Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 8 Novembre 2020

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Il desiderio dellโ€™incontro

Con la parabola delle dieci vergini come vangelo di questa XXXII domenica dellโ€™anno A, il lezionario evangelico domenicale inizia un itinerario che possiamo definire come una catechesi escatologica che ci condurrร , nellโ€™ultima domenica dellโ€™anno liturgico, alla contemplazione del grande affresco del giudizio universale (XXXIV domenica: Mt 25,31-46), e ci introdurrร  adeguatamente allโ€™annuncio teologico e spirituale proprio dellโ€™Avvento in cui il vangelo della prima domenica dellโ€™anno B sarร  Mc 13,33-37, ovvero lโ€™esortazione a vigilare in vista della venuta del Signore.

Il carattere escatologico della parabola รจ indicato fin dallโ€™introduzione in cui Matteo scrive: โ€œAllora il Regno dei cieli sarร  simile a โ€ฆโ€ (Mt 25,1). Il verbo al futuro proietta il nostro testo nellโ€™orizzonte della parusia, cioรจ della venuta gloriosa del Messia alla fine dei tempi. E lo โ€œsposoโ€ di cui si parla (Mt 25,1.5.6.10) รจ evidente figura del Messia veniente, un veniente che ritarda, ma che infine giunge e che diviene il โ€œSignoreโ€, il Kyrios, nella supplica che gli rivolgono le vergini stolte e a cui egli risponde con una sentenza che non ammette repliche: il giudizio รจ formulato ed รจ inappellabile. Cosรฌ la nostra parabola, pur facendo riferimento a un matrimonio e mostrando riferimenti ad alcuni usi nuziali dellโ€™epoca, in realtร  presenta diversi tratti allegorici che ne fanno un insegnamento che esorta a unโ€™attesa intelligente e sapiente della venuta del Signore. Lโ€™assenza della sposa sembra sostituita dalla presenza del gruppo di dieci ragazze amiche della sposa che si differenziano tra loro perchรฉ cinque sapienti e cinque stolte. Siamo probabilmente di fronte allโ€™idea matteana della chiesa corpus mixtum: sono loro la figura della chiesa โ€œsposaโ€ del Messia. Altro elemento che sembra spiegabile come allegoria รจ il fatto che tutte, ma proprio tutte le dieci vergini si siano addormentate nellโ€™attesa dello sposo. Questo tratto pare indicare il ritardo della parusia, la lunga attesa della venuta del Signore a cui la chiesa รจ chiamata: si tratta dunque ancora di andare ben oltre gli usi matrimoniali dellโ€™epoca.

Da subito le vergini sono distinte in stolte e sagge (Mt 25,2), potremmo dire, in stupide e sapienti. Se entrambe prendono con sรฉ le lampade, ciรฒ che le distingue รจ che le sapienti prendono con sรฉ anche lโ€™olio, prevedendo dunque la possibilitร  di unโ€™attesa che si prolunghi, mentre le altre non lo fanno. Per โ€œlampadeโ€ si deve pensare a fiaccole di stoffa imbevuta dโ€™olio e issate su pertiche che restavano sempre accese e che dovevano pertanto essere nuovamente cosparse dโ€™olio quando questo si consumava. La prudenza delle vergini si รจ manifestata dunque nel prevedere, nel pensare a ciรฒ che avrebbe potuto accadere e nel premunirsi, nel dotarsi di una riserva dโ€™olio per non fallire lโ€™incontro con lo sposo. Lโ€™accento รจ piรน su questa disposizione interiore, su questa intelligenza, che non su una materiale vigilanza: tutte infatti si addormentarono (Mt 25,5). O forse, della vigilanza (a cui esorta il versetto 11 che conferisce unโ€™applicazione della parabola), fa parte questo atteggiamento di sapienza, di prudenza, di intelligenza.

โ€œCinque erano stolte e cinque saggeโ€. Opposta alla sapienza รจ la stoltezza, la stupiditร  che, come scrive Dietrich Bonhoeffer, รจ un difetto โ€œche interessa non lโ€™intelletto, ma lโ€™umanitร  di una persona โ€ฆ La Bibbia, affermando che il timore di Dio รจ lโ€™inizio della sapienza (Sal 111,10), dice

che la liberazione interiore dellโ€™uomo alla vita responsabile davanti a Dio รจ lโ€™unica reale vittoria sulla stupiditร โ€. La nostra parabola dice dunque che sapienza รจ anche senso di responsabilitร  e capacitร  di vita interiore. รˆ rischioso affrontare il tema della stupiditร  e parlarne, perchรฉ chi lo fa presume di essere intelligente e sapiente, e questo รจ piuttosto stupido. Ma se guardiamo alla nostra parabola noi vediamo che diversi atteggiamenti delle vergini sapienti aiutano a costruire un identikit della sapienza che fornisce anche antidoti alla stupiditร . Le vergini sapienti hanno unโ€™intelligenza pratica. Sono previdenti: pensano a cosa comporta il compito che spetta a loro. E non si limitano a fare il minimo, ma confrontandosi con la realtร  e immaginando ciรฒ che puรฒ avvenire (perchรฉ la realtร  รจ fatta anche di imprevisti), cercano di premunirsi nel caso le cose non andassero โ€œcome da copioneโ€. La loro sapienza รจ adesione alla realtร . Esse sono responsabili: prendono sul serio il loro compito e si preparano in modo tale da poterlo adempiere anche qualora si verificassero imprevisti. Non sono superficiali, sanno di non poter dominare e controllare il tempo e gli eventi, sanno che le cose possono non svolgersi come si vorrebbe o come โ€œdovrebberoโ€ e cosรฌ si mostrano umili e modeste. Sanno immaginare (e questo รจ intelligenza) e osare il โ€œforseโ€: forse lo sposo tarderร , forse ci saranno inconvenienti e dunque occorrerร  prepararsi a tempi di attesa piรน lunghi di quanto avviene normalmente. Il sapiente รจ cosciente dei margini di errore del suo parlare e del suo agire: non si ritiene esente da errori, non crede che la realtร  debba andare come lui vorrebbe, ma dalla realtร  impara la lezione dellโ€™incertezza e dellโ€™imponderabile. Responsabilitร  รจ fare quanto รจ possibile per prevedere lโ€™imprevedibile e prepararvisi. Ben sapendo che anche in questo si รจ limitati e fallibili.

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Il sapiente รจ anche poi non solo preciso, ma anche determinato. Come mostrano le cinque vergini sapienti che non cedono allโ€™implorazione delle cinque stupide. Avessero ceduto si sarebbero mostrate a loro volta stupide perchรฉ lโ€™olio sarebbe venuto a mancare anche a loro (Mt 25,9). E il disastro sarebbe stato totale. Nessuna mancanza di misericordia o di compassione o di generositร  nelle vergini che non cedono il loro olio. Lโ€™idea che Matteo vuole suggerire รจ che non si puรฒ chiedere o pretendere ciรฒ che non puรฒ essere dato. E nella sapienza vediamo che rientra anche il desiderio, la passione, la convinzione profonda, lโ€™amore che sollecita lโ€™intelligenza e la rende capace di pensare il futuro, di prevedere lโ€™imprevedibile, e di agire per poter realizzare lโ€™incontro con lo sposo. Se nelle dieci vergini dobbiamo vedere lโ€™immagine della chiesa, ecco che compito di ciascuno e di tutti nella comunitร  del Signore รจ tener vivo il desiderio del Signore, lโ€™amore per lui, la passione per il suo Regno. E questo occorre averlo in sรฉ, non puรฒ essere dato. Anzi, anche in questa supplica delle cinque vergini stolte si manifesta la loro ottusitร , la loro incoscienza. Che ora diviene pretesa. รˆ lโ€™atteggiamento di chi ora si veste da vittima e fa leva sulla propria mancanza per usare gli altri al fine di colmare la propria carenza. Lo stupido diviene cosรฌ anche pericoloso. Sempre Bonhoeffer lโ€™aveva ben capito: โ€œPer il bene la stupiditร  รจ un nemico piรน pericoloso della malvagitร . Contro il male รจ possibile protestare, ci si puรฒ compromettere, in caso di necessitร  รจ possibile opporsi con la forza, ma contro la stupiditร  non abbiamo difese. Qui non si puรฒ ottenere nulla, nรฉ con proteste, nรฉ con la forza; le motivazioni non servono a niente. Ai fatti che sono in contraddizione con i pregiudizi personali semplicemente non si deve credere e quando sia impossibile sfuggire ad essi, possono essere messi semplicemente da parte come casi irrilevanti. Nel far questo lo stupido, a differenza del malvagio, si sente completamente soddisfatto di sรฉ; anzi, diventa addirittura pericoloso, perchรฉ con facilitร  passa rabbiosamente allโ€™attacco. Perciรฒ รจ necessario essere piรน guardinghi nei confronti dello stupido che del malvagioโ€.

Le vergini stolte falliscono lโ€™incontro con lo sposo, falliscono il loro compito. Lo sposo infatti arriva mentre loro sono andate a cercare di procurarsi lโ€™olio. Quando esse giungono trovano la porta della sala delle nozze ormai chiusa e la loro invocazione non sortisce effetto, anzi incontra la risposta impietosa del Signore: โ€œNon vi conoscoโ€ (Mt 25,12). La loro supplica (โ€œSignore, Signore, aprici!โ€: Mt 25,11) richiama quella riportata altrove da Matteo e destinata a chi avanza pretese di essere un fedele discepolo del Signore ma in veritร  non ha mai fatto la volontร  del Signore stesso: โ€œNon chiunque mi dice โ€˜Signore, Signoreโ€™ entrerร  nel Regno dei cieli, ma colui che

fa la volontร  del padre mioโ€ (Mt 7,21). E a chi si presenterร  mostrando come credenziali il proprio aver compiuto prodigi e profetato e scacciato demoni nel nome del Signore egli dirร : โ€œNon vi ho mai conosciuto! Allontanatevi da me, voi che operate lโ€™iniquitร โ€ (Mt 7,23).

Il nostro testo รจ dunque duro e diviene unโ€™ammonizione pressante e accorata per la chiesa chiamata a vivere nella storia la sua missione facendosi memoria vivente della venuta del Signore con la sua attesa amorosa e fattiva. Questa parabola pone la chiesa sotto lโ€™orizzonte della parusia e del giudizio del Veniente. Uscire, andare incontro al Signore veniente, tenere le lampade accese nel buio della notte, attendere il Signore: queste espressioni riferite alle ragazze amiche della sposa esprimono bene la missione della chiesa nella storia. Si tratta di compiere un esodo, una fuoriuscita dalla mentalitร  mondana; di cercare il Signore per vivere una relazione autentica e vitale con lui; di custodire la fede, lโ€™amore e la speranza e attendere la sua venuta. Ma soprattutto di ravvivare e sempre riaccendere il desiderio della sua venuta. Il desiderio di incontrarlo.

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose


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