mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 20 Novembre 2022

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Cristo Re

Giunti alla fine dell’anno liturgico la chiesa ci propone Cristo Re come unità di misura della vita dell’universo e della nostra vita personale. La creazione è cresciuta nella misura in cui si è avvicinata all’immagine di Cristo nella cui immagine è stata creata. L’uomo è cresciuto, io sono cresciuto, quanto sono diventato simile a Cristo. L’unica sapienza della vita è Lui, La vera bellezza è Lui, la vera vita è Lui.

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Alla fine dell’anno è il momento per rivedere la nostra fede: Chi è il centro dell’universo? Sono io con i miei interessi e le mie passioni? E’ l’uomo, centro del nuovo umanesimo col rischio che se impazzisce, tutto l’universo gli va dietro, come è successo nelle grandi dittature del secolo scorso, o è Cristo che si è definito “Via, Verità e Vita”. Il risultato di questo esame potrebbe essere catastrofico, il tempo ci era stato concesso per crescere in Cristo e diventare sempre più “santi e immacolati nell’amore”.

Cristo è re, lo diamo per scontato noi che ci diciamo cristiani o lo siamo realmente. Recitiamo il “Credo” con sincerità partecipando alla Messa domenicale ed è proprio pensandovi alla Messa che vi offro la mia riflessione sulla regalità di Cristo.

Andiamo insieme alla Messa in una della più belle chiese di Roma , nella Basilica di San Paolo. E’ una chiesa del IV secolo, custodisce le reliquie di Paolo, l’apostolo delle genti, un innamorato folle di Cristo.

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Entrati nella basilica siamo abbracciati dal grande Cristo “Pantocrator” che occupa tutto il catino dell’abside. E’ chiaro chi è il vero padrone di casa. La stessa impressione si ha entrando nel duomo di Monreale, di Cefalù, nella cappella Palatina di Palermo e in tanta altre chiese.

Contemplando il Pantocratore ( è così che si chiama) si ascolta la lettera ai Colossesi in cui Paolo lo proclama “Immagine del Dio invisibile” “Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui e in Vista di Lui”, “E’ il capo del corpo che è la chiesa”, “Piacque a Dio di far abitare in Lui ogni pienezza”: Cristo è re universale di diritto e per natura.

A questo punto c’è il rischio di essere inebriati dalla bellezza dell’opera artistica e portarcene dentro l’immagine. C’è il rischio di essere più presi dall’immagine che dalla persona. Capita. C’è gente che è più innamorata della parola di Dio che di Dio. Dio non vuole essere ammirato ma amato. Roma è piena di monumenti a personaggi illustri di cui forse non si conosce neppure il nome. Molti monumenti dedicati ai dittatori di turno sono stati demoliti per cui anche Gesù Cristo potrebbe rischiare la stessa fine: se ne ammira l’immagine, se ne apprezzano le opere, si elogiano anche le opere del suo Regno , mentre lui vuol regnare sul serio non nei catini delle basiliche e dai monumenti ma nel cuore di ogni uomo, nel tuo cuore. Vuol essere il Re della tua vita. Non cerca simpatizzanti ma amici veri.

Ma come diventare amici di un “Pantocratore”?

Basta abbassare lo sguardo, quel “Pantocratore” è diventato un pezzo di pane per farsi mangiare “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. E mentre, giustamente la chiesa lo esalta, lo raffigura in splendidi mosaici, Lui stesso, con la Sua Parola si presenta in croce mentre è deriso “ Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”.

Così Dio non è più temibile ma amabile e Gesù chiede il nostro amore, vuol regnare sui nostri cuori, il che vuol dire sulla nostra vita.

Gesù è un re che non ammette contendenti , non intende spartire il regno con nessuno. “Non si può servire a due padroni”. Vuole essere amato “con tutto il cuore , con tutta l’anima e con tutte le forze”. E non si tratta tanto di obbedire a delle leggi del suo Regno ma di amare Lui che è l’unica legge.

L’amore per Lui è un amore esclusivo di ogni altra realtà non perché è un Dio egoista ma perché ridona l’amore che gli abbiamo donato moltiplicandolo creando la comunità di suoi amici , iu suo regno.

Dio regna su di noi quando possiamo dire come Francesco di Assisi “Mio Dio e mio tutto”, come Ignazio d’Antiochia “A me interessa soltanto “Cristo”. Forse non è la nostra situazione ma possiamo almeno offrire a Lui il desiderio assoluto di amarlo e di farlo diventare l’unico centro del nostro interesse, il nostro vero “centro di gravità”.

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