mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 8 Maggio 2022

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I frutti della resurrezione

Il vangelo di oggi ci introduce, attraverso lโ€™evangelista Giovanni, nella vita interiore di Gesรน e del suo rapporto con noi. Per esprimere la nuova situazione Gesรน si serve dellโ€™immagine del Buon Pastore e del rapporto con le sue pecore. Non รจ facile, per chi non conosce la cultura pastorale, percepire la finezza e la delicatezza dellโ€™immagine usata da Gesรน.

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Potrebbe essere ritenuta unโ€™offesa essere paragonati a delle pecore. Eโ€™ piรน facile sentire che una persona รจ paragonata ad un leone per il coraggio o ad un serpente per lโ€™astuzia e la capacitร  di penetrare attraverso le situazioni piรน intricate. Gesรน, che conosceva bene la vita pastorale, scende nei particolari del rapporto pastore e pecore per spiegare il rapporto che dopo la resurrezione si รจ creato tra noi e Lui.

Tra il pastore e le pecore cโ€™รจ un vero dialogo: ascoltano e rispondono facendo quello che il pastore vuole. A differenza dagli altri animali, penso al cane che ha un dialogo personale col padrone, la pecora non รจ mai da sola, ma รจ sempre parte del gregge. Col padrone e insieme. Lโ€™uno non puรฒ fare a meno delle altre. Ricordo un anziano pastore che viveva in due stanze a piano terra e mi raccontava di aver avuto un gregge di oltre cento pecore che conosceva una per una. Dal modo con cui mi parlava gli chiesi come facesse ora a vivere senza le sue pecore. Faticosamente, ma decisamente, si alzรฒ, aprรฌ la porta che immetteva in una piccola corte dove cinque pecore gli corsero incontro e, accarezzandole, le โ€œchiamava ciascuna per nomeโ€โ€ฆ

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Presentandosi come Pastore, Gesรน ci dice tutto il suo amore e la sua attenzione e anche il desiderio di tenere un dialogo aperto con noi. Gesรน ci conosce per nome ed ha un dialogo personalizzato con ciascuno. Siamo come uno dei personaggi del vangelo di Giovanni (la samaritana, Nicodemo) a cui Gesรน dedica tempo e attenzione.

Essere pecora, che conosce la voce del padrone, deve essere lโ€™ambizione di tutti cristiani. Riconoscere la voce di Dio tra le voci dei mercenari รจ il frutto fondamentale di ogni discernimento: non lasciarsi imbrogliare. Essere una pecora furba, che sa di chi si fida.

Il Pastore dร  la vita per lei, per questo veglia di notte sul suo gregge, insieme ai cani, per difendere le pecore dai lupi e perchรฉ โ€œnon vadano perduteโ€. Procura loro โ€œla vita eternaโ€ con i suoi sacramenti, col suo stesso Corpo e il suo Sangue.

Le pecore sono del Padre e nessuno โ€œpuรฒ rapirle dalla mano del Padre, perchรฉ รจ piรน grande di tutti.โ€ Il Padre le ha affidate al Figlio, perchรฉ le pascoli โ€œtra erbe fresche e le conduca ad acque tranquilleโ€, come canta il salmista.

In queste poche righe del vangelo di Giovanni รจ descritta la situazione del seguace del Risorto, dellโ€™uomo risorto con Cristo. Eโ€™ sicuramente lโ€™ideale di vita che ciascuno puรฒ vivere a seconda della sua fedeltร  a Cristo . Eโ€™ la condizione del gregge di Cristo se vive secondo il suo volere.

La liturgia ci richiama ad un sano realismo mettendoci dinanzi nella prima lettura le comunitร  cristiane che sono tuttโ€™altro che idilliache. Le difficoltร  incontrate da Paolo e Barnaba furono notevoli fino ad โ€œessere scacciati dal loro territorioโ€. Loro risposero alla maniera evangelica โ€œscossero la polvere dai loro piedi e se ne andaronoโ€.

Ma la situazione ideale si realizzerร  alla fine, come descrive Giovanni nellโ€™Apocalisse: โ€œUna moltitudine immensa. Tutti stavano davanti al trono di Dio e allโ€™Agnello, avvolti in vesti candide e portavano palme nelle maniโ€.

Questa รจ la reale antropologia cristiana: siamo chiamati a seguire il Pastore, con la certezza che non ci mancherร  niente, neppure le tribolazioni, ma con la certezza nel cuore che arriveremo nel Regno dove il gregge di Cristo avrร  la sua piena realizzazione.

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