Monaci Benedettini Silvestrini – Commento al Vengelo del 13 Aprile 2022

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Il mio tempo è vicino…

“Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo”. A dire vero la sofferenza di Gesù si aggrava quando sente dare un prezzo al suo amore.

Quando cominciamo a misurare l’amore è segno che qualcosa non quadra più. Matteo nel raccontare la sua versione dei fatti ci ricorda che Giuda è uno dei Dodici quindi non uno qualsia. Chissà cosa aveva in mente l’economo della squadra travolto dalla propria tenebra? Forse capita anche noi di fare questo tipo di esperienza. Appunto ogni volta cominciamo, ad esempio, a calcolare quello che abbiamo fatto o meno per l’altro, misuriamo le cose, il tempo, cominciamo a dire “ma io ti ho fatto questo e tu non mi hai fatto quest’altro”. Alla porta del triduo santo chiediamoci come è la qualità del nostro amore.

“«Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto»”.

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Vivere nell’ipocrisia, invece di amare con sincerità, ci fa vivere una vita da inferno, perché all’inferno ci si ritrova sempre per ragionamento e calcolo, ma l’amore è una eccedenza che va oltre i nostri ragionamenti e calcoli umani. Nel proverbio diciamo: chi trova un amico trova un tesoro. Infatti l’amico è una sicurezza, un punto di riferimento nella vita, quindi tradirlo è inaccettabile. E sempre brutto perderci e essere travolti dalla nostra parte oscura come lo è stato Giuda.