mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 14 Novembre 2021

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Ci stiamo ormai avviando verso la conclusione dellโ€™anno liturgico. Il brano evangelico fa parte del โ€œdiscorso escatologicoโ€ (ossia sulle โ€œrealtร  ultimeโ€), che in Marco comprende tutto il capitolo tredicesimo. Gesรน รจ appena uscito dal tempio, dove ha fatto lโ€™elogio di una povera vedova che ha gettato nel tesoro tutto quanto ha per vivere. Con i discepoli si dirige verso il monte degli ulivi da dove si puรฒ ammirare lo splendore del tempio. I discepoli, guardando questa incredibile costruzione, ne restano colpiti e uno di loro dice a Gesรน: โ€œMaestro, guarda che pietre e che costruzione!โ€. Ed in effetti si trattava di un complesso architettonico che suscitava la meraviglia di chiunque lo vedesse.

Nello stesso Talmud si legge: โ€œChi non ha visto ultimato il santuario in tutta la sua magnificenza, non sa cosa sia la sontuositร  di un edificioโ€ (Sukka 51b). Gesรน, quasi interrompendo le affermazioni di sorpresa del discepolo, dice a tutti che di quella costruzione non rimarrร  pietra su pietra. I discepoli restano ovviamente stupiti e increduli di fronte a tali parole; i tre piรน intimi, cui si aggiunge Andrea, subito chiedono quando tale disastro accadrร . E Gesรน risponde con un lungo discorso di cui abbiamo ascoltato il punto culminante. Dopo aver parlato della โ€œgrande tribolazioneโ€ di Gerusalemme, Gesรน annuncia che seguiranno sconvolgimenti cosmici: โ€œIl sole si oscurerร  e la luna non darร  piรน la sua luce; le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolteโ€. E aggiunge: โ€œAllora vedranno il Figlio dellโ€™uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloriaโ€.

Il testo evangelico suggerisce che il โ€œfiglio dellโ€™uomoโ€ non viene nella stanchezza delle nostre abitudini e neppure si inserisce nel naturale sviluppo delle cose. Quando egli verrร  porterร  un cambiamento radicale sia nella vita degli uomini che nella stessa creazione. Per esprimere questa trasformazione profonda una sorta di violenta interruzione della storia Gesรน riprende il linguaggio tipico della tradizione apocalittica, allora molto diffusa, e parla di crollo cosmico, di scardinamento del sistema planetario. Giร  il profeta Daniele aveva preannunciato: โ€œSarร  un tempo di angoscia, come non cโ€™era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarร  salvato il tuo popolo, chiunque si troverร  scritto nel libroโ€. I testi della Scrittura non avallano, perรฒ, una sorta di โ€œteoria della catastrofeโ€, secondo la quale deve esserci prima lโ€™inabissarsi del mondo in un completo fallimento per poter quindi attendere finalmente Dio che volgerร  al bene ogni cosa. No, Dio non arriva alla fine, quando tutto รจ perduto. Egli non rinnega la sua creazione. Nel libro dellโ€™Apocalisse leggiamo: โ€œTu hai creato tutte le cose, e per la tua volontร  esistevano e furono createโ€ (4,11).

La Scrittura, in tutte le sue pagine, esorta piuttosto ad operare (e ad invocare) per instaurare una creazione nuova secondo lโ€™immagine della cittร  futura descrittaci nelle pagine finali dellโ€™Apocalisse: โ€œE vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non cโ€™era piรน. E vidi anche la cittร  santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposoโ€ (21,1-2). Lo sconvolgimento del creato, che cโ€™รจ e ci sarร , รจ finalizzato alla instaurazione di questa โ€œGerusalemmeโ€ ove tutti i popoli della terra sarebbero stati radunati. Se del tempio che vedevano gli apostoli non sarebbe rimasta pietra su pietra รจ perchรฉ nella futura Gerusalemme non ci sarร  tempio, appunto come sta scritto: โ€œIn essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, lโ€™Onnipotente, e lโ€™Agnello sono il suo tempioโ€ (Ap 21,22).

Gesรน parla di โ€œultimi giorniโ€, ma dice anche che tali rivolgimenti avverranno in โ€œquesta generazioneโ€, ossia nel tempo che coinvolgeva i suoi ascoltatori. Del resto era la sua stessa presenza a realizzare lo sconvolgimento del corso normale della vita del mondo; basti pensare ai cambiamenti che seguivano dopo la sua predicazione e a cosa accadrร  con la resurrezione. Lโ€™irruzione del โ€œfiglio dellโ€™uomoโ€ era ormai avvenuta e sarebbe continuata per tutte le generazioni che si sarebbero succedute lungo la storia. Il โ€œgiorno del Signoreโ€, prefigurato da Daniele e dagli altri profeti, irrompe in ogni generazione, anzi in ogni giorno della storia. รˆ suggestiva lโ€™espressione usata da Gesรน sulla prossimitร  degli โ€œultimi giorniโ€. Egli dice: โ€œSappiate che ciรฒ รจ alle porteโ€. Questa immagine รจ usata anche altre volte dalle Scritture per esortare i credenti ad essere pronti per accogliere il Signore che passa. โ€œEcco, il giudice รจ alle porteโ€, scrive Giacomo nella sua Lettera (5,9). E lโ€™Apocalisse: โ€œEcco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrรฒ da lui, cenerรฒ con lui ed egli con meโ€ (3,20). Alle porte di ogni giornata della nostra vita cโ€™รจ il Signore che bussa, cโ€™รจ il โ€œgiorno ultimoโ€ che attende di essere accolto, cโ€™รจ il giudizio di Dio che intende trasformare il tempo che giร  ora viviamo.

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La โ€œfine del mondoโ€ deve avvenire ogni giorno; ogni giorno dobbiamo far finire un piccolo o un grande pezzo del mondo cattivo e malvagio che non Dio ma gli uomini continuano a costruire. Del resto i giorni che passano finiscono inesorabilmente, anche se lโ€™ereditร  di bene o di male continua. La Scrittura ci invita ad avere davanti agli occhi questo futuro verso cui siamo diretti: la fine del mondo non รจ la catastrofe, ma lโ€™instaurazione della cittร  santa che scende dal cielo. Si tratta di una cittร , ossia di una realtร  concreta, non astratta, che raccoglie tutti i popoli attorno al loro Signore. Questo รจ il fine (e, in certo modo, anche la fine) della storia. Ma questa cittร  santa deve essere seminata giร  da ora nei nostri giorni, perchรฉ possa crescere e trasformare la vita degli uomini a sua immagine. Non si tratta di un innesto automatico e facile; ma รจ la fatica quotidiana che ogni credente deve compiere, sapendo che โ€œcielo e terra passeranno, ma le mie parole non passerannoโ€.


Per gentile concessione di mons. Paglia. – FONTE