Ascolto, correzione, perdono
Il brano evangelico di questa domenica รจ inserito in quel capitolo diciottesimo del primo vangelo che contiene il cosiddetto โdiscorso ecclesialeโ o โcomunitarioโ. Discorso che ci fa toccare con mano alcune difficoltร che si presentavano nelle comunitร giudeo-cristiane negli anni ottanta del I secolo d. C. Ma che ci fa entrare anche allโinterno delle complesse e sottili dinamiche di una comunitร ecclesiale, in cui i problemi principali sono normalmente di tipo relazionale. In una comunitร vi sono dei forti e dei deboli, dei โpiccoliโ (Mt 18,6.10), cioรจ dei credenti semplici che possono subire scandali e trovare inciampo nel loro cammino di sequela a causa di comportamenti troppo disinvolti da parte di chi รจ piรน forte o comunque mosso da una coscienza di fede diversa e piรน libera. Di certo, una preoccupazione che deve abitare la comunitร cristiana e soprattutto i suoi pastori, รจ che chi si smarrisce, non arrivi a perdersi. La parabola della pecora smarrita svela questa preoccupazione (Mt 18,12-14).
Subito dopo aver narrato questa breve parabola, Gesรน parla del comportamento intracomunitario nei confronti del fratello che pecca. Troviamo qui lโeco di una pratica disciplinare che cercava di regolare e risolvere situazioni comunitarie ferite da peccati avvenuti allโinterno della comunitร . I vv. 15-17 si presentano come una sorta di indicazione di percorso, di regola di comportamento nei confronti del peccatore. Si tratta di indicazioni che manifestano la loro origine nellโesperienza vissuta, in situazioni che sono insorte e che hanno interrogato i responsabili delle comunitร e hanno condotto allโelaborazione di un processo disciplinare ispirato a gradualitร , a discrezione e a rispetto. Ma anche a fermezza. Il ricorrere per cinque volte in tre versetti di proposizioni condizionali (โse tuo fratello โฆ se ti ascolterร โฆ se non ascolterร โฆ se non ascolterร costoro โฆ se non ascolterร neanche lโassembleaโ) esprime la riflessione ecclesiale su casi che si sono verificati e che hanno impegnato le comunitร a dotarsi di regole, di limiti, di procedure per arginare comportamenti che, qualora fossero degenerati o divenuti consuetudine, avrebbero rovinato la comunitร rendendo impossibile la vita ecclesiale. Sรฌ, perchรฉ anche una comunitร ecclesiale ha dei limiti, delle possibilitร limitate, delle debolezze e non รจ onnipotente. Di fronte ai casi che possono verificarsi, troviamo poi indicazioni precise di comportamento che, di nuovo, riflettono lโesperienza maturata nelle comunitร ecclesiali: โvaโ e ammoniscilo fra te e lui solo โฆ prendi con te una o due persone โฆ dillo alla comunitร โฆ sia per te come il pagano e il pubblicanoโ.
Anzitutto va precisato che nel v. 15 probabilmente la lezione preferibile รจ โSe tuo fratello peccherร โ, tralasciando quel โcontro di teโ che va spiegato come armonizzazione con il v. 21 (โSe il mio fratello commette colpe contro di meโ). Si tratta cioรจ di una colpa pubblica, non personale, non diretta in modo particolare contro lโaltro. Si trattasse di colpa personale, contro un preciso fratello, non vi sarebbe altra via che il perdono senza misura (cf. Mt 18,21-22). In questo caso, invece, occorre mettere in atto una correzione fraterna che puรฒ sfociare anche in una misura drastica. La correzione fraterna รจ operazione che richiede un profondo senso di fede: la maturitร di fede consiste nel sentirsi feriti dal peccato in quanto tale, non soltanto dallโoffesa personale. Occorre essere mossi dalla responsabilitร per il corpo comunitario, per il terzo che va oltre lโio e il tu degli eventuali soggetti in conflitto, e tendere al bene della comunitร . E qui Matteo ci mostra come anche una comunitร che prende seriamente a cuore la sorte della pecora smarrita (Mt 18,12-14) e che ha ben appreso la lezione di Gesรน sul perdono e cerca di risolvere i conflitti con la pratica del perdono (cf. Mt 18,21-22), deve ricorrere anche a procedure di esclusione quando ogni altra via si sia rivelata non percorribile. E i vv. 15-17 espongono appunto le vie da percorrere. Se qui abbiamo un ordo della correzione fraterna, lโesigenza di tale operazione รจ presente altrove nel NT, per esempio, lร dove si parla di parla di correggere i disobbedienti (cf. 2Ts 3,15) e di ammonire gli indisciplinati, coloro che si comportano senza norme e ordine (cf. 1Ts 5,14).
Ora, in che cosa consiste la correzione fraterna? Il verbo greco spesso utilizzato nel Nuovo Testamento (noutheteรฎn) indica il โporre la menteโ (noรปs) su un altro per aiutarlo a scoprire i suoi sbagli e a evitarli: dunque unโattenzione amorosa, un vegliare sullโaltro per correggere i suoi eventuali errori. Il latino corrigere indica il โdirigere insiemeโ (cum-regere) e denota il carattere condiviso, relazionale della correzione, in cui uno aiuta lโaltro a dirigere la propria vita in maniera maggiormente conforme a umanitร e santitร . Il verbo โammonireโ deriva dal latino ad-monere in cui monere indica il โricordareโ: lโammonizione รจ un far ricordare ciรฒ che si รจ dimenticato, รจ un riportare alla realtร chi se ne รจ allontanato. Del resto, spesso il peccato altro non รจ che dimenticanza di Dio e della sua volontร . Una volontร che il peccatore conosce ma da cui si allontana.
Ecco dunque i tre gradi o le tre tappe della correzione fraterna. Anzitutto, la correzione personale, โfra te e lui soloโ, affinchรฉ, se il fratello ascolta e si ravvede, il problema รจ risolto senza lโimbarazzante coinvolgimento di terzi. Se invece non cโรจ ascolto, la correzione deve avvenire alla presenza di due o tre testimoni, secondo quanto richiesto da Dt 19,15, sia per garantire il diritto dellโaccusato (โUn solo testimone non avrร valore contro alcunoโ: Dt 19,15) sia perchรฉ piรน testimoni possono attestare โogni parolaโ (lett. pรขn rhรชma; omne verbum; CEI traduce โogni cosaโ) proferita nella conversazione tra il peccatore e chi lo corregge. Se neppure in questo caso vi รจ ascolto, allora โdillo alla chiesaโ: lโultima istanza รจ la comunitร ecclesiale, lโassemblea locale. La correzione deve allora svolgersi nel contesto allargato dellโintera comunitร . Sia nel rapporto a tu per tu, che davanti ad alcuni testimoni o di fronte allโassemblea, lโelemento decisivo e discriminante della correzione รจ relazionale: la capacitร di ascolto. Ovvero, la libertร interiore, lโumiltร e lโapertura che riconoscono la bontร del rimprovero che ci viene mosso e che ci porta rinunciare a difenderci contrattaccando o negando e rimuovendo il rimprovero.
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E se anche lโultima istanza dellโordo della correzione incontra il non-ascolto, allora il peccatore โsia per te come il pagano e il pubblicanoโ (Mt 18,17). Si tratta di una formula di esclusione in cui viene accordato alla comunitร quel potere di sciogliere e legare che era stato affidato a Pietro (Mt 16,19). Dove sciogliere e legare significano perdonare e escludere, permettere e proibire. La comunitร , lโassemblea ecclesiale รจ dotata del potere di ammissione e di esclusione, ma certamente la scomunica รจ una extrema ratio (cf. 1Cor 5,4-5), mentre il vero, grande potere รจ quello del perdono.
La correzione fraterna รจ necessaria per non covare rancore nel proprio cuore contro lโaltro: infatti, se non si corregge il fratello peccatore si arriverร a odiarlo. La correzione non รจ dunque solo per il bene del fratello che riceve la correzione, ma anche per il bene di colui che la esercita. Dice lโAntico Testamento: โNon odierai il tuo fratello nel tuo cuore, ma correggerai apertamente il tuo prossimo, cosรฌ non ti caricherai di un peccato contro di luiโ (Lv 19,17). Chi, potendolo fare, non corregge il fratello, pecca contro il fratello. La correzione tende a far rientrare il fratello nella relazione dellโalleanza: per questo occorre che sia riattivato il movimento dellโascolto istituendo un contesto di fiducia. La correzione, in effetti, deve avvenire non come giudizio, ma come servizio di veritร e di amore al fratello. Essa รจ evento pneumatico, frutto dello Spirito (cf. Gal 6,1), si rivolge al peccatore non come a un nemico ma come a un fratello (cf. 2Ts 3,15) e puรฒ cosรฌ ottenere il risultato di ricondurre sulla via della vita un fratello che si stava smarrendo (cf. Gc 5,19-20; Sal 51,15). Ma, come mostra la pagina di Matteo, essa puรฒ anche rivelarsi impotente scontrandosi con il muro del non-ascolto e del rifiuto. Che fare quando si giunge a quel punto?
I vv. 19-20 dicono che vi รจ qualcosa che si puรฒ e si deve sempre fare anche quando ogni tentativo di correzione รจ fallito: la preghiera comune. O meglio, si tratta di accordarsi (verbo symphonรฉo: v. 19) per pregare insieme per qualsiasi conflitto (cf. 1Cor 6,1; dove ricorre, tradotto con โliteโ, lo stesso vocabolo tradotto con โcosaโ in Mt 18,19) trovando nel nome del Signore il punto di superamento delle tensioni e il luogo in cui รจ ancora possibile radunarsi (verbo synรกghein: v. 20). Il primato รจ accordato al piano relazionale del ritrovare armonia. Viene in mente la procedura prevista dalla Regola di san Benedetto nei confronti di un fratello peccatore: โLโabate si comporti come un esperto medico: se ha usato i lenitivi, gli unguenti delle esortazioni, i medicamenti delle divine Scritture, e, da ultimo, il cauterio dellโesclusione o delle battiture della verga, se vede che tutto il suo darsi da fare non serve a nulla, allora ricorra a ciรฒ che รจ ancor piรน efficace: la preghiera sua e di tutti i fratelli per lui, affinchรฉ il Signore, che tutto puรฒ, operi la guarigione del fratello malatoโ (28,2-5).
A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose
