mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2022

579

Anche in questa domenica il Signore ci ha raccolti per condurci con lui verso Gerusalemme. รˆ un viaggio diverso dai nostri; non siamo noi infatti a stabilire la meta e neppure lโ€™itinerario. Non siamo noi i maestri e i pastori di noi stessi. In questo viaggio, che nelle domeniche ha come delle tappe, รจ il Signore che sta davanti a noi; รจ lui che guida i nostri passi, perchรฉ possiamo raggiungere la statura spirituale alla quale siamo chiamati.

Domenica scorsa la Liturgia ci ha fatti sostare accanto a quellโ€™uomo mezzo morto chโ€™era stato abbandonato dal sacerdote e dal levita. E ci ha mostrato nel buon samaritano lโ€™immagine vera del cristiano. Oggi, quasi a voler creare un dittico nel descrivere lโ€™identitร  del discepolo, viene aggiunta unโ€™altra immagine, quella di Maria seduta ai piedi del Maestro. Lโ€™evangelista Luca fa seguire immediatamente la scena di Marta e Maria a quella del buon samaritano. Volentieri ricordo un caro amico, Valdo Vinay, il quale amava ripetere che non era certo un caso la contiguitร  di questi due brani evangelici; anzi, a suo parere, essi vanno letti sempre uniti, perchรฉ rappresentano il โ€œditticoโ€ dellโ€™identitร  del cristiano, che deve essere, nello stesso tempo, Buon Samaritano e Maria.

In queste due immagini sono, infatti, rappresentate le due dimensioni inseparabili della vita evangelica: la caritร  e lโ€™ascolto della parola. Il Vangelo non prevede gli esperti della caritร  da una parte, e gli esperti della preghiera dallโ€™altra. Ogni credente deve stare in ascolto di Gesรน, come Maria e, nello stesso tempo, deve curvarsi sullโ€™uomo lasciato mezzo morto lungo la strada, come fece il samaritano. Non esiste opposizione, quindi, tra caritร  e preghiera, tra โ€œvita attivaโ€ e โ€œvita contemplativaโ€; quella che il Vangelo stigmatizza รจ piuttosto lโ€™opposizione tra il tirar via e il fermarsi davanti a chi ha bisogno; tra lโ€™essere presi totalmente dalle proprie cose e il lasciarsi trascinare dallโ€™ascolto del Vangelo. รˆ totalmente estranea al Vangelo quella contemplazione che ignora la pena quotidiana, come anche una vita presa tutta dai propri problemi e dai propri affanni.

Ma fermiamoci allโ€™episodio evangelico di Marta e Maria. La loro casa si trovava in Betania, un sobborgo di Gerusalemme. Gesรน amava fermarsi da loro: vi trovava calore e affetto. Di fronte alle gravi e difficili dispute che lo aspettavano a Gerusalemme, e soprattutto di fronte allโ€™ostilitร  sorda e cattiva che spesso vi riscontrava, si puรฒ comprendere quanto fosse consolante per lui trovare una casa ove essere accolto e dove poter riposare.

E per lui, che non aveva neppure una pietra come guanciale ove posare il capo, quella casa era davvero un rifugio desiderato. Lโ€™amicizia di Lazzaro, di Marta e di Maria lo sosteneva nella sua faticosa missione evangelizzatrice. Di qui si puรฒ comprendere il pianto di Gesรน di fronte alla morte dellโ€™amico Lazzaro. Ebbene, in questa casa di Betania โ€“ ma non dovrebbe essere cosรฌ per tutte le case dei discepoli? โ€“ sembra ripetersi la stupenda scena descritta nel libro della Genesi (18,1-10), propostaci in questa domenica come prima lettura.

- Pubblicitร  -

Si tratta dellโ€™episodio di Abramo che accoglie sotto la sua tenda tre pellegrini. A tutti noi รจ noto il capolavoro del santo pittore russo, Rublev, che ha immortalato questa scena con i tre angeli raccolti attorno alla mensa preparata da Abramo. Aveva ben in mente, il pittore russo, quanto รจ scritto nella Lettera agli Ebrei: โ€œNon dimenticate lโ€™ospitalitร ; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperloโ€ (13,2). Qui, a Betania, i tre, con la loro squisita ospitalitร , hanno accolto lโ€™angelo di Dio, il Maestro di Nazareth. Si potrebbe dire che nella scena di Marta e Maria, che accolgono Gesรน, si porta al suo culmine lโ€™accoglienza di Abramo.

Il Vangelo non vuole sminuire i gesti concreti di Marta, lโ€™accoglienza รจ fatta anche di questo; come pure non vuole fare delle due sorelle i simboli di due stati di vita. Il problema sta nella profonditร  dellโ€™accoglienza. Marta รจ tutta presa dai molti servizi; preoccupata e agitata per molte cose, al punto da dimenticare il senso stesso di quello che stava facendo, ossia lโ€™accoglienza a Gesรน. Pure nella parabola del buon samaritano. Potremmo dire che il sacerdote e il levita sono talmente presi dai loro compiti anche religiosi, che dimenticano lโ€™essenziale del loro servizio, la compassione di Dio. Come sta scritto: โ€œMisericordia voglio, non sacrificiโ€ (Os 6.6).

Nel caso di Marta, รจ talmente evidente il distorcimento dei fini che, invece di pensare a Gesรน con affetto e premura, si lascia prendere dai nervi, nel vedere Maria seduta ad ascoltare, e scatta verso Gesรน rimproverandolo: โ€œSignore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire?โ€ (v. 41). Gesรน, con calma e affetto, le risponde che lei si agita e si preoccupa per troppe cose, mentre una sola รจ quella veramente necessaria: lโ€™ascolto del Vangelo. Questa รจ la cosa migliore, perchรฉ cambia il cuore e la vita.

Chi ascolta la Parola di Dio e la custodisce sarร  un uomo e una donna di misericordia e di pace. Maria, vera discepola di Gesรน, ha scelto questa parte, la migliore: il primato assoluto, nella propria vita, dellโ€™ascolto di Gesรน. Se lo ascolteremo, vivremo come lui, e saremo salvi.


Per gentile concessione di mons. Paglia. FONTE