mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 15 Maggio 2022

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Gli apostoli e i discepoli, dopo la risurrezione, incontrano Gesรน ora nel cenacolo, ora sulla via di Emmaus, ora sul mare di Tiberiade. In certo modo รจ quel che accade anche a noi, di domenica in domenica. Ci ritroviamo assieme infatti per incontrare il Risorto, quello stesso Gesรน che aveva detto ai suoi, con una tenerezza incredibile: โ€œFiglioli, ancora per poco sono con voiโ€ (Gv 13,33). Lo incontriamo in questo tempo, mentre tanti pensano sia poco importante e poco utile andargli vicino e ascoltare la sua voce. Eppure nel cuore di ogni uomo e di ogni donna ci sono le lacrime, cโ€™รจ il lutto, cโ€™รจ il lamento e soprattutto lโ€™affanno del vivere.

Chi dimentica di incontrare colui che ha vinto la morte, risorgendo alla vita, resta da solo con le sue povere energie, con i suoi poveri sentimenti, magari pieni di autosufficienza; costui viene a scoprire presto lโ€™affanno del vivere, mentre la parte migliore della sua umanitร  finisce con lโ€™oscurarsi. Basta alzare gli occhi dalla propria vita e guardare verso altre terre per accorgersi di quanta morte, di quanti lutti e lamenti ci sono ancora nel mondo. E noi non facciamo nulla! Senza dubbio potremmo almeno gridare di piรน contro lo scandalo di tante ingiustizie e prevaricazioni. Come possiamo essere cosรฌ indifferenti, come possiamo correre cosรฌ in fretta nella nostra vita, quasi ubriachi dei nostri problemi, individuali o nazionali? Come si puรฒ vivere, discutere, dialogare e affrontare anche la stessa vita pubblica, senza incontrare il dolore e la morte, senza essere spinti verso la costruzione di un mondo diverso?

Il credente va incontro alla parola del Risorto e invoca un giorno diverso: quel giorno in cui non si levino piรน lamenti poichรฉ la morte, con tutto il suo potere oscuro, รจ stata debellata. Le cose vecchie sono ancora troppo forti; รจ necessario operare e sperare per le cose nuove, perchรฉ il male e i suoi seguaci non dominino piรน sul mondo. Non รจ un appuntamento abitudinario quello che convoca i fratelli e le sorelle attorno al Risorto. รˆ un momento, grave ed esaltante. Quella sera del giovedรฌ dellโ€™Ultima Cena, Giuda era appena andato via, e lโ€™atmosfera si era fatta come piรน serena e familiare: allora Gesรน diede loro โ€œil comandamento nuovoโ€. Ogni domenica รจ cosรฌ. Il comando che Gesรน ci rivolge รจ un comando โ€œnuovoโ€: โ€œCome io vi ho amato, cosรฌ amatevi anche voi gli uni gli altriโ€ (v. 34). โ€œNuovoโ€ vuol dire โ€œultimoโ€, โ€œdefinitivoโ€, potremmo dire anche โ€œunicoโ€, โ€œfondamentaleโ€.

Quando attorno alla tavola del Signore โ€“ quella tavola che ogni domenica ci viene apparecchiata (anche se noi la lasciamo talora deserta) โ€“ si cominciano ad ascoltare queste parole e ci si ama (cerchiamo di amarci) come Egli ci ha amati, si accende in noi un amore piรน grande, piรน largo, che trascende i nostri abituali confini. Di qui nasce il desiderio di un giorno diverso, migliore, il desiderio della fine di ogni tristezza, di ogni dolore, di ogni potere oscuro.

Non รจ chiesto ai cristiani di costruire la cittร  cristiana, la cittร  sacra; tuttavia, stretti attorno al Signore, sentiamo una voce che dice: โ€œEcco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerร  tra di loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarร  โ€œil Dio-con-loroโ€. E tergerร  ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarร  piรน la morte, nรฉ lutto, nรฉ lamento, nรฉ affanno, perchรฉ le cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: โ€œEcco, io faccio nuove tutte la coseโ€โ€ (Ap 21,3-5).

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La vicinanza al Risorto ci tocca e ci trasfigura: il cielo e la terra nuova iniziano quando cominciamo ad amarci come il Signore ci ha amati. Abbiamo allora la trasfigurazione non solo di singole persone, bensรฌ di un gruppo, non importa se piccolo o grande. Gesรน stesso aveva detto: โ€œDove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loroโ€ (Mt 18,20). E dove vive il Signore non vivono piรน le cose vecchie: โ€œDa questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altriโ€ (Gv 13,35).

รˆ stato soprattutto la pratica dellโ€™amore, afferma Tertuliano, a imprimere quasi un marchio di fuoco agli occhi dei pagani: โ€œVedete come si amanoโ€ dicono (mentre essi si odiano tra loro) โ€œe come sono pronti a dare la vita lโ€™uno per lโ€™altroโ€ (mentre essi preferiscono uccidersi tra di loro). Il comandamento โ€œnuovoโ€ non รจ solo il distintivo di appartenenza a Cristo, รจ il volto stesso del Signore risorto che vive in quel piccolo gruppo di poveri discepoli che cercano di metterlo in pratica.


Per gentile concessione di mons. Paglia. FONTE