HomeVangelo della DomenicaMissionari della Via - Commento alle letture di domenica 7 Gennaio 2024

Missionari della Via – Commento alle letture di domenica 7 Gennaio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1, 7-11

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Pace e bene, questa domenica riscopriamo qualcosa dello “stile di Dio” e della grazia del nostro battesimo, che ci ha resi figli nel figlio, figli amati da sempre e per sempre!

Eccoci nella festa del battesimo del Signore. A noi questo episodio  potrebbe sembrare semplice, invece è mirabile, “scandaloso”: ci presenta  il mistero profondo di Dio e, in modo molto concentrato, abbiamo già  tutto il Vangelo! Da una parte ci viene presentata l’umanità di Gesù che  rivela chi è Dio, la sua solidarietà con noi, il suo farsi carico del nostro  male per liberarci, il suo portare lo Spirito di Dio sulla terra, la vita nuova,  che “prende dimora” in chi lo accoglie.

Dall’altra parte, Dio Padre ci rivela  chi è Gesù: il Figlio amato nel quale ha posto il suo compiacimento. Gesù  è il Figlio, uno con il Padre, della sua stessa natura divina, vero Dio e vero  uomo. Lo Spirito Santo unisce i due, in un mistero profondo d’amore.  Ecco dunque Padre e Figlio e Spirito Santo, un “accenno” al mistero della  SS. Trinità che Gesù man mano ci rivelerà. 

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Ora, che immagine di Dio emerge da questo testo? Pensiamo un po’: Dio  nessuno lo ha mai visto; patriarchi e profeti hanno udito la sua Parola. In  quei giorni venne in mezzo a noi: Dio in Gesù si fa uomo, un uomo  qualsiasi, che non nasce nel centro della religiosità (Gerusalemme) o in una  famiglia sacerdotale ma viene da una città periferica e semipagana della  Galilea (Nazareth) e nasce in una famiglia semplice.

Fa il falegname, un  lavoro a commissione tipico di chi, al suo tempo, non aveva una terra  propria: e se alla terra era legata la “benedizione di Dio”, vuol dire che  secondo la mentalità del tempo, Gesù era uno fuori da questa  benedizione, con un lavoro non sicuro! Così si presenta Dio: un uomo  qualunque, di periferia, “senza terra”, che per trent’anni vive una vita  semplice, “di paese”, nascosta, fatta di preghiera, lavoro, famiglia, affetti.  Egli santifica così il nostro quotidiano, ricordandoci che anche la cosa più  semplice, fatta con amore e per amore di Dio, acquisisce un valore  immenso!

Ad un tratto, l’austero profeta Giovanni il Battista, inizia ad  annunciare: sta per arrivare il più forte, che vi battezza (cioè vi immerge)  nello Spirito Santo. Sta per arrivare il Messia atteso! La gente si aspettava  un personaggio potente, glorioso, un dominatore… e invece, ecco uno che  si mette in fila coi peccatori, umile, mite, che si fa solidale con noi, nella  nostra condizione di umana miseria. Lui, che è assolutamente senza  peccato, si fa battezzare. Si mette tra quelli che si riconoscevano bisognosi  di perdono, desiderosi di cambiare vita. Il Battesimo di Giovanni, che  ancora non donava lo Spirito Santo, era segno di questa volontà di  cambiamento, predisponendosi alla grazia veniente.

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Gesù si assoggetta al battesimo di Giovanni anzitutto per dare a noi un esempio di obbedienza  alla Legge di Dio, di umiltà e per farci comprendere che tutti noi abbiamo  estremo bisogno di purificazione. Egli è stato come un papà o una mamma  che, per invogliare il figlioletto a mangiare, mangia per primo. E poi, così  facendo, Gesù ci offre una coordinata preziosa: ci ricorda che è proprio lì  che lo incontriamo. Non nell’autosufficienza, non nell’arroganza  presuntuosa, non nell’ostinazione di dovercela fare da soli, o nella pretesa  di autoassolverci, ma nell’umile riconoscimento del nostro peccato, del  nostro bisogno.

Dio entra se lo si lascia entrata, e la porta d’ingresso  preferenziale si chiama: umiltà! Gesù va sottacqua e ne riemerge: l’acqua  in questo caso è simbolo della morte. Cioè: c’è un amore più forte della  morte: è l’amore di Dio! Gesù anticipa il mistero della sua passione-morte risurrezione: Egli scenderà nella morte, per vincerla, risorgere e donarci la  vita eterna, lo Spirito Santo! Esistenzialmente, Gesù va a fondo nella nostra  realtà umana: si fa solidale con noi, anche là dove noi non siamo più  solidali con noi; in genere io col mio limite, col mio peccato non ci voglio  stare, mi dà fastidio, non lo vorrei ammettere. E lui invece è solidale anche  con quello: mi ama fin lì, scende nelle mie zone buie per tirarmi su.

Mi ama  sempre, anche quando io “mi faccio schifo” e mi offre il suo perdono. E lo  fa per salvarmi, per liberarmi dal male, da quel peccato che mi rende  schiavo, incapace di amare, di donarmi, dal quale spesso fuggo. È il suo  amore potente che mi libera. È il suo perdono che mi ricrea. È la sua  misericordia che mi dà pace. È il lasciarmi amare dove non mi accetto, dove  non sono all’altezza che mi trasforma e mi rende capace di amare gli altri,  di non guardarli “dall’alto verso il basso” ma come fratelli, come sorelle.

Sì,  è il suo amore che mi aiuta a “scendere” per mettermi a loro servizio,  perché ciascuno sia. E se è vero che nessuno può dare ciò che non ha,  possiamo essere certi che se la nostra anima sarà piena del suo amore,  attinto specialmente nella preghiera e nei sacramenti, avremo tanto, ma  davvero tanto da poter donare! Riscopriamo oggi la festa del Battesimo  del Signore, e con essa, il nostro Battesimo, dono prezioso e grande, inizio  di una vita nuova, della presenza dello Spirito di Dio nella nostra vita e nel  nostro cuore!  

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