Messaggio per la Quaresima 2008

414

“L’elemosina educa alla generosità dell’amore”: è il cuore del
messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2008, sul tema “Cristo si è
fatto povero per voi”, presentato stamani in Sala Stampa Vaticana.

Guarda il video ed il testo della notizia

{mgmediabot2}path=http://212.77.1.235/podcast/0000195.flv|width=300|height=300{/mgmediabot2}

Praticare
l’elemosina con generosità e nel segreto, imparando a riconoscere
Cristo nei poveri per giungere alle feste pasquali rinnovati nello
spirito: è quanto propone Benedetto XVI nel suo Messaggio per la
Quaresima di quest’anno che inizia il prossimo 6 febbraio, Mercoledì
delle Ceneri. Il Messaggio prende il titolo da un passo della seconda
Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Cristo si è fatto povero per voi”.

La
Quaresima – scrive il Papa – “ci stimola a riscoprire la misericordia
di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i
fratelli”. E quest’anno si sofferma sulla pratica dell’elemosina, che –
rileva – “rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel
bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi
dall’attaccamento ai beni terreni” sulla scia di quanto dice Gesù: “Non
potete servire a Dio e al denaro” (Lc 16,13).

“Secondo
l’insegnamento evangelico – ricorda il Papa – noi non siamo proprietari
bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno
considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali
il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite della sua provvidenza
verso il prossimo”. Per questo – ribadisce – “prima ancora che un atto
di carità” è “un dovere di giustizia” soccorrere le tante popolazioni
che oggi nel mondo “carenti di tutto, patiscono la fame”. Un dovere che
diventa “grave” responsabilità per i Paesi più ricchi a maggioranza
cristiana.

“Caratteristica tipica
dell’elemosina cristiana” – prosegue il Pontefice – è che “deve essere
nascosta”. Gesù ci dice inoltre “che non ci si deve vantare delle
proprie buone azioni, per non rischiare di essere privati della
ricompensa celeste” (cfr Mt 6,1-2). “Tutto deve essere dunque compiuto
a gloria di Dio e non nostra”. “Nella moderna società dell’immagine –
nota Benedetto XVI – occorre vigilare attentamente, poiché questa
tentazione è ricorrente”.

“L’elemosina
evangelica – precisa poi il Messaggio pontificio – non è semplice
filantropia”: cioè non è un semplice atto di bontà umana, ma
“un’espressione concreta della carità, virtù teologale”, che ha la sua
origine in Dio e che ci permette di operare “ad imitazione di Gesù
Cristo” che non ha donato qualcosa ma “tutto se stesso”. Il Papa
ringrazia Dio “per le tante persone che nel silenzio, lontano dai
riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni
generose di sostegno al prossimo in difficoltà”. “A ben poco serve
donare i propri beni agli altri – aggiunge – se per questo il cuore si
gonfia di vanagloria”. “Ciò che dà valore all’elemosina – infatti – è
l’amore”. E “ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni
con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene
dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di
interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le
nostre elemosine con la sua gioia”.

Il
Papa affronta poi un altro effetto dell’elemosina: come dice San Pietro
“la carità copre una moltitudine di peccati” (1 Pt 4,8). “Penso, in
questo momento – scrive il Pontefice – a quanti avvertono il peso del
male compiuto e, proprio per questo, si sentono lontani da Dio,
timorosi e quasi incapaci di ricorrere a Lui”. Ma “l’elemosina,
avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio” perchè ci fa “riconoscere
nei poveri Cristo stesso”.

“L’elemosina
– leggiamo ancora nel Messaggio – educa alla generosità dell’amore. San
Giuseppe Benedetto Cottolengo soleva raccomandare: ‘Non contate mai le
monete che date, perché io dico sempre così: se nel fare l’elemosina la
mano sinistra non ha da sapere ciò che fa la destra, anche la destra
non ha da sapere ciò che fa essa medesima’”. Di qui il commento:
“quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non
è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma
l’amore”.

L’elemosina – conclude il
Papa – è in realtà un “segno del dono più grande che possiamo offrire
agli altri … l’annuncio e la testimonianza di Cristo, nel Cui nome c’è
la vita vera”. Benedetto XVI invoca infine Maria perché “aiuti i
credenti a condurre il ‘combattimento spirituale’ della Quaresima
armati della preghiera, del digiuno e della pratica dell’elemosina, per
giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali rinnovati nello
spirito”.

Fonte: Radiovaticana.org