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mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 1 Dicembre 2024

Domenica 1 Dicembre 2024 I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 21,25-28.34-36

Vegliate in ogni momento

La prima tappa dellโ€™Avvento comincia con la presentazione della seconda venuta del Cristo. Un evento importante e interessante che ha tenuto in sospeso le prime generazioni cristiane e che interessa anche noi, forse non tanto per la venuta di Cristo quanto per la fine del mondo, perchรฉ non mancano sciamani e visionari che ne profetizzano lโ€™imminenza.

Eโ€™ del mondo della tecnica escludere ogni possibilitร  di pensare a tali cose e di porre questioni pericolose: gli individui hanno troppe ragioni immediate di preoccupazione. Il problema รจ di far costruire allโ€™uomo un avvenire che non รจ che un presente senza fine. Il posto dellโ€™attesa cristiana dellโ€™universo non ha ragione di esistere: non รจ un problema che lo riguarda.

Il cristiano ascolta la scienza e la tecnica con grande interesse e non contraddice quello che รจ provato, ma quando prevede il suo trionfo definitivo e finale sa che questo non avverrร , ha qualcosa di diverso da dire, sa che la sapienza Redentrice di Dio riprenderร  lโ€™universo e, senza snaturarlo, lo trasformerร  per la presenza trasformante di Cristo Redentore in maniera che nessuna creatura umana puรฒ immaginare. La fede ci comunica questa Sapienza di Dio e verso la quale si orienta la nostra speranza.

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Il Cristiano sa che questo mondo finirร , porta questa certezza e la trasporta con sรฉ, nel proprio lavoro, nellโ€™ufficio, nelle strade, nel proprio quartiere e non lo distrae dal suo compito, ma medita, continuamente che questo mondo รจ legato a quello che verrร , che non cโ€™รจ discontinuitร  tra questo e quello, ma sono legati meravigliosamente dal disegno di amore di Dio. Che la propria carne e il proprio spirito sono uniti ed ha la missione di scoprirlo e di testimoniarlo. La speranza cristiana non รจ semplicemente lโ€™attesa di un al di lร , ma la maturazione del germe di eternitร  che รจ giร  in noi.

โ€œVerrร  il Figlio dellโ€™uomo su una nube con grande potenza e gloriaโ€. I Cristiani hanno cominciato a morire con questa speranza di entrare nelle mani di Dio. Gesรน dice ai Giudei: โ€œAbramo, vostro padre, esultรฒ nella speranza di vedere il mio giorno. Lo vide e fu pieno di gioiaโ€ (Gv 8,56). I cristiani non hanno paura del loro Dio e non cessano di gridare come la chiesa ci fa fare allโ€™inizio dellโ€™Avvento: โ€œTutti coloro che ti aspettano non saranno confusiโ€.

Dio non ha paura a farci promesse che poi manterrร , perchรฉ vuole che tutta lโ€™umanitร  sia raccolta al suo risveglio. Quando tornerร  in un solo colpo saranno riunite tutte le generazioni e il popolo dei salvati sorgerร  dalle tombe. Il Cristiano sa che non ci sarร  neppure uno che non sarร  chiamato a far parte di questo popolo di salvati. Non ci sono particolarismi nella speranza, tutti sono invitati alle nozze dellโ€™Agnello.

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La speranza del cristiano รจ per tutti, รจ retroattiva e cumulativa. Non esclude nessuno. Non sacrifica e non abbandona nessuno, sa che non si puรฒ avere particolarismi nella speranza.

Tutte le generazioni parteciperanno alla realizzazione della speranza comune. Cosรฌ il popolo cristiano crescerร  a dismisura superando i limiti del tempo. La mentalitร  del mondo tecnico limita volentieri le sue tradizioni alla propria generazione dimenticando le altre . Invita alla costruzione di una cittร  terrestre che non ha niente da ricevere dalle antiche generazioni, anzi le supera rinnegandole. Il popolo cristiano non ha questa immagine, questa costruzione. Si rifiuta di separare i suoi membri che li hanno preceduti nei secoli e continuerร  in piena etร  tecnica a celebrare la loro presenza nella liturgia e a invocare senza vergogna il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, perchรฉ sa che questo Dio non รจ il Dio dei morti, ma dei viventi. Tutti, in effetti, vivono per Lui.โ€

Fonte

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