La vita secondo lo Spirito
Con la Pentecoste noi contempliamo il compimento della Pasqua del Signore e il compimento implica lโinclusione del credente nella Pasqua. Il dono dello Spirito opera il passaggio da Cristo al cristiano, dalla missione di Gesรน alla missione dei discepoli, dalla predicazione e dallโazione di Gesรน alla predicazione e allโazione dei credenti nella storia. Opera il passaggio da Cristo alla Chiesa. Grazie allo Spirito il credente comprende e ricorda la parola di Gesรน e grazie allo Spirito la annuncia, vi risponde con la preghiera e vi obbedisce con la testimonianza. Cosรฌ lโevento pentecostale ci dice chi รจ il credente. Compimento del mistero pasquale, la Pentecoste รจ anche compimento della vocazione cristiana, del discepolato. Infatti, lo Spirito insegnerร e farร ricordare, come un maestro al discepolo, e il fine di tale insegnamento รจ che il Cristo siaย nelย discepolo, ne divenga presenza interiore e intima. Non esteriore, estrinseca, funzionale.
Il compimento della vocazione cristiana รจ che la vita di Cristo viva in noi. E la vocazione, o, se si vuole, lโessenziale della vita cristiana sotto la guida dello Spirito, รจย la vita interioreย come capacitร di far abitare in sรฉ la parola del Signore, meditarla, comprenderla, interpretarla. La parola poi, vivificata dallo Spirito, diviene magistero interiore del credente: โLo Spirito vi insegnerร tutto e vi ricorderร tutto ciรฒ che io ho dettoโ (Gv 14,26). La congiunzione โeโ รจ esplicativa: lโinsegnamento dello Spirito consisterร nel ravvivare presso i discepoli il ricordo delle parole di Gesรน. Accanto alla vita interiore cโรจ poiย la preghieraย che risponde a tale parola e che diviene non solo un invocare Dio comeย Abbร , โPadreโ, ma un vivere da โfigli di Dioโ.
โQuelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dioโ (Rm 8,14), โper mezzo dello Spirito noi gridiamo Abbร , Padreโ (Rm 8,15). Questo vivere da figli di Dio richiede la capacitร dellaย lotta interiore, ovvero la capacitร di rompere con la carne, cioรจ con lโegoismo e lโautoreferenzialitร . Infine cโรจ laย testimonianza,ย lโannuncio, la capacitร di rendere eloquente per tutti gli uomini il messaggio evangelico. Ciรฒ che avviene quando i discepoli parlano la lingua dello Spirito (At 2,1-12). Vediamo cosรฌ che la festa della Pentecoste ci introduce allโarte della vita secondo lo Spirito santo, ci introduce ai movimenti fondamentali della vita spirituale: lโascolto della parola, la preghiera, la lotta spirituale, lโannuncio e la testimonianza.
โSe mi amate, osserverete i miei comandamenti; โฆ se uno mi ama, osserverร la mia parolaโ (Gv 14,15.23). Amare il Signore รจ custodire e mettere in pratica le sue parole che rendono presente la sua volontร anche in sua assenza. Questa per Giovanni รจ la fede e questa รจ lโazione dello Spirito: rendere presente colui che รจ assente. Tale, infatti, รจ la potenza di realtร e la forza creatrice della fede. Quella fede che per Giovanni diviene amore e si esprime come amore. E diviene amore perchรฉ crede allโamore e rimane in quella fede: โNoi abbiamo riconosciuto e creduto allโamore di Dio per noiโ (1Gv 4,16). Eppure proprio lรฌ si innesta, in noi, la resistenza, lโopposizione; lรฌ sorge in noi la mondanitร ; lรฌ noi diventiamo, direbbe Giovanni, โil mondoโ. Nello spazio cristiano, credere รจ sempre credere lโincredibile, ma un incredibile che non riguarda tanto la natura o la trascendenza di Dio, ma lโevidenza della nostra persona. Gesรน ha appena detto: โChi crede in me, anchโegli compirร le opere che io compio e ne compirร di piรน grandi perchรฉ io vado al Padreโ (Gv 14,12).
Come รจ credibile? Le resistenze alla fede si fondano sulla lampante evidenza della nostra impotenza e inadeguatezza, ma, in radice, e ancor piรน in veritร , sullโincredibilitร dellโessere amati. Per Giovanni, questo รจ il peccato: la non-fede. Lโunico peccato. Il peccato radicale. Il peccato che Paolo chiama โcarneโ e che non รจ peccato sessuale, che anzi sarebbe giร unโapertura, un atto di abbandono e di fiducia in altri da sรฉ, una via di amore, unโapertura del corpo allโamore, ma รจ proprio la chiusura in sรฉ, la non volontร di relazione, la paralisi dellโautocentramento. E cosรฌ il peccato, ovvero, nellโessenziale linguaggio giovanneo,ย la non fede nellโamore, si manifesta come capacitร di rendere assente anche chi รจ presente, di vanificare il reale, di nullificare lโamore.
Ecco il peccato contro lo Spirito, che si oppone cioรจ a quellโazione dello Spirito che rende presente colui che รจ assente. La fede che ama rende visibile e tangibile lโinvisibile e crea una storia che dura nel tempo; la sfiducia che non crede lโamore fa sparire il visibile e cancella le tracce dellโamore dal presente. Ecco perchรฉ lโunica ascesi, secondo il IV vangelo, รจ ilย rimanere, il rimanere nellโamore del Signore e nella sua parola, parola che ripete sempre che lโunica realtร salvifica ed essenziale รจ lโamore con cui siamo amati. Quellโamore che รจ riversato nei nostri cuori insieme allo Spirito donato (Rm 5,5) e che puรฒ operare la nostra conversione facendo dei nostri corpi dei corpi che credono allโamore e dunque dei corpi che amano.
La Pentecoste poi รจ sรฌ compimento della Pasqua, ma รจ anche novitร , atto di nascita. Essa compie lโevento della resurrezione di Cristo con il passaggio del respiro di Cristo nel credente, con la partecipazione del credente allo Spirito della resurrezione effuso in lui. Mediante il dono dello Spirito il Risorto chiama lโumanitร e la creazione intera a essere lร dove lui รจ. Il compimento pasquale che รจ la Pentecoste รจ caparra del compimento del desiderio di Cristo di non essere solo, ma di essere per sempre con le creature. Ciรฒ che manca alla resurrezione di Cristo รจ dunque la resurrezione dei credenti, la trasfigurazione del creato, la trasformazione e il rinnovamento dellโumano. E lo Spirito scende sulla mancanza e sulla povertร facendone luogo di elezione e di possibile trasfigurazione.
Come lo Spirito che nellโin-principio aleggiava su un mondo bisognoso di armonia e di ordine, come lo Spirito che nellโesilio si posรฒ su un popolo privo di vita, ridotto a ossa inaridite, come lo Spirito che il giorno della resurrezione raggiunse dei discepoli vuoti di coraggio e di fede. Come lo Spirito che insegna la preghiera a noi che della preghiera siamo ignoranti, come lo Spirito che, perchรฉ lo possiamo accogliere, chiede a noi di riconoscere la nostra ignoranza e smemoratezza. โLo Spirito vi insegnerร ogni cosa e vi ricorderร tutto ciรฒ che io vi ho dettoโ (Gv 14,26). Lo Spirito ci rende coscienti del peccato della smemoratezza. Se Dio, nella Bibbia, non chiede tanto di aderire a dei valori, ma di fare memoria, il peccato radicale รจ la dimenticanza. Si tratta di fare memoria della sua azione, delle sue opere, della sua parola, dellโevangelo. Ma anche di ricordare gli eventi, i fatti, le sofferenze della propria storia.
Solo attraverso la memoria la storia diviene tale e puรฒ divenire storia di salvezza. La salvezza dei figli dโIsraele รจ letta nel libro della Sapienza come mediata dalla memoria: โI figli dโIsraele continuavano a ricordare i fatti del loro esilioโ (Sap 19,10), mentre la perdizione degli Egiziani viene espressa come dimenticanza, quando essi โfurono preda dellโoblio delle cose passateโ (Sap 19,4). La memoria รจ, nella vita cristiana, struttura di salvezza. Dio stesso รจ il Dio che salva perchรฉ si ricorda della sua alleanza, della sua fedeltร , della sua misericordia. E si ricorda della fragilitร umana. Durante lโesodo, alle numerose dimenticanze colpevoli del popolo, Dio non oppose la distruzione, ma โmisericordioso, perdonava la colpa, ricordava che essi sono carneโ (Sal 78,39).
Lo Spirito effuso รจ la memoria di Dio che inabita nellโuomo e diviene in lui compassione e perdono per ogni essere umano, per tutte le creature, ma soprattutto per il prossimo, per le persone vicine, le uniche che sappiamo far soffrire veramente e per cui soffriamo veramente. Lo Spirito รจ il soffio che porta la parola di Cristo, la insegna e la ricorda. Cosรฌ il discorso iniziato da Cristo con i suoi discepoli si compie nella chiesa, nella storia, nellโoggi delle generazioni fino alla fine. La memoria della parola che lo Spirito mette in atto tende a che questa parola diventi gesto, prassi, storia. Diventi compassione, misericordia e perdono. Perchรฉ chi ascolta la Parola senza ricordare e senza mettere in pratica, senza amare e senza perdonare, รจ come chi, dopo essersi guardato allo specchio, subito dimentica chi era (Gc 1,23-24).
E chi altro era se non una creatura bisognosa di perdono e di misericordia? Lo Spirito che ci insegna e ricorda la parola รจ lo Spirito che vuole compiere Cristo in noi. Ma vuole anche che noi ci compiamo e troviamo pienezza in Cristo. Vuole che la nostra umanitร si compia nellโumanitร di Cristo. Mentre genera Cristo in noi, lo Spirito suscita la nostra nascita a Cristo. Mentre ci dร la parola di Cristo, dร anche la parola a noi, generandoci alla libertร e allโamore, alla realtร salvifica della compassione, della misericordia e del perdono. La Pentecoste compie la Pasqua con questo atto di memoria di Cristo che diventa misericordia, compassione, perdono. Allora infatti cโรจ il compimento dellโalleanza e la conoscenza del Signore, quando lo Spirito effuso farร sรฌ, dice il Signore, โche gli uomini non dovranno piรน istruirsi gli uni gli altri perchรฉ tutti mi conosceranno, perchรฉ io perdonerรฒ la loro iniquitร e non ricorderรฒ piรน il loro peccatoโ (Ger 31,34).
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A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



