mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 15 Agosto 2021

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Il Vangelo di questa ventesima domenica conclude il discorso di Gesรน tenuto nella sinagoga di Cafarnao. Il senso delle sue parole come anche del miracolo della moltiplicazione dei pani si รจ fatto sempre piรน chiaro. A voce alta Gesรน dice: โ€œIo sono il pane vivo, disceso dal cielo. Chi mangia di questo pane vivrร  in eterno e il pane che io darรฒ รจ la mia carne per la vita del mondoโ€. Tutti lo stanno ascoltando, ma la maggior parte di loro รจ cosรฌ intenta a pensare al proprio vantaggio da non comprendere la novitร  evangelica. Nel suo discorso Gesรน non manca di porre riferimenti allโ€™Antico Testamento per facilitare la comprensione delle sue parole.

Ha esplicitamente parlato della manna, che il libro della Sapienza presenta come โ€œcibo degli angeliโ€, capace di procurare ogni delizia e manifestazione della dolcezza di Dio verso i suoi figli (Sap 16,20-21). Nella memoria degli ascoltatori risuonavano i numerosi passaggi ove la comunione con Dio veniva espressa con le immagini del banchetto. Nel libro dei Proverbi si scrive che la Sapienza ha imbandito un banchetto e invita tutti: โ€œVenite, mangiate il mio pane, bevete il vino che ho preparato. Abbandonate lโ€™inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dellโ€™intelligenzaโ€ (9,4). Il pranzo manifestato con il pane e il vino รจ il simbolo della comunione e dellโ€™intimitร  che la Sapienza offre al popolo dโ€™Israele. Ed era giร  chiaro che non si trattava solo del pane materiale. Il profeta Amos diceva che gli uomini non avevano solo โ€œfame di pane nรฉ sete di acqua ma di ascoltare le parole del Signoreโ€ (8,11-12).

Gesรน, con il tema del banchetto, raccoglieva le pagine della Scrittura e le portava a compimento. Egli stesso preparava ora una mensa a cui invitava tutti. Lo scandalo degli ascoltatori perรฒ non riguardava questo tema; giunse quando egli iniziรฒ a chiarire che il pane del banchetto era lui stesso, il suo corpo (in aramaico, comโ€™รจ noto, invece del termine โ€œcorpoโ€ si usava la parola โ€œcarneโ€ che indicava la persona intera). Gli ascoltatori si chiedevano tra loro: โ€œCome puรฒ costui darci la sua carne da mangiare?โ€. Discutevano su cosa volesse intendere con queste parole. Ed era piรน che comprensibile. Anzi facevano bene, perchรฉ era (ed รจ) davvero straordinario quello che Gesรน stava dicendo.

Eppure, bastava chiedere, bastava cercare una spiegazione interrogando Gesรน stesso. Essi, invece, non volevano umiliarsi a chiedere spiegazioni; erano sicuri della loro comprensione. I poveri e i mendicanti non hanno paura di chiedere e neppure di essere anche petulanti: per loro, mendicare รจ questione di vita o di morte. Coloro che sono sazi delle proprie convinzioni o sazi di pane, non si abbassano e non chiedono, semmai mormorano e giudicano. Ma Gesรน, conoscendo i loro pensieri, รจ ancor piรน esplicito e afferma: โ€œIn veritร , in veritร  vi dico: se non mangiate la carne del figlio dellโ€™uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterรฒ nellโ€™ultimo giorno. Perchรฉ la mia carne รจ vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in luiโ€.

Questo linguaggio di Gesรน รจ molto concreto, sino ad essere scandalosamente crudo. โ€œLa carne e il sangueโ€ indicavano lโ€™uomo intero, la persona, la sua vita, la sua storia. Se alla samaritana, incontrata al pozzo, Gesรน aveva detto che avrebbe potuto darle โ€œacqua vivaโ€, ora propone la sua stessa persona come โ€œil pane della vitaโ€. Gesรน offre se stesso ai suoi ascoltatori; potremmo dire, nel senso piรน realistico del termine, che si offre in pasto a tutti. รˆ sua vocazione divenire un uomo mangiato, consumato, spezzato, versato. Davvero Gesรน non vuole conservare nulla per se stesso e offre tuttโ€™intera la sua vita per gli uomini. Lโ€™Eucarestia, questo mirabile dono che il Signore ha lasciato alla sua Chiesa, realizza la nostra misteriosa e realissima comunione con lui.

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Paolo con energia dice ai cristiani di Corinto: โ€œIl calice della benedizione che noi benediciamo, non รจ forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non รจ forse comunione con il corpo di Cristo?โ€ (1 Cor 10,16).
Tutto ciรฒ interroga il nostro modo di accostarci allโ€™Eucarestia. Quante volte purtroppo si cede a quella stanca abitudine che peraltro priva coloro che si accostano allโ€™Eucarestia di gustare la dolcezza di questo tenero e sublime mistero dโ€™amore. Un mistero dโ€™amore cosรฌ alto che deve far pensare a ciascuno di essere sempre e comunque indegno di riceverlo. Infatti, la Santa Liturgia, anche dopo la piรน perfetta delle confessioni, ci fa ripetere le stesse parole del centurione: โ€œO Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tettoโ€.

Sรฌ, non siamo mai degni di accostarci al Signore. รˆ una veritร  che tanto spesso dimentichiamo. รˆ il Signore che ci viene incontro; รจ lui che si avvicina a noi sino a farsi cibo e bevanda. Lโ€™atteggiamento con cui dobbiamo avvicinarci allโ€™Eucarestia deve essere quello del mendicante che stende la mano, del mendicante di amore, del mendicante di guarigione, del mendicante di conforto, del mendicante di sostegno.

Narrano le antiche storie che una donna si recรฒ da un padre del deserto confessandole di essere assalita da terribili tentazioni e che spesso ne era travolta. Il santo monaco le chiese da quanto tempo non faceva la comunione. Ella rispose che erano ormai molti mesi che non riceveva la santa Eucarestia. Il monaco le rispose dicendole piรน o meno queste parole: โ€œProvi per altrettanti mesi a non mangiare nulla e poi venga a dirmi come si senteโ€. La donna capรฌ quanto le aveva detto il monaco e cominciรฒ a fare regolarmente la comunione.

Lโ€™Eucarestia รจ cibo essenziale per la vita del credente, รจ anzi la sua stessa vita, come Gesรน stesso, chiudendo il suo discorso, afferma: โ€œCome il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosรฌ anche colui che mangia me vivrร  per meโ€. Il Signore sembra non chiederci altro se non di rispondere al suo invito e gustare la dolcezza e la forza di questo pane che egli gratuitamente e abbondantemente continua a donarci.


Per gentile concessione di mons. Paglia. Commento tratto dal suo sito.