mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 5 Luglio 2020

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Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darรฒ ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti รจ dolce e il mio peso leggeroโ€.

Il Vangelo di questa domenica ci richiama alla discepolanza che ogni credente deve vivere. รˆ chiaramente espressa nella preghiera di Gesรน al Padre: ยซTi rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perchรฉ hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoliยป (v. 25). Con queste parole Gesรน benedice e ringrazia il Padre perchรฉ ha fatto conoscere il Vangelo del regno ai ยซpiccoliยป. Che questa sia la volontร  di Dio, Gesรน se ne rende conto guardando quel gruppetto di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo piรน pescatori, impiegati di basso livello o comunque persone di ceto non elevato. Se qualche personaggio di rilievo si รจ avvicinato a Gesรน (pensiamo al saggio Nicodemo), si รจ sentito dire che doveva โ€œrinascere di nuovoโ€, tornare ad essere โ€œpiccoloโ€, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel regno dei cieli. Solo ai ยซpiccoliยป, infatti, appartiene il regno.

โ€œPiccoloโ€ รจ chi riconosce il proprio limite e la propria fragilitร , chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e si affida a lui. Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei ยซsapienti e dottiยป non si riferisce a coloro che con fatica ricercano la veritร  e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tuttโ€™altro. Intende piuttosto quellโ€™atteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, ricchi delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto conoscitori delle cose di Dio da non avere il minimo di inquietudine; sono cosรฌ sazi di se stessi che non sentono il bisogno di stendere la mano per chiedere aiuto a Dio. Questa autosufficienza, inoltre, non รจ affatto neutra, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesรน stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti allโ€™altare mentre il secondo, prostrato, in fondo, si batte il petto, pentito. Eppure, aggiunge Gesรน, รจ proprio questโ€™ultimo ad essere giustificato. รˆ a uomini come questi che Gesรน dice: ยซVenite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darรฒ ristoroยป.

Il Signore, come un amico buono, chiama a sรฉ tutti coloro che sono affaticati e appesantiti dalla vita: da quel pubblicano al piccolo gruppo di uomini e donne che lo seguono, sino alle folle prive di speranza, oppresse dallo strapotere dei ricchi, colpite dalla violenza della guerra, della fame, dellโ€™ingiustizia. Su tutte queste folle dovrebbero, oggi, risuonare le parole del Signore: ยซVenite a me, vi darรฒ ristoroยป. Il ristoro non รจ altro che Gesรน stesso: riposarsi sul suo petto e nutrirsi della sua Parola. Gesรน, e solo lui, puรฒ aggiungere: ยซPrendete il mio giogo su di voiยป. Non parla del โ€œgiogo della leggeโ€, il duro giogo imposto dai farisei. Il giogo di cui parla Gesรน รจ il Vangelo, esigente e assieme dolce, appunto come lui. Per questo aggiunge: ยซImparate da me, che sono mite e umile di cuoreยป. Imparate da me: ossia divenite miei discepoli. Ne abbiamo bisogno noi; e soprattutto ne hanno bisogno le numerose folle di questo mondo che aspettano di ascoltare ancora lโ€™invito di Gesรน: ยซVenite e troverete ristoroยป.


Fonteil sito web di mons. Paglia

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