Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 27 Dicembre 2020

- Pubblicitร  -

Una fede semplice e familiare

Un aspetto del mistero dellโ€™incarnazione di cui la prima domenica dopo Natale consente lโ€™approfondimento ruota attorno al fatto che Gesรน nasce e cresce in un ambiente familiare, sociale, culturale e religioso specifico. In particolare, viene evidenziata la trasmissione di vita dai suoi genitori (cf. Lc 2,27) al bambino Gesรน: la vita dei suoi genitori, in questa fase di totale dipendenza da loro, รจ la sua stessa vita. Essi gli fanno vivere la fedeltร  che egli vivrร  a sua volta, in futuro, allโ€™interno della sua vocazione personalissima, portandolo al tempio, obbedendo alla Torah, mostrandosi sottomessi al Signore. Anche Giuseppe e Maria preparano la via del Signore: con la loro fede, con il loro amore, con la loro obbedienza. Il testo รจ cristologico, e tuttavia da esso traspare, in prospettiva ermeneutica, il problema della responsabilitร  educativa dei genitori e il nodo del rapporto tra famiglia e comunitร . La famiglia arricchisce la comunitร  e la comunitร  sostiene la famiglia nel proprio faticoso cammino umano e di fede.

Il nostro testo poi afferma ciรฒ che dovrebbe un dato ormai acquisito da parte dei cristiani, ovvero lโ€™ebraicitร  di Gesรน, la perdurante ebraicitร  di Gesรน, come affermato nel documento del 1985 Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dellโ€™Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica ad opera della Commissione per i rapporti religiosi con lโ€™Ebraismo: โ€œGesรน รจ ebreo e lo รจ per sempreโ€. Lโ€™ebraicitร  di Gesรน non รจ solo una elementare veritร  storica, ma la modalitร  di fondo di tutta la sua esistenza, il suo modo di vivere, pensare e credere. Qui vediamo Gesรน nel contesto famigliare, colto nel suo โ€œcrescere e fortificarsiโ€ (Lc 2,40), portato dai โ€œsuoi genitoriโ€ (Lc 2,41), Mirjam e Josef, al tempio di Gerusalemme in occasione della purificazione della madre a quaranta giorni dalla nascita (Lc 2,22; Lv 12,2-4). Luca specifica che i genitori offrono in sacrificio, secondo la Torah, una coppia di tortore o di giovani colombi: si tratta dellโ€™offerta che fanno i poveri che non possono permettersi di acquistare un agnello (Lv 12,8 e 5,7). La letteratura rabbinica ne parlava come dellโ€™โ€œofferta del poveroโ€ (qorban cani). Il riferimento alla crescita di Gesรน rinvia allโ€™educazione che egli ha ricevuto e che trovato nella famiglia, ma anche nella Sinagoga due luoghi decisivi. Anche lโ€™ambiente galilaico in cui Gesรน รจ cresciuto รจ importante per caratterizzare la sua ebraicitร  (cf. Mt 26,69: โ€œGesรน, il Galileoโ€).

Il testo presenta anche lโ€™incontro tra generazioni mostrando lโ€™accoglienza del bambino da parte degli anziani Simeone e Anna. Lโ€™attesa obbediente di Simeone diviene capacitร  di accoglienza: โ€œSimeone accolse il bambino tra le sue braccia e benedisse Dioโ€ (Lc 2,28): accolto da Maria nel suo seno, ora Gesรน รจ accolto tra le braccia di Simeone, uno dei poveri del Signore, uomo di attesa e di fede. E mentre lo accoglie nelle sue braccia non lo trattiene, ma lo confessa come dono di Dio destinato non solo a Israele, ma anche a โ€œtutti i popoliโ€ (Lc 2,31). La preghiera e il digiuno perseveranti di Anna, la profetessa, la rendono capace di discernere nel bambino il Messia atteso. Preghiera assidua, discernimento, lode e ringraziamento sono gli elementi spirituali che caratterizzano la figura di Anna. E se Maria aveva cantato le meraviglie compiute da Dio in lei, ora

Anna, alla vista del bambino, loda Dio per il suo intervento. Questo incontro รจ particolarmente commovente e pregnante in quanto mostra lโ€™incontro tra il crepuscolo di due vite, quelle di Simeone, ormai prossimo alla morte (Lc 2,26.29) e di Anna, vedova di ottantaquattro anni (2,37), con lโ€™alba dellโ€™esistenza di Gesรน, che ha poche settimane di vita. Colpisce, in questi due anziani, la capacitร  di accoglienza del nuovo, la capacitร  di far spazio in sรฉ alla novitร  operata da Dio e che essi hanno saputo attendere con pazienza. La loro perseveranza e la loro fedeltร  non li hanno induriti o isteriliti, ma resi dioratici, capaci di discernimento, di tenerezza, di accoglienza, di amore. รˆ possibile invecchiare bene.

Al Tempio avviene lโ€™incontro tra persone semplici. I genitori di Gesรน che, nella loro fede popolare e semplice, adempiono usanze legali e precetti religiosi, e un uomo anchโ€™esso semplice, che al tempio si reca guidato dallo Spirito. A questo livello della fede semplice e pura, ciรฒ che prevale รจ lโ€™umano, il buon senso che pone lโ€™umano al primo posto, lโ€™umano come scopo dei riti e delle usanze religiose, lโ€™umano come luogo e fine dellโ€™azione dello Spirito. E tutto avviene nel quadro di un incontro umano, non di un rito. Prima dellโ€™azione liturgica prevista, dunque fuori da un quadro cultuale, in un contesto spaziale del tempio in cui anche le donne potevano ancora entrare, avviene lโ€™incontro tra la madre e il padre di Gesรน, e lโ€™anziano profeta. In veritร  un profeta nascosto. Un profeta quotidiano, cioรจ un uomo di fede e di speranza, un uomo di preghiera, un uomo abitato dallo Spirito di Dio, un uomo di Dio, ma senza la popolaritร  e la notorietร  di diversi profeti. Un profeta nascosto, umile, non gridato, che viene quasi scovato, rivelato, fatto uscire allโ€™aperto, da Gesรน stesso. Lโ€™incontro di queste persone รจ incontro nella piccolezza e nellโ€™umiltร , incontro di gente semplice, incontro in cui chi cercava lโ€™adempimento legale trova la rivelazione dello Spirito, chi attendeva la consolazione di Israele discerne la salvezza di Dio nel bambino. E allo stupore dei genitori di Gesรน al sentire ciรฒ che si dice del loro bambino (Lc 2,33) corrisponde la meraviglia di Simeone che tali parole pronuncia su quel bambino. Simeone รจ anche uomo di stupore che conserva la meravigliosa facoltร  dello stupore anche verso la fine della vita.

- Pubblicitร  -

Lโ€™incontro tra Simeone e il bambino รจ lโ€™incontro di due debolezze: la debolezza dellโ€™uomo anziano e la debolezza dellโ€™infante. Gesรน, infans, ancora non parla, ma puรฒ solo essere parlato. E da Simeone รจ parlato, cosรฌ come รจ visto e toccato, accolto nelle braccia. La Scrittura ha giร  parlato per lui e allโ€™anziano Simeone basta la testimonianza delle Scritture, basta ciรฒ che ha letto e ascoltato nelle Scritture per discernere nel bambino la salvezza di Dio. Allโ€™impotenza del bambino corrisponde la non volontร  di possesso da parte dellโ€™anziano, il non voler avere un potere su di lui: Simeone รจ abitato dalla capacitร  di amare nella libertร  e in modo liberante.

Al cuore del nostro brano evangelico troviamo poi la preghiera del Nunc dimittis, ovvero, il breve inno che la chiesa fa pregare a compieta, alla fine del giorno, come ultime parole di fede prima di entrare in quel sonno che รจ simbolo della morte. E il Nunc dimittis รจ anche il canto della sera della vita, pronunciato da un Simeone ormai prossimo alla morte. Il testo non dice esplicitamente che Simeone sia anziano e nemmeno viene specificata la sua etร : รจ licenza poetica quella che porta Thomas Stearns Eliot a parlare di Simeone come di โ€œun uomo di ottantโ€™anni che non ha domaniโ€. Tuttavia, il parallelismo con Anna stessa, la prossimitร  con figure come Zaccaria e Elisabetta, presenti nel primo capitolo del vangelo secondo Luca, di cui si dice che erano โ€œavanti negli anniโ€ (Lc 1,7), la sua prossimitร  con la morte, il fatto che egli abbia alle spalle una vita che gli ha meritato la considerazione di โ€œuomo giusto e pioโ€ (potremmo tradurre: โ€œgiusto e timoratoโ€), tutto questo sta a indicare la condizione di anzianitร  di Simeone. Prossimitร  della morte e condizione di vecchiaia: il Nunc dimittis, sembra voler sfidare due dei maggiori tabรน culturali del nostro tempo, impegnato comโ€™รจ, quest’ultimo, a rimuovere il pensiero della morte e a cancellare con ogni mezzo le tracce della vecchiaia dal corpo umano.

La preghiera di Simeone รจ un rendimento di grazie: egli loda e ringrazia Dio. Ecco un altro segno del beato invecchiamento di Simeone. Non avanza pretese, non si lamenta, non รจ autocentrato, ma ringrazia, riconoscendo che la sua vita รจ stata segnata da doni e promesse, che cโ€™รจ un passato per cui dire grazie e un futuro a cui dire โ€œsรฌโ€. Anche il futuro imminente che รจ la sua stessa morte. โ€œSimeone benedisse dicendoโ€. Con la parola Simeone fa fronte alla morte e nutre la

propria speranza. Con la parola egli fa qualcosa della propria morte. E la preghiera di Simeone si concentra sul momento presente: โ€œOraโ€, nรปn. Essa sintetizza il passato, il tempo della preparazione della salvezza, anticipa il futuro dellโ€™illuminazione dei popoli pagani, ma trova nellโ€™oggi, nel frammento di tempo presente, quello in cui il bambino viene presentato al tempio, il momento di sintesi, il momento in cui sgorga il ringraziamento. In quel momento tutto il passato viene accolto, lโ€™attesa viene confermata, e il futuro viene rilanciato. Nelle parole di Simeone, che sono una preghiera rivolta al Signore e โ€œpadroneโ€ (in greco Despรณtes) della vita, la morte appare come un licenziamento, un congedo dal servizio, dalla lunga militanza di una vita. Vi รจ sia il senso della liberazione dello schiavo sia il congedo dopo un servizio, sia, soprattutto, il permesso di partire, di morire. โ€œSรฌ, Signore, ora tu puoi lasciare andare il tuo servo nella paceโ€. Lโ€™uomo giusto e timorato si appresta a vivere una morte nella pace.

Cosรฌ il mistero della nascita illumina anche lโ€™enigma della morte.

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose


Altri Articoli
Related

Commento alle letture della liturgia del 23 Dicembre 2025

Tempo di Avvento IV, Colore Viola - Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 4 Il...

Missio Ragazzi – Commento al Vangelo di giovedรฌ 25 Dicembre 2025 per ragazzi

Di quante cose il Vangelo ci fa dono nella notte...

Carlo Miglietta – Commento alle letture di giovedรฌ 25 Dicembre 2025

NATALE DEL SIGNORE Letture: Messa della Notte: Is 9,1-3.5-6; Tt...

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 23 Dicembre 2025

Nascita di Giovanni Battista.Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo,...