Il cuore dietro al gesto
Lโodierna pagina evangelica รจ composta di due parti: nella prima, Mc 12,38-40, Gesรน, insegnando nel Tempio (Mc 12,35), si rivolge alla folla (Mc 12,37) avvertendola di stare in guardia dagli scribi, cioรจ dai maestri, dai dottori della legge, gli esperti del libro sacro, uomini istruiti nelle cose che riguardano Dio. Ma non รจ tanto una categoria di persone che viene colpita (Marco ha appena presentato il caso di uno scriba a cui Gesรน dice: โNon sei lontano dal Regno di Dioโ: Mc 12,34), quanto dei comportamenti: ostentazione, ambizione, aviditร . Atteggiamenti opposti alla gratuitร di cui si fa modello la donna vedova che, nascostamente, senza alcuna ostentazione, compie un gesto che lโocchio attento di Gesรน vede e discerne nel suo significato profetico.
Si tratta di un gesto di donazione totale che si pone agli antipodi dellโaviditร : la donna dona tutto in pura perdita senza ambire alcunchรฉ. Gesรน vede e rileva i comportamenti degli uni e dellโaltra: stigmatizza i comportamenti dei primi e valorizza quello della donna. Come non trova giustificazioni al comportamento degli scribi, cosรฌ Gesรน non critica quello della donna che dona il poco, potremmo dire, il niente che ha, a quelli stessi che divorano le case delle vedove (cf. Mc 12,40). Dietro al gesto, Gesรน vede il cuore. ร operazione audace e rischiosa quella di risalire da un gesto allโintenzione, ma Gesรน, con parresรญa, lo compie. E le sue parole fanno di un gesto invisibile un segno di donazione totale, mentre rivolgono una critica sferzante a gesti religiosi da tutti notati e apprezzati. Gesรน espone la sua interpretazione senza filtri, con la forza disarmante che viene dalla semplicitร e dallโadesione alla realtร .
Questa interpretazione รจ un insegnamento (Mc 12,38) di Gesรน, dunque, ha a che fare, come spesso lโinsegnamento in Marco, con il Regno di Dio. Gli scribi, dice Gesรน, amano essere visti, salutati, riveriti, amano lโesibizione, i primi posti. Tutto questo non riguarda solo una categoria di persone distante da noi, ma ci interpella circa la voracitร con cui vogliamo che gli altri ci vedano, ci onorino, ci riconoscano, ci omaggino. Vi รจ qui un richiamo alla vanitร e vacuitร in cui le nostre vite possono cadere, vanitร e vacuitร che sono inganno di se stessi ancor prima che degli altri, sono un nutrire la continua ricerca di conferme visibili e tangibili allโimmagine di sรฉ che ci appaga. Vanitร e vacuitร che a volte celano la disperazione di chi ha bisogno dellโapprovazione altrui per sapere di avere un valore, per continuare ad esistere. Persone che vivono dellโimmagine che esibiscono agli altri.
Le parole di Gesรน, in questa pericope, nascono dal suo sguardo. Sguardo che anzitutto vede e giudica il comportamento degli scribi e diviene parola critica e dura verso di loro e di ammonimento alla folla e ai discepoli: โGuardatevi dagli scribiโ. ร come se stesse ripetendo ciรฒ che giร aveva detto ai discepoli: โTra voi non sia cosรฌโ, โVoi non fate cosรฌโ (cf. Mc 10,43). Per non tradire lo sguardo, la parola di Gesรน nei confronti degli scribi deve essere dura, impietosa, non solo critica, ma anche forte e violenta. Questa parola puรฒ sembrare anche ingiusta, generalizzante, insultante, dunque puรฒ risultare scandalosa per chi รจ estraneo al cuore di Dio e alla sua ira e al parlare profetico (altrove Gesรน apostrofa scribi e farisei come razza di vipere, sepolcri imbiancati, ipocriti, con invettive decisamente forti), ma รจ la parola che osa parlar male del male, che ha il coraggio della veritร di fronte a chi abita la menzogna.
Gli scribi sono persone con una funzione religiosa importante: a loro sono riservati i primi posti nei ricevimenti e nelle riunioni liturgiche ed essi amano farsi riverire e omaggiare, esibiscono i loro paramenti e ostentano la loro preghiera. Qual รจ lo sguardo degli scribi? In realtร sono coloro che amano farsi vedere: essi cercano e vedono solo lo sguardo degli altri su di loro e volendo essere visti e ammirati diventano ciechi su di sรฉ. La loro funzione diviene la loro finzione: il loro posto di autoritร e responsabilitร religiosa diviene funzionale alla loro finzione e la loro finzione nutre, sostiene e perpetua il loro posto di autoritร che รจ posto di visibilitร .
E cosรฌ la loro menzogna li rende divisi tra ciรฒ che sono in veritร e che, menzogna dopo menzogna, ormai faticheranno sempre piรน a incontrare e a riconoscere, e la loro immagine, la maschera esibita e offerta. Solo una parola forte, penetrante, incisiva, che fa male, puรฒ – forse – scuotere chi รจ avvezzo alla menzogna. Oppure un no anche silenzioso, ma determinato, risoluto, incrollabile. Perchรฉ la menzogna, che affascina per il potere di cui gratifica il menzognero – il potere di ricreare la realtร , il potere di dare una certa immagine di se stessi, il potere di dominare gli altri e di usarli – arriva in realtร a schiavizzare il menzognero cosicchรฉ per sopravvivere il menzognero deve obbedire e andare fino in fondo al proprio mentire. Fino a non saper piรน distinguere tra vero e falso, tra illusione e realtร , fra veritร e menzogna. Ecco dunque che una parola forte e cruda puรฒ – forse – incrinare l’armatura della parola e della postura menzognera divenuta prigione del menzognero. Certo, simili parole scandalizzano ma, in realtร , รจ l’amore da cui nascono che provoca scandalo. Amore che anche di fronte alla menzogna e alla doppiezza non si arrende e grida. Molto piรน facile l’indifferenza bonaria che non scomoda, senza conflitti e senza parole critiche.
Ma lo sguardo di Gesรน sa anche vedere come la vedova getta le sue monete nel tesoro e diviene parola che convoca solennemente i discepoli perchรฉ si mettano in ascolto e in contemplazione del magistero di quella donna. Tutto รจ sotto il segno dello sguardo di Gesรน: โSeduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molteโ (Mc 12,41). Sguardo che introduce la scena dominata da polaritร : il gruppo maschile e la donna, i molti e la donna sola, i ricchi e la povera, gli oppressori e la donna oppressa, quella che fa parte dello strato piรน basso della societร e quelli che hanno onorabilitร , reputazione, importanza, e possono nutrire le ambizioni di essere sempre al primo posto, in vista, nei primi posti, davanti agli altri. Primi posti, primi seggi: quella parola โprimiโ รจ la stessa che Gesรน ha ribaltato con lโadagio che โi primi saranno ultimiโ (cf. Mc 10,31).
Inoltre se gli scribi amano farsi vedere mentre compiono azioni religiose e cultuali, Gesรน guarda come la folla getta le monete nel tesoro e cosรฌ, Gesรน vede il dono della donna che rifugge ogni ostentazione. Gesรน vede lโinvisibile, vede cosa cโรจ dietro allโatto di donare una cifra irrisoria, infima. Dono che puรฒ rappresentare agli occhi di qualcuno il punto piรน basso cui giunge lโabuso nellโambito dello spirituale: condurre una persona a interiorizzare e a far proprio il comportamento che lโabusatore vuole da lei. Quella รจ la perfetta riuscita dellโabuso. Il dono della donna, il suo obolo, puรฒ essere giudicato inutile, ingiusto, perfino stolto (cosa aggiunge ai destinatari delle offerte una somma di denaro cosรฌ insignificante? Mentre per lei รจ tutto ciรฒ che possiede), eppure Gesรน fa di quel gesto un atto magisteriale e il vangelo ci mette ancora oggi alla scuola di questa povera donna e del suo gesto.
Questa donna diventa lโicona dellโautentico donatore, il simbolo della gratuitร e della follia dellโamore. Un altro sguardo gettato sul dono della donna potrebbe rilevare la sua assurditร : si potrebbe dire che la donna, nella sua semplicitร , รจ prigioniera di un sistema che la spinge a dare il poco che ha per vivere, allโistituzione di cui sono complici gli scribi che divorano le case delle vedove. Del resto, con le sue parole scorrette e scomode, Gesรน aveva giร qualificato il tempio come โspelonca di ladriโ (Mc 11,17). Ma appunto, lo sguardo di Gesรน vede il cuore, la qualitร del cuore della donna. E Gesรน discerne un cuore che ama in modo totale il Signore. Gesรน coglie ciรฒ che รจ essenziale e dร senso al vivere: lโamore. Lโamore che puรฒ condurre alla follia, a bruciarsi, a farsi dono, a spendere la vita senza gratificazioni. Questa donna, dice Gesรน โha gettato tutto quanto aveva per vivereโ (Mc 12,44). Nessuno รจ cosรฌ povero da non aver nulla da dare ad altri. Questa donna diviene cosรฌ, di fatto, profezia del gesto di donazione di Gesรน stesso, il gesto del dono della vita che illumina definitivamente tutta unโesistenza spesa nellโamore.
Questa vedova dona a partire dalla sua mancanza, ek tรชs ysterรฉseos autรชs, de penuria sua (Mc 12,44). ร a partire dalla sua indigenza e dal suo non-avere che lei dona. Lei dona il niente che ha. Amare รจ far dono allโaltro della propria povertร . Al tempo stesso, quel dono di niente, che parte dal niente, รจ dono di tutto, perchรฉ รจ dono di sรฉ. Del resto, la dimensione simbolica del dono ci dice che, quale che sia il dono che si fa, lโintenzione รจ di donare se stessi e creare, attraverso il dono, un incontro e una relazione. Se la comunitร รจ lโinsieme di coloro che sono uniti dal munus, cioรจ dal dono che si fa, dono che รจ anche compito e dovere, allora la maniera in cui si edifica la comunione della comunitร รจ la condivisione delle povertร di ciascuno.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



