Luis Cruz – Commento al Vangelo del 25 Luglio 2021

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Il vangelo di oggi si conclude con una breve frase, con la quale Gesù riassume il significato della sua vita, il suo modo di essere e di vivere: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Allo stesso tempo, ci indica il senso della vita di ogni cristiano. Siamo nati per servire, per dare vita, per dare la vita. Se non viviamo al servizio degli altri, se gli altri non sono felici a causa della nostra presenza e del nostro modo di fare, allora la nostra vità non ha peso, non ha consistenza.

Queste parole sono la conclusione di un dialogo tra Gesù e Giovanni e Giacomo, iniziato dalla madre dei due fratelli. Mentre sono in cammino verso Gerico, pochi giorni prima di entrare a Gerusalemme, questa madre riesce a stare da sola con Gesù. Si prostra dinnanzi a Lui per chiedergli che, nel suo Regno, i figli siano seduti uno alla sua destra e l’altro alla sinistra.

Gesù non risponde negativamente e neppure la rimprovera per la sua richiesta. Magari perchè la donna e i suoi figli desiderano la gloria e, lo fanno in un modo che è assolutamente umano, ma, è una buona richiesta. Quì si manifesta la grandezza di Cristo: entra nei nostri desideri, nei nostri sogni, nei nostri progetti, nelle nostre aspettative, per purificarle, riempirle della sua gloria, della sua eternità.

Gesù, rivolgendosi a Giovanni e a Giacomo,risponde: «Voi non sapete quello che chiedete»; «Non siete coscienti di ciò che state veramente chiedendo, di cosa c’è dietro il vostro sogno». E inizia un dialogo per fargli vedere quale profondità hanno i loro desideri: «Potete bere il calice che io sto per bere?». «Volete davvero la mia gloria? Prendere il peso che io sto per prendere? Immergervi dove io sto per immergermi?» Ed essi rispondono, con una certa presunzione: «Lo possiamo». Di fronte a tale risposta, Gesù, sorprendentemente, risponde: «Il mio calice, lo berrete».

Gesù ha saputo mettere questi due fratelli sulla via della preghiera. La cosa importante della nostra preghiera non è tanto cosa chiedo io, ma quello che Gesù chede a me. A Gesù importa della nostra vita e ci chiede: «Che volete da me?». In modo da portarci, dai nostri desideri ai suoi più profondi desideri.

La preghiera, così, diventa un incontro con Gesù Cristo che ci cambia il passo, ci porta molto più in là di noi stessi. Egli ci mette nel suo cuore, nei suoi desideri, nei suoi sogni. Ogni giorno ci chiede: «Vuoi sapere cosa ho nel cuore, quali sono i miei desideri?» e ci parla dei suoi desideri di servire, di darsi agli altri con gioia, con piena libertà. Perchè la libertà non è altro che vivere la propria vita come un regalo. Soltanto chi possiede qualcosa può regalarlo; siamo veramente liberi solo quando lo diamo agli altri, quano diamo agli altri la nostra vita. Proprio così è Cristo, libero. E ci dà la sua stessa caratteristica in modo da essere liberi anche noi.

Quei due fratelli risposero di sì, anche se dopo, quando è arrivata l’ora di Gesù Cristo, l’ora di bere il calice, l’ora del Getsemani, cadranno a pezzi. Ancora rimane loro da capire che non possono nulla con le sole loro forze, da se stessi, che hanno bisogno del Risorto. Una forza che non verra loro mai meno.

Gesù parla anche a noi, ci guarda con emozione di fronte ai nostri desideri di stare con Lui, di dedicargli la nostra vita e ci conferma che Lui è sempre con noi per essere capaci di bere il suo calice, per poterci impegnare realmente, per poter dare la nostra vita a chi ci è intorno.

Luis Cruz


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