mons. Vincenzo Paglia – Commento al Vangelo del 14 Marzo 2021

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Siamo oltre la metร  del pellegrinaggio quaresimale e la liturgia della Chiesa, interrompendo per un momento lโ€™austeritร  di questo tempo, ci invita a โ€œrallegrarciโ€. In passato, persino il colore dei paramenti liturgici si attenuava, dal viola passava al โ€œrosaceoโ€, per sottolineare questo stacco di letizia. In veritร , tale esortazione sembra non aver piรน senso da quando la quaresima non รจ piรน avvertita nella sua severitร  e il digiuno รจ quasi totalmente disatteso. In effetti, questi quaranta giorni scorrono per lo piรน come tutti gli altri, senza una particolare urgenza del richiamo a rallegrarsi. Lโ€™invito liturgico, se in passato comportava la sospensione dellโ€™austeritร , non voleva comunque spingere verso un senso di spensieratezza o di superficiale e ottimistico senso della vita. Al contrario, la liturgia conoscendo bene le difficoltร  e i problemi dei giorni degli uomini, รจ consapevole del bisogno che abbiamo di un annuncio di letizia vera. Ed ecco, nel mezzo del cammino quaresimale, lโ€™esortazione a rallegrarsi; il motivo รจ lโ€™avvicinarsi della Pasqua, ossia la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte.

Questo รจ il vero annuncio di gioia che la liturgia ci porta. Motivi oggettivi che mostrano la permanenza del male non mancano. E dโ€™altro verso, รจ indispensabile sperare in un mondo che sia diverso da come lo viviamo. La vittoria della Pasqua, che sconfigge il male e il peccato, deve rifrangersi ovunque e in particolare su quei popoli straziati ancora dalla guerra e dalla violenza, come anche sui poveri che continuano a crescere nelle nostre cittร . รˆ urgente ridare speranza lร  dove prevale un clima di violenza e di aggressivitร . Va scardinata in radice quella mentalitร  consumista che porta a centrare tutto su se stessi e sulla propria immediata soddisfazione e che, come sbocco inevitabile, porta verso uno stile di vita concorrenziale e violento. Lโ€™uomo e la donna consumisti, costretti a vivere in una perenne corsa a consumare e a soddisfare qualsiasi desiderio, sono travolti dalla spirale inarrestabile dellโ€™amore per se stessi, radice di ogni violenza. Il bisogno di ritrovare una dimensione religiosa ed etica, che interrompa in qualche modo questo circolo vizioso e che dia senso alla vita, si fa sempre piรน urgente, per la salvezza non solo personale ma della stessa societร .

Il secondo libro delle Cronache ci aiuta a leggere lโ€™odierna nostra situazione. Lโ€™autore sacro lega la caduta di Gerusalemme e il susseguente periodo di schiavitรน in Babilonia allโ€™infedeltร  del popolo ai comandi del Signore: โ€œIn quei giorni tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltร โ€ฆsi beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che lโ€™ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il suo culmine, senza piรน rimedioโ€. I nemici incendiarono il Tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e gli scampati alla morte furono deportati. Con il tipico linguaggio veterotestamentario la Scrittura sottolinea lo stretto rapporto tra lโ€™attutirsi della tensione morale dellโ€™intero popolo (non solo di qualcuno additato al ludibrio comune e condannato quasi vittima espiatoria) con la conseguente degenerazione e fine della stessa convivenza civile. Per questo torna ogni anno opportuno il tempo quaresimale: ci aiuta a tornare al Signore, a riprendere in mano le Scritture e a riflettere sul senso vero della vita, del proprio agire e del proprio operare.

Il Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato ci dice che la risposta alla domanda sul senso della vita รจ Gesรน, morto e risorto. Anche Nicodemo si sentรฌ rispondere in questo modo con il richiamo allโ€™episodio del serpente innalzato da Mosรฉ nel deserto che salvรฒ la vita degli israeliti morsi dai serpenti velenosi: โ€œCome Mosรฉ innalzรฒ il serpente nel deserto, cosรฌ bisogna che sia innalzato il Figlio dellโ€™uomo, perchรฉ chiunque crede in lui abbia la vita eternaโ€. Giร  il libro della Sapienza aveva intuito in quellโ€™episodio un segno della salvezza e dellโ€™amore di Dio quando aveva cantato il serpente di bronzo definendolo โ€œun simbolo della salvezza per ricordare i decreti della legge divina: infatti, chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva ma solo da te, salvatore di tuttiโ€ (16, 6-7). Quel serpente posto sullโ€™asta diventa per Giovanni il segno della croce di Cristo โ€œinnalzataโ€ in mezzo allโ€™umanitร . Per lโ€™evangelista, Gesรน โ€œinnalzatoโ€ non รจ una immagine che deve suscitare commiserazione o compassione; quella croce รจ la fonte della vita; una fonte generosa e senza limiti, gratuita e abbondante: โ€œDio ha tanto amato il mondo continua lโ€™evangelista da dare il suo figlio unigenito, perchรฉ chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eternaโ€.

Chiunque รจ colpito dai morsi velenosi dei serpenti di oggi, รจ sufficiente che rivolga gli occhi verso quellโ€™uomo โ€œinnalzatoโ€ e trova guarigione. Gesรน stesso dirร  piรน avanti: โ€œQuando sarรฒ elevato da terra, attrarrรฒ tutti a meโ€ (12,32). La salvezza, come anche il senso della vita, non viene da noi o dalle nostre tradizioni umane. La salvezza ci รจ donata. Nella Lettera agli Efesini Paolo scrive: โ€œDio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvatiโ€ (2,4). Torna il motivo del โ€œrallegrarsiโ€ a cui la liturgia di questa domenica ci richiama; possiamo gioire come il figlio prodigo il quale, al ritorno a casa, scopre quanto lโ€™amore del Padre sia enormemente piรน grande del suo peccato e della sua cattiveria.

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Fonteil sito web di mons. Paglia

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