troverete ristoroยป.
Fonte – il sito web di mons. Paglia
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