Missionari della Via – Commento alle letture di domenica 12 Marzo 2023

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Pace e bene, questa domenica lasciamoci parlare al cuore dal bellissimo incontro di Gesù con la donna samaritana, e chiediamo allo Spirito Santo di liberare il nostro cuore da tanti “falsi mariti”, da tanti idoli che ci soffocano, per riscoprire chi è l’Unico capace di dare senso e pienezza alla nostra vita!

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Il Vangelo di oggi è pieno di tantissimi spunti; dato che è impossibile affrontarli tutti, ci concentriamo su due aspetti: la differenza tra la stanchezza e la sete di Gesù da quella della samaritana. Gesù è stanco del viaggio. Tutta la vita del Signore è un grande viaggio verso Gerusalemme, verso il mistero della sua morte e risurrezione. Gesù, lungo questo viaggio, cerca e si ferma nei luoghi dove l’uomo vive. La missione di Gesù è cercare l’uomo. Lui stesso dice ai suoi discepoli che è necessario che Egli si rechi anche in altri posti per l’urgenza di annunciare il regno dei cieli. La stanchezza di Gesù non sono l’affaticamento e l’oppressione che vive l’uomo, ma la stanchezza di un Dio che si è fatto uomo per raggiungere ogni uomo, in ogni luogo.

«Ora, se la vita è un viaggio bisogna mettere la stanchezza, stanchezza di lottare donare, vivere, stanchezza di bussare, perdonare, amare… Non si tratta solo di stanchezza fisica, ma anche morale. Penso che anche Gesù era stanco non solo fisicamente ma anche moralmente, iniziavano le prime incomprensioni, le prime persecuzioni. Ci troviamo di fronte ad un Gesù forte, poiché tutto è stato fatto per mezzo di Lui (cf Col 1,15), e ad un Gesù debole che si è fatto carne. Ma è proprio questo debolezza che ci ha ricreati, come dice s. Agostino; «perché la debolezza di Dio è più forte degli uomini» (M. Russotto, vescovo). Gesù, dunque, stanco dal viaggio, aspettava. Aspettava questa donna e, in lei ciascuno di noi. Questa donna non ha un nome, perché questa donna è figura di ognuno di noi, questo personaggio è in ognuno di noi.

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Noi siamo, per natura, pellegrini itineranti. Viandanti assetati d’amore, aperti all’assoluto ma la tragedia è che spesso non ci pensiamo, viviamo da turisti senza sapere da dove veniamo, verso dove andiamo e per che cosa viviamo! Noi siamo spesso affaticati e oppressi perché percorriamo sentieri che portano alla morte e non alla vita. Siamo stanchi perché percorriamo strade che non sono quelle che Gesù ha tracciato per noi. Quanti giovani vivono stancamente, senza nessuna gioia, ostinandosi a non voler ascoltare il Signore che per loro ha preparato un progetto d’amore!

Gesù ha sete. «Donna, dammi da bere» disse Gesù alla samaritana. Come sempre, Dio parla per primo; la sua Parola rompe il silenzio. «Nella tradizione gli incontri intorno al pozzo e chiedere da bere, hanno un valore nuziale e qui la proposta di Gesù ha tutti i requisiti di una proposta di amore. Gesù sa benissimo chi è la donna e si rivolge a lei per chiedergli da bere. Noi ci stupiamo e non capiamo come Dio si abbassi e chieda veramente qualcosa a noi! Come Dio per dissetarsi abbia bisogno della nostra acqua. Lui ha sete del nostro amore, ha sete di noi, ma è anche un invito a dargli i nostri peccati! Ce li chiede per darci in cambio sé stesso!» (M. Russotto). È il suo grido, è la sua richiesta che risuona fin sulla croce: Ho sete!

La donna è subito attratta da ciò che gli chiede Gesù ma non porge subito dell’acqua da bere; per la donna non c’è un assetato di fronte a lei ma uno straniero. Gesù vuol dire e dare di più alla donna: «Se tu conoscessi il dono di Dio»; la donna non comprende ancora, pensa che ci voglia la brocca… Gesù, in maniera graduale, la sta portando ad un altro livello: la promessa dello Spirito, simboleggiata nella promessa di un’acqua particolare.

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Ad un certo punto del dialogo, la donna si sente conosciuta e amata. Nessun giudizio per lei, se non che Gesù è venuto anche per lei, che era lì in quel posto per incontrare proprio lei. Che bello sapere che così fa Gesù con ognuno di noi: vede la nostra sete e ci viene a cercare per dissetarci della vera acqua. È l’esperienza che fa questa donna. Lei adesso può lasciare la brocca vuota: era venuta ad attingere acqua ma era il suo cuore ad essere assetato. Ora è colma di gioia, lascia la brocca vuota… non ha più bisogno di bere un’acqua che non disseta, perché ha trovato la fonte d’acqua viva.

Davanti a ciò ci chiediamo: “ma quali sono le cose che pensiamo ci dissetino? Abbiamo trovato pienezza di vita, gioia piena come questa donna che corre ad annunciare agli altri chi ha incontrato?”. Che il Vangelo di oggi possa aiutare noi, e di conseguenza tanti altri, a lasciare le brocche vuote, le cisterne screpolate, i mariti che non sono mariti, per trovare il vero sposo che da ristoro alla nostra vita.

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