Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 16 Maggio 2021

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Speranza e responsabilitร 

Che cosa celebriamo nella solennitร  dellโ€™Ascensione del Signore? Innanzitutto il compimento della missione del Figlio: โ€œSono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al padreโ€ (Gv 16,28). Il mistero dellโ€™amore di Dio per lโ€™uomo, manifestato come discesa e abbassamento nellโ€™incarnazione, trova la sua pienezza nellโ€™Ascensione, con cui il Figlio porta nella vita trinitaria la carne umana e ci conduce a confessare che alla destra del Padre siede ormai un corpo umano, la carne di Cristo che รจ anche la nostra carne, la condizione della nostra umanitร . Nel Cristo asceso โ€œquale primogenito tra molti fratelliโ€ (Rm 8,29) cโ€™รจ la caparra della nostra destinazione ultima, cโ€™รจ la memoria della nostra chiamata alla piena โ€œpartecipazione alla natura divinaโ€ (2Pt 1,4). Cosรฌ lโ€™Ascensione celebra anche il mistero della salvezza a cui siamo chiamati: la vita in Dio per sempre nel Figlio. E infine nellโ€™Ascensione contempliamo il compimento di una parola della Scrittura. Il Cristo che sale al cielo e siede alla destra del Padre adempie al comando โ€œSiedi alla mia destraโ€ (Sal 110,1) rivolto da Dio al re-messia nellโ€™Antico Testamento e che accompagnava lโ€™ascesa al trono e la presa di possesso, da parte del nuovo re, del palazzo regale che si trovava appunto alla destra del Tempio, della dimora di Dio. Lโ€™Incarnazione e lโ€™Ascensione sono allora i due poli di un unico mistero di obbedienza del Figlio alla volontร  di amore e di salvezza universale del Padre.

Ora, dellโ€™evento dellโ€™Ascensione ci parla soprattutto Luca (nel vangelo: Lc 24,50-51 e anche negli Atti degli Apostoli: At 1,2.9-11), ma anche lโ€™evangelista Marco, in una menzione concisa allโ€™interno della finale aggiunta al testo originario del vangelo. Cosรฌ dice il secondo vangelo: โ€œIl Signore Gesรน, dopo aver parlato agli Undici, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dioโ€ (Mc 16,19). โ€œDopo aver parlatoโ€: il Cristo ascende al cielo dopo aver lasciato una parola ai discepoli. Il suo distacco dai discepoli non รจ muto, ma accompagnato da parole. Qui si parla delle parole rivolte agli Undici, ma di certo i discepoli dovranno ricordare tutte le parole che Gesรน ha rivolto loro durante gli anni della loro vita itinerante vissuta insieme. Gesรน lascia le parole che diverranno gli scritti evangelici. Le sue parole sono la sua ereditร  che egli lascia ai discepoli e di cui essi sono ora responsabili.

Le parole poi, dice Qoelet, โ€œsono come frecceโ€ (Qo 12,11): esse indicano, orientano, danno un senso e una direzione. Sono dunque unโ€™altra forma di presenza del Signore. Forma che implica la memoria e lโ€™interpretazione da parte dei discepoli. Si tratta di ricordare ciรฒ che il Signore ha detto e di interpretalo per viverlo nel nuovo contesto. Di certo, nel testo odierno di Marco, tra le parole pronunciate da Gesรน immediatamente prima della sua ascensione al cielo, vi รจ il comando di andare e annunciare il vangelo ovunque: la missione e la predicazione della chiesa coprono il โ€œvuotoโ€ dellโ€™assenza fisica di Gesรน. โ€œAndate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creaturaโ€ (Mc 16,15). Sta alla chiesa visibilizzare il volto di Cristo nel tempo in cui lโ€™ascensione lโ€™ha sottratto alla

vista, nel tempo tra la Pasqua e la Parusia. Sta alla chiesa renderlo presente tra gli uomini. โ€œLa sorte di Dio ci รจ affidata nella misura in cui, portatori di Dio in questo mondo, รจ dal nostro atteggiamento che dipenderร  la conoscenza e lโ€™immagine che gli uomini si faranno di Dio. Dio stesso potrร  essere buono, giusto e salvatore di un certo uomo soltanto se, in quel dato momento e in quelle date circostanze, io sarรฒ buono e giusto con quellโ€™uomo esercitando cosรฌ nei suoi confronti, in qualche modo, quella potenza di salvezza che mi รจ stata comandata da Dio. Come dicevano i Padri della chiesa, noi siamo le mani e le braccia di Dioโ€ (Adolphe Geschรฉ).

Tuttavia, se la parola dellโ€™annuncio a ogni creatura si riferisce certamente anzitutto agli esseri umani, รจ pur vero che dietro a quellโ€™โ€œogni creaturaโ€ possiamo vedere tutto ciรฒ che รจ uscito dalle mani creatrici di Dio. Possiamo vedere pertanto le creature animate e inanimate, anchโ€™esse destinatarie della buona novella. โ€œOgni creaturaโ€ abbraccia anche animali e piante, ruscelli e colli, erbe e fiori, insomma tutte le creature che sono dichiarate anchโ€™esse destinatarie dellโ€™annuncio pasquale che promette la trasfigurazione di questo mondo in cieli e terra nuovi. Ci sono una fratellanza e una sororitร  che non si limitano agli umani, ma che comprendono tutte le creature. San Francesco lo sapeva bene, lui che nella sua predicazione si rivolgeva anche agli animali e che proclamava lโ€™amicizia con tutti gli elementi del creato. Ma che significa annunciare il vangelo a ogni creatura? Sempre san Francesco afferma, rivolto ai suoi frati: โ€œPredicate sempre il vangelo e, se fosse necessario, anche con le paroleโ€. Predicare sempre significa che la predicazione non puรฒ essere unโ€™attivitร  solamente verbale, ma deve investire lโ€™essere stesso della persona in tutte le sue modalitร  espressive e relazionali. Significa diventare vangelo vivente: esprimere il vangelo con parole e silenzi, con gesti e sguardi, con tutto se stesso. Questo annuncio nasce da uno sguardo evangelizzato che vede in ogni realtร  una traccia della presenza divina, uno sguardo che si lascia ferire dalla precarietร  del fiore che appassisce, dalla sofferenza dellโ€™animale ferito, dalla pazienza della terra. Annunciare il vangelo a ogni creatura, ovvero entrare sempre piรน nella compassione verso per tutto ciรฒ che esiste, che vive e che muore. Questa estensione universale della presenza di Dio nel Cristo risorto e asceso al cielo, รจ suggerita da Paolo quando afferma: โ€œChe significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiรน sulla terra? Colui che discese รจ lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli per essere pienezza di tutte le coseโ€ (Ef 4,9-10). Il Cristo risorto, divenuto spirito vivificatore al cuore delle umili realtร  terrene, รจ ormai presente ovunque, riempie ogni spazio.

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Il modello poi della missione e della predicazione a cui il Risorto che ascende al cielo destina i discepoli, รจ Gesรน stesso che aveva iniziato il suo ministero predicando il Regno di Dio e chiedendo conversione e fede nel vangelo (cf. Mc 1,14-15). E poichรฉ il Risorto continua a precedere i discepoli (cf. Mc 16,7), la missione si configura come sequela di Cristo. Lโ€™andare cui essi sono invitati altro non รจ che un seguire. Solo cosรฌ la missione sarร  sacramento della presenza del Signore tra gli uomini. Come era la missione svolta dagli Undici, in cui era presente e attivo il Signore stesso. โ€œGli Undici predicarono dappertutto, mentre il Signore cooperava (con loro) e confermava la parola con i segni che lโ€™accompagnavanoโ€ (Mc 16,20). Affermando che il Signore coopera con gli Undici nella loro missione e conferma la parola del loro annuncio, la chiesa primitiva esprime la sua fede nel Risorto quale soggetto della missione della chiesa. E poichรฉ la missione avviene con parole e gesti intimamente connessi, ecco che lโ€™azione di sinergia e di conferma della parola attuata dal Signore si esplica in โ€œsegniโ€ (Mc 16,20).

E se la missione della chiesa tende a suscitare lโ€™adesione teologale, la fede nel Signore, essa avviene grazie alla fede. Gli inviati, i predicatori sono i primi chiamati alla fede. Nel testo evangelico si parla della cooperazione del Signore alla missione ecclesiale in termini analoghi a quelli che troviamo in At 14,3: โ€œ(Paolo e Barnaba) parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mezzo loro si operassero segni e prodigiโ€. รˆ la fede in Gesรน risorto e asceso al cielo lo spazio di azione della grazia e di manifestazione della sua potenza e feconditร . Chiesa evangelizzatrice รจ, semplicemente, una chiesa credente.

Mentre dunque nel Cristo asceso al cielo il credente contempla la ricapitolazione in Dio di tutta lโ€™umanitร , nella storia egli vede la missione della chiesa che annuncia il vangelo a ogni creatura. Questo, pertanto, il messaggio che dallโ€™Ascensione discende alla chiesa: speranza e responsabilitร . Speranza della trasfigurazione universale, responsabilitร  di rendere presente Cristo a ogni creatura. Anzi, la speranza diviene la responsabilitร  che i credenti hanno nei confronti di tutta lโ€™umanitร . Lโ€™evangelizzazione dischiusa dallโ€™Ascensione implica la capacitร  di destare speranza, di aprire spiragli di senso nella vita e nella storia degli uomini. Implica la sovrana libertร  di chi sa di essere cittadino del cielo, dove โ€œil Cristo รจ seduto alla destra di Dioโ€ (Col 3,1), di chi รจ cosciente di essere โ€œnel mondo, ma non del mondoโ€ (cf. Gv 17,11.14). E implica la fede che il battesimo รจ lโ€™atto con cui Dio โ€œci ha resuscitati con Cristo e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesรนโ€ (Ef 2,6). I battezzati sono dei con-risorti e dei con-ascesi al cielo con Cristo: questo aspetto della fede non รจ per nulla unโ€™eresia di anticipazione, anzi, รจ il richiamo alla fede in Cristo, alla partecipazione alle energie della sua resurrezione, alla testimonianza escatologica che รจ compito della Chiesa. Lโ€™Ascensione, infatti, รจ caparra della venuta nella gloria di Cristo: โ€œQuesto Gesรน, che รจ stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerร  un giorno allo stesso modo in cui lโ€™avete visto andare in cieloโ€ (At 1,11).

A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose