โNon รจ bene che lโuomo sia soloโ. Queste parole pronunciate da Dio allโinizio della storia umana sono iscritte nel cuore della vita di ogni uomo e di ogni donna, e ne sanciscono la vocazione piรน profonda: ciascuno รจ chiamato alla comunione, alla solidarietร , al mutuo sostegno. Si potrebbe dire che questa รจ la โvocazioneโ stessa di Dio. Egli, infatti, non รจ una solitudine alta e lontana ma, appunto, una comunione di tre Persone. Tale vocazione, seminata nel cuore delle creature, sostanzia indelebilmente ogni uomo e ogni donna, e lโintera creazione. In questo senso profondo si intende che lโuomo รจ stato fatto a immagine e somiglianza di Dio, come scrive il libro della Genesi (1,26-27). Si potrebbe dire: come Dio non vive da solo, cosรฌ lโuomo e la donna non possono vivere da soli. Ovviamente, si tratta di una dimensione ampia che abbraccia numerosissime forme di comunione, le quali culmineranno in quella comunione che vedremo (e, soprattutto, vivremo) pienamente attuata alla fine dei tempi, quando Dio sarร tutto in tutti (1 Cor 15,28). ร la realizzazione dellโunitร della famiglia umana attorno allโunico Signore e Padre.
Il Vangelo di questa ventisettesima domenica ci porta a riflettere sulla particolare e fondamentale forma di comunione che nasce dal matrimonio. E lโoccasione รจ data dalla domanda che alcuni farisei pongono a Gesรน sul divorzio: โร lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?โ. Il giovane profeta di Nazareth non risponde direttamente al quesito postogli e rimanda alla disposizione data da Mosรจ, secondo cui si permetteva allโuomo di divorziare dalla moglie qualora avesse โtrovato in lei qualcosa di vergognosoโ (Dt 24,1). Su cosa poi fosse โvergognosoโ si erano accese, nel corso dei secoli, non poche polemiche: cโera chi considerava vergognoso lโadulterio e chi invece riteneva riprovevole qualsiasi altra cosa che non facesse piacere al marito (nella scuola di Hillel bastava, ad esempio, che la donna avesse lasciato bruciare il cibo perchรฉ il marito potesse pretendere il libello di ripudio). Mosรจ, comunque, nel prescrivere che bisognava presentare un documento di divorzio da parte dellโuomo, voleva in qualche modo tutelare la donna; con tale documento, infatti, ella avrebbe potuto conservare il proprio onore ed anche la libertร di risposarsi.
Gesรน replica ponendosi su un diverso piano. Inizia a rispondere richiamando le origini della creazione, ossia le radici stesse della vita dellโuomo e della donna. E ripropone esplicitamente le prime pagine della Genesi (1,27; 2,24) da cui deduce che Dio ha legato alla creazione delle creature umane anche il comando, per i coniugi, di formare una unitร indissolubile. Lโuomo e la donna lasciano le rispettive famiglie (tali legami, nellโantica concezione, avevano un peso maggiore di quello che hanno oggi), per appartenersi lโun lโaltro in maniera inseparabile, โnella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattiaโ, come recita la formula del sacramento del matrimonio.
I due coniugi dice Gesรน formano โuna sola carneโ. Lโaccento, nel testo, cade sulle due parole โuna solaโ prima che sul termine โcarneโ (in ebraico il termine โcarneโ significa la persona nella sua totalitร ). Ancora una volta, si sottolinea la vocazione dellโuomo e della donna alla comunione reciproca. Il sentimento di gioia di Adamo nel vedere Eva esprime questa vocazione allโamore; non certo al dominio dellโuomo sulla donna, o viceversa. Lโuomo e la donna sono stati creati per amarsi. Questo annuncio nasce dalla creazione stessa.
Il matrimonio pertanto non รจ un istituto creato dallโuomo, รจ iscritto nella creazione stessa, ed รจ una manifestazione cosรฌ alta di amore da venir presentato come immagine dello stesso amore di Dio con il suo popolo. Tale immagine, per essere considerata un ideale di vita cui ispirarsi, richiede senza dubbio una particolare grazia del Signore. Da qui, si potrebbe dire, nasce il sacramento del matrimonio. โStare insieme per la vitaโ รจ perciรฒ un dovere alto da custodire, da coltivare e per cui pregare. Ovviamente, come in ogni rapporto, non mancano le difficoltร e i problemi, ma la grazia del Signore viene in aiuto alla nostra debolezza. Lโindissolubilitร dellโunione coniugale, in veritร , appare sempre piรน estranea alla cultura e alla prassi dominante dei nostri giorni.
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Si preferisce e si pratica la ricerca del piacere immediato e a basso costo (insomma, anche qui si รจ affermata la prassi egocentrica dellโusa e getta). Ma in tal modo e Gesรน lo ricorda ci si allontana dal disegno del Signore sulla vita degli uomini e della stessa creazione. La comunione รจ iscritta nelle ragioni profonde della storia umana. E la rottura del vincolo matrimoniale รจ sempre una ferita al creato. Gli effetti negativi, come sempre accade, si riversano sui piรน deboli, sui piรน indifesi, sui bambini, sugli anziani, sui malati. Ci sono situazioni estremamente complesse che vanno guardate con comprensione e misericordia. Tuttavia, va salvaguardata la ricchezza di una decisione che lega per la vita e che fa di due persone โuna sola carneโ.
Nel matrimonio cristiano va sottolineata la peculiaritร del sacramento si manifesta la mirabile unione tra Cristo e la Chiesa. ร da questo mistero che si deve partire per comprendere la ricchezza del matrimonio cristiano e la sua dimensione storica per i coniugi, per la loro famiglia e per lโintera comunitร cristiana. Come la Chiesa รจ unita a Cristo sino a divenire con Lui โuna sola carneโ, un solo corpo, cosรฌ i coniugi cristiani debbono comprendere il mistero del loro matrimonio. La Chiesa, intesa come famiglia di Dio, diviene perciรฒ lโimmagine stessa della famiglia che nasce dal sacramento del matrimonio.
La stessa Chiesa รจ concepita come una madre che genera, che custodisce e che accompagna le tante piccole โChiese domesticheโ che via via si edificano. Alla comunitร cristiana spetta il dovere materno di sostenere, con la preghiera e con i modi concreti che la sua compassione sa trovare, lโamore e la comprensione tra i suoi figli. E, se necessario, deve offrire un supplemento di amore per quei piccoli e quei deboli che maggiormente sono danneggiati dalla mancanza di affetto familiare. Nella Chiesa, pertanto, piรน che altrove, debbono vedersi realizzate le parole della Genesi: โNon รจ bene che lโuomo sia solo!โ. Sรฌ, la Chiesa (che รจ la famiglia di Dio) si presenta come la famiglia di tutti, e per questo รจ la casa della comunione ove nessuno รจ lasciato solo.
Per gentile concessione di mons. Paglia. xhttps://www.vincenzopaglia.it/index.php/xxvi-domenica-del-tempo-ordinario-3.html.
Qui tutti i commenti al Vangelo delle domeniche precedenti di mons. Vincenzo Paglia