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mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 28 Aprile 2024

Domenica 28 Aprile 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 15, 1-8

Io sono la vite, voi i tralci

Per parlarci del Suo rapporto con noi il Risorto, dopo quella del pastore, prende l’immagine della vite e i tralci. Immagine felicissima che San Paolo traduce in quella del corpo e delle membra. Riesce così a dirci che come Lui è una cosa sola col Padre anche noi siamo una cosa sola con Lui.

Il Battesimo è il momento dell’innesto, quando, dandoci la fede, ci rivela che l’unione dell’uomo con Dio è questo: l’innesto della nostra persona sulla sua Persona perché possa continuare la Sua missione di salvezza del mondo attraverso di noi.

Il vertice della vita cristiana, l’età adulta della fede è quando possiamo dire, avendolo sperimentato, “Non sono io che vivo ma è Cristo che vive in me”, “Il mio vivere è Cristo”.

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E’ difficile esprimere cosa avviene e come avviene questa trasfusione di vita tra noi e Cristo. Lasciamolo dire ad un contemplativo del monte Sinai, Filarete. “Attacchiamoci a Cristo con tutte le forze. Quando l’anima avrà gustato la sua dolcezza non conoscerò altro che il Signore è buono. Non è possibile attaccarci a Lui con tutte le forze senza che l’anima lo desideri. Toccare la sua vita con la carne, per vivere la nostra con umiltà.

Attacchiamoci alla sua Passione, per sopportare ciò che ci affligge cercando di imitarlo. Con una fede straordinaria accettiamo ogni giorno ciò che la Provvidenza ci manda. Accogliamo ciò che avviene con gratitudine con tutta la gioia del cuore per imparare a non guardare che Dio solo che governa l’universo con la sua eterna Sapienza.

La pietà è una perfezione mai compiuta. Il gioioso ricordo di Dio, cioè di Gesù, dissipa naturalmente tutti i sortilegi, i pensieri, le riflessioni, i ragionamenti, le immaginazioni, i pensieri tenebrosi. Se uno lo invoca Gesù consuma tutto facilmente, perché la nostra salvezza non è in nessun altro che nel Signore Gesù. Il Salvatore ci ha assicurato “Senza di me non potete far niente”.

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“Rimanete in me ed io in voi” è l’unica cosa che Gesù ci chiede assicurandoci che “porteremo molto frutto”.

E’ naturale chiederci cosa dobbiamo fare, come comportarci. Era la preoccupazione di una brava Suora che si era rivolta al suo Direttore spirituale per chiedere consigli in questa direzione. “Come annunciare il Signore”. La risposta del suo Padre , che era anche vescovo , fu chiara. “Rièmpiti il cuore di Lui. Il modo di uscire lo trova da se”.

E’ quanto ci conferma l’apostolo Giovanni “Questo è il Suo Comandamento: che crediamo nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed Egli in Lui.” Ed è confermato dall’esperienza degli apostoli “La Chiesa er in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo”.

Il Cristiano più che fare deve essere presenza del Signore, tralcio unito alla vite e come la vite produrrà frutto a tempo opportuno.

Fonte

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