Il desiderio dellโincontro
Con la parabola delle dieci vergini come vangelo di questa XXXII domenica dellโanno A, il lezionario evangelico domenicale inizia un itinerario che possiamo definire come una catechesi escatologica che ci condurrร , nellโultima domenica dellโanno liturgico, alla contemplazione del grande affresco del giudizio universale (XXXIV domenica: Mt 25,31-46), e ci introdurrร adeguatamente allโannuncio teologico e spirituale proprio dellโAvvento in cui il vangelo della prima domenica dellโanno B sarร Mc 13,33-37, ovvero lโesortazione a vigilare in vista della venuta del Signore.
Il carattere escatologico della parabola รจ indicato fin dallโintroduzione in cui Matteo scrive: โAllora il Regno dei cieli sarร simile a โฆโ (Mt 25,1). Il verbo al futuro proietta il nostro testo nellโorizzonte della parusia, cioรจ della venuta gloriosa del Messia alla fine dei tempi. E lo โsposoโ di cui si parla (Mt 25,1.5.6.10) รจ evidente figura del Messia veniente, un veniente che ritarda, ma che infine giunge e che diviene il โSignoreโ, il Kyrios, nella supplica che gli rivolgono le vergini stolte e a cui egli risponde con una sentenza che non ammette repliche: il giudizio รจ formulato ed รจ inappellabile. Cosรฌ la nostra parabola, pur facendo riferimento a un matrimonio e mostrando riferimenti ad alcuni usi nuziali dellโepoca, in realtร presenta diversi tratti allegorici che ne fanno un insegnamento che esorta a unโattesa intelligente e sapiente della venuta del Signore. Lโassenza della sposa sembra sostituita dalla presenza del gruppo di dieci ragazze amiche della sposa che si differenziano tra loro perchรฉ cinque sapienti e cinque stolte. Siamo probabilmente di fronte allโidea matteana della chiesa corpus mixtum: sono loro la figura della chiesa โsposaโ del Messia. Altro elemento che sembra spiegabile come allegoria รจ il fatto che tutte, ma proprio tutte le dieci vergini si siano addormentate nellโattesa dello sposo. Questo tratto pare indicare il ritardo della parusia, la lunga attesa della venuta del Signore a cui la chiesa รจ chiamata: si tratta dunque ancora di andare ben oltre gli usi matrimoniali dellโepoca.
Da subito le vergini sono distinte in stolte e sagge (Mt 25,2), potremmo dire, in stupide e sapienti. Se entrambe prendono con sรฉ le lampade, ciรฒ che le distingue รจ che le sapienti prendono con sรฉ anche lโolio, prevedendo dunque la possibilitร di unโattesa che si prolunghi, mentre le altre non lo fanno. Per โlampadeโ si deve pensare a fiaccole di stoffa imbevuta dโolio e issate su pertiche che restavano sempre accese e che dovevano pertanto essere nuovamente cosparse dโolio quando questo si consumava. La prudenza delle vergini si รจ manifestata dunque nel prevedere, nel pensare a ciรฒ che avrebbe potuto accadere e nel premunirsi, nel dotarsi di una riserva dโolio per non fallire lโincontro con lo sposo. Lโaccento รจ piรน su questa disposizione interiore, su questa intelligenza, che non su una materiale vigilanza: tutte infatti si addormentarono (Mt 25,5). O forse, della vigilanza (a cui esorta il versetto 11 che conferisce unโapplicazione della parabola), fa parte questo atteggiamento di sapienza, di prudenza, di intelligenza.
โCinque erano stolte e cinque saggeโ. Opposta alla sapienza รจ la stoltezza, la stupiditร che, come scrive Dietrich Bonhoeffer, รจ un difetto โche interessa non lโintelletto, ma lโumanitร di una persona โฆ La Bibbia, affermando che il timore di Dio รจ lโinizio della sapienza (Sal 111,10), dice
che la liberazione interiore dellโuomo alla vita responsabile davanti a Dio รจ lโunica reale vittoria sulla stupiditร โ. La nostra parabola dice dunque che sapienza รจ anche senso di responsabilitร e capacitร di vita interiore. ร rischioso affrontare il tema della stupiditร e parlarne, perchรฉ chi lo fa presume di essere intelligente e sapiente, e questo รจ piuttosto stupido. Ma se guardiamo alla nostra parabola noi vediamo che diversi atteggiamenti delle vergini sapienti aiutano a costruire un identikit della sapienza che fornisce anche antidoti alla stupiditร . Le vergini sapienti hanno unโintelligenza pratica. Sono previdenti: pensano a cosa comporta il compito che spetta a loro. E non si limitano a fare il minimo, ma confrontandosi con la realtร e immaginando ciรฒ che puรฒ avvenire (perchรฉ la realtร รจ fatta anche di imprevisti), cercano di premunirsi nel caso le cose non andassero โcome da copioneโ. La loro sapienza รจ adesione alla realtร . Esse sono responsabili: prendono sul serio il loro compito e si preparano in modo tale da poterlo adempiere anche qualora si verificassero imprevisti. Non sono superficiali, sanno di non poter dominare e controllare il tempo e gli eventi, sanno che le cose possono non svolgersi come si vorrebbe o come โdovrebberoโ e cosรฌ si mostrano umili e modeste. Sanno immaginare (e questo รจ intelligenza) e osare il โforseโ: forse lo sposo tarderร , forse ci saranno inconvenienti e dunque occorrerร prepararsi a tempi di attesa piรน lunghi di quanto avviene normalmente. Il sapiente รจ cosciente dei margini di errore del suo parlare e del suo agire: non si ritiene esente da errori, non crede che la realtร debba andare come lui vorrebbe, ma dalla realtร impara la lezione dellโincertezza e dellโimponderabile. Responsabilitร รจ fare quanto รจ possibile per prevedere lโimprevedibile e prepararvisi. Ben sapendo che anche in questo si รจ limitati e fallibili.
- Pubblicitร -
Il sapiente รจ anche poi non solo preciso, ma anche determinato. Come mostrano le cinque vergini sapienti che non cedono allโimplorazione delle cinque stupide. Avessero ceduto si sarebbero mostrate a loro volta stupide perchรฉ lโolio sarebbe venuto a mancare anche a loro (Mt 25,9). E il disastro sarebbe stato totale. Nessuna mancanza di misericordia o di compassione o di generositร nelle vergini che non cedono il loro olio. Lโidea che Matteo vuole suggerire รจ che non si puรฒ chiedere o pretendere ciรฒ che non puรฒ essere dato. E nella sapienza vediamo che rientra anche il desiderio, la passione, la convinzione profonda, lโamore che sollecita lโintelligenza e la rende capace di pensare il futuro, di prevedere lโimprevedibile, e di agire per poter realizzare lโincontro con lo sposo. Se nelle dieci vergini dobbiamo vedere lโimmagine della chiesa, ecco che compito di ciascuno e di tutti nella comunitร del Signore รจ tener vivo il desiderio del Signore, lโamore per lui, la passione per il suo Regno. E questo occorre averlo in sรฉ, non puรฒ essere dato. Anzi, anche in questa supplica delle cinque vergini stolte si manifesta la loro ottusitร , la loro incoscienza. Che ora diviene pretesa. ร lโatteggiamento di chi ora si veste da vittima e fa leva sulla propria mancanza per usare gli altri al fine di colmare la propria carenza. Lo stupido diviene cosรฌ anche pericoloso. Sempre Bonhoeffer lโaveva ben capito: โPer il bene la stupiditร รจ un nemico piรน pericoloso della malvagitร . Contro il male รจ possibile protestare, ci si puรฒ compromettere, in caso di necessitร รจ possibile opporsi con la forza, ma contro la stupiditร non abbiamo difese. Qui non si puรฒ ottenere nulla, nรฉ con proteste, nรฉ con la forza; le motivazioni non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi personali semplicemente non si deve credere e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel far questo lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto di sรฉ; anzi, diventa addirittura pericoloso, perchรฉ con facilitร passa rabbiosamente allโattacco. Perciรฒ รจ necessario essere piรน guardinghi nei confronti dello stupido che del malvagioโ.
Le vergini stolte falliscono lโincontro con lo sposo, falliscono il loro compito. Lo sposo infatti arriva mentre loro sono andate a cercare di procurarsi lโolio. Quando esse giungono trovano la porta della sala delle nozze ormai chiusa e la loro invocazione non sortisce effetto, anzi incontra la risposta impietosa del Signore: โNon vi conoscoโ (Mt 25,12). La loro supplica (โSignore, Signore, aprici!โ: Mt 25,11) richiama quella riportata altrove da Matteo e destinata a chi avanza pretese di essere un fedele discepolo del Signore ma in veritร non ha mai fatto la volontร del Signore stesso: โNon chiunque mi dice โSignore, Signoreโ entrerร nel Regno dei cieli, ma colui che
fa la volontร del padre mioโ (Mt 7,21). E a chi si presenterร mostrando come credenziali il proprio aver compiuto prodigi e profetato e scacciato demoni nel nome del Signore egli dirร : โNon vi ho mai conosciuto! Allontanatevi da me, voi che operate lโiniquitร โ (Mt 7,23).
Il nostro testo รจ dunque duro e diviene unโammonizione pressante e accorata per la chiesa chiamata a vivere nella storia la sua missione facendosi memoria vivente della venuta del Signore con la sua attesa amorosa e fattiva. Questa parabola pone la chiesa sotto lโorizzonte della parusia e del giudizio del Veniente. Uscire, andare incontro al Signore veniente, tenere le lampade accese nel buio della notte, attendere il Signore: queste espressioni riferite alle ragazze amiche della sposa esprimono bene la missione della chiesa nella storia. Si tratta di compiere un esodo, una fuoriuscita dalla mentalitร mondana; di cercare il Signore per vivere una relazione autentica e vitale con lui; di custodire la fede, lโamore e la speranza e attendere la sua venuta. Ma soprattutto di ravvivare e sempre riaccendere il desiderio della sua venuta. Il desiderio di incontrarlo.
A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose
