Cosรฌ anche voi
Il vangelo di questa V domenica di Pasqua presenta Gesรน che dร il comando nuovo che si trova al cuore dell’alleanza nuova: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, cosรฌ amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Tratta dai discorsi di addio di Gesรน nel IV vangelo, la pericope liturgica presenta lโereditร , cioรจ il dono e il compito, che Gesรน lascia ai suoi discepoli:ย lโamore, lโagape. Gesรน trasmette ciรฒ che ritiene irrinunciabile per i suoi discepoli nel futuro. Gesรน sta disponendo la sua ereditร , come sempre avviene quando si avvicina la fine della vita. Trasmettere ha infatti a che fare con la morte. Ha scritto Rรฉgis Debray: โNoi trasmettiamo affinchรฉ ciรฒ che viviamo, crediamo e pensiamo non muoia con noiโ.
La trasmissione ci mette a contatto con il problema della morte. Ma Gesรน non trasmette semplicemente โqualcosaโ, bensรฌ la suaย forma vitae, e la sua vita รจ stata caratterizzata da quellโamore che รจ il piรน potente antidoto nei confronti della morte. Espresso in forma di comando (โAmateviโ), lโamore che Gesรน chiede di praticare ai suoi discepoli, ha forma pasquale, chiede unโuscita da sรฉ da parte del discepolo per accogliere in sรฉ la forma di Cristo, e โforma e figura di Cristo in noi รจ lโamoreโ (Cirillo di Alessandria). Vivere lโamore come Gesรน lโha vissuto significa partecipare alle energie del Risorto, passare dalla morte alla vita, significa confessare nelle relazioni quotidiane la fede pasquale. Come l’amore vissuto da Gesรน รจ la forza intima della resurrezione, cosรฌ Gesรน indica ai discepoli la via dell’amore come via per fare della resurrezione una prassi, per vivere cioรจ la novitร cristiana narrando esistenzialmente nel quotidiano che la morte non ha lโultima parola.
L’affermazione di Colui che siede sul trono trasmessa in Ap 21,5 “Io faccio nuove tutte le cose” trova una sua ermeneutica nella resurrezione di Gesรน. La resurrezione รจ il punto di vista da cui guardare ogni cosa in modo radicalmente nuovo. Tra prima e dopo la resurrezione di Gesรน nella vita degli uomini e nella storia non รจ cambiato nulla, le tragedie storiche e i drammi personali non sono finiti, e gli umani mostrano con ostinatezza il loro perseverare negli errori, nei vizi e nelle follie di sempre, ma la resurrezione consente di guardare tutta la realtร da un altro punto di vista e di coglierla come occasione di fare qualcosa di nuovo in noi e tra di noi, dunque nelle nostre vite personali ed ecclesiali, e anche nelle vicende storiche.
La resurrezione ci insegna non tanto ad aspettarci cose nuove e diverse fuori di noi – sarebbe deresponsabilizzante -, ma ci infonde la responsabilitร di vivere in modo nuovo le realtร spesso penose e dolorose del quotidiano, ci porta a guardare in modo nuovo e diverso le solite storie e le consuete esistenze. รย il punto di vista della resurrezione, ovvero della pratica concreta dell’amore, che porta Gesรน a guardare il tradimento di Giuda, che รจ l’evento che apre la pericope evangelica di oggi (โQuando Giuda fu uscitoโ: Gv 13,31), come occasione di amore, come possibilitร che gli viene concessa di vivere con amore. Gesรน non rende migliore Giuda, non lo cambia, non lo converte, nemmeno lo distoglie con opera di convincimento, con esortazioni, con minacce, con esclusioni, da ciรฒ che ha in mente di fare, ma accoglie il reale, e ne fa l’occasione di vivere l’amore e di narrare concretamente l’amore di Dio. Anzi, per Gesรน, il tradimento di Giuda รจ l’occasione di amare anche chi si fa suo nemico. Di narrare dunque che l’amore di Dio รจ per tutti, non solo per alcuni. ร anche per chi amabile non รจ, non solo per chi lo รจ.
Il vangelo pone in stretta relazione l’uscita di Giuda dallo spazio comunitario con la glorificazione di Gesรน (cf. Gv 13,31). Il gesto di tradimento, che poteva essere esecrato e biasimato, giudicato e condannato, divenire motivo di espulsione di Giuda dal gruppo comunitario, viene visto da Gesรน all’interno della sua storia con il Padre e dunque come segno della sua glorificazione. La domanda che emerge e che pone in crisi le nostre reazioni, i nostri modi di ragionare e di comportarci anche nella vita ecclesiale รจ: che uso facciamo delle situazioni di conflitto o di ingiustizia? Come ci relazioniamo alle difficoltร che una persona ci pone con un comportamento ingiusto e offensivo? Spesso la nostra prima reazione รจ l’autodifesa, che รจ piรน che legittima e probabilmente anche doverosa in molte occasioni se non sempre. Tuttavia, qui Gesรน mostra un comportamento altro. Per comprenderlo dobbiamo cambiare il punto di vista a partire dal quale consideriamo la realtร e gli altri. Il gesto di Giuda รจ occasione per Gesรน di domandarsi come continuare ad amare Giuda anche in quella situazione.
Gesรน si trova glorificato dal modo con cui decide (perchรฉ di decisione si tratta) di amare Giuda fino alla fine. Il capitolo 13 di Gv inizia dicendo che Gesรน amรฒ i suoi fino alla fine. Qui ama Giuda fino alla fine. E se l’elevazione sulla croce sarร per Gv il segno dell’avvenuta glorificazione e la croce sarร il luogo in cui Gesรน narra Dio pienamente, in veritร questa glorificazione avviene ora, nella decisione con cui Gesรน sceglie di non opporsi al malvagio. Gesรน sta mostrando ai suoi che tutto, tutto, puรฒ essere vissuto in modo evangelico, ovvero sotto il segno dell’amore. Anche il male che l’altro compie. ร chiaro pertanto che lโora della sua glorificazione non รจ suscitata da Giuda con il suo gesto, ma dall’amore di Gesรน stesso che ha amato i suoi “fino alla fine” (Gv 13,1).
Gesรน perdona, ovvero, continua ad amare con fedeltร chi smette di amarlo, chi lo tradisce, chi gli mente. E cosรฌ narra esistenzialmente che l’amore รจ piรน forte della morte, che amare รจ prassi di resurrezione, e questo paradossalmente proprio nel momento in cui quello stesso amare lo condurrร alla morte. Le parole di Gesรน: “Ora, il Figlio dell’uomo รจ stato glorificato” (Gv 13,31) suonano come un grido di vittoria: vittoria perchรฉ il male non ha soffocato l’amore, perchรฉ la delusione e l’amarezza per il tradimento dell’amico non hanno impedito a Gesรน di perseverare unilateralmente nell’amare. Questa vittoria di Gesรน sul male altrui senza che questo male renda cattivo o attiri nelle sue spire di malvagitร anche lui, รจ resurrezione. Ecco dunque che Gesรน, che sta per lasciare i suoi, che ha lucida coscienza del futuro immediato che gli sta di fronte, per non lasciare soli i suoi, lascia loro un’ereditร , l’indicazione dell’amore come via per praticare la resurrezione. Nella pratica dellโagape vi sarร continuitร di Gesรน con i suoi discepoli nella storia.
Qui noi vediamo l’esperienza umana che sottostร al nostro testo. Vediamo quale sia l’umanitร di Gesรน. Egli consegna ai discepoli il comandamento di amarsi gli uni gli altri come lui stesso li ha amati. San Gerolamo scrive: “Se questo fosse anche l’unico comando del Signore, basterebbe”. Che cosa vuole Gesรน che rimanga di lui dopo la sua dipartita? L’amore dei suoi discepoli tra di loro. Non dice โamatemiโ, ma dice โamateviโ, โamatevi gli uni gli altriโ. Gesรน chiede che coloro che vivono la vita cristiana si amino. “Come io ho amato voi, cosรฌ voi amatevi gli uni gli altri”.ย Come io: si tratta per noi di trovare in Gesรน, nella sua vita, nella sua prassi di amore e di incontro, il fondamento e la misura da assumere nelle nostre vite per amare coloro che sono accanto a noi.
Possiamo dire che ciรฒ che Gesรน lascia in ereditร รจ la sua vita e il suo esempio, la sua pratica di umanitร che ci insegna a vivere insegnandoci ad amare. Gesรน risuscita e si fa presente nell’amore che i discepoli vivono nella storia. La presenza del Risortoย avverrร ย cosรฌ nello spazio relazionale intracomunitario: โgli uni gli altriโ. Scrive Ignazio di Antiochia: โNella vostra armonia e nel vostro amore concorde si canta Gesรน Cristoโ. Cristo si fa presente e vivente nellโamore che abita le relazioni nella comunitร cristiana. E lรฌ si canta Gesรน Cristo, ovvero, si celebra esistenzialmente la sua presenza di Risorto. Ciรฒ che fa la qualitร cristiana di una vita รจ l’amore, รจ l’umanissima realtร dell’amarsi gli uni gli altri. L’unica cosa necessaria. Come quello di amarsi รจ l’unico comando, come diceva Gerolamo, che Gesรน ci poteva lasciare e sarebbe bastato.
Mentre ci lascia questo insegnamento sullโessenzialitร della vita cristiana, Gesรน ci insegna che per amare occorre aprirsi agli altri e accoglierli senza giudicarli, anzi accettando di costruire insieme. Amare รจ sempre volontร di creare insieme. L’amore implica pertanto la rinuncia alla volontร di potenza, che ha un carattere marcatamente individuale. Il carattere comunitario e comunionale dell’amore รจ segno del suo essere abitato dalla potenza della resurrezione. Esso ci salva facendoci passare dallโio al noi, al con-gli-altri. Certo, amare, come ci mostra Gesรน nel capitolo tredicesimo di Giovanni, รจ spogliarsi fino a non trattenere nulla per sรฉ. Gesรน si spoglia delle sue vesti, le depone e si mette ai piedi dei suoi fratelli per servirli. Amare รจ darsi fino a non tenere nulla per sรฉ: amando ci si spoglia di tutto, come Cristo che “spogliรฒ se stesso” (Fil 2,7). La morte ci priva di tutto; amando, noi stessi ci priviamo di tutto ma con un atto di morte vitale che dร senso alla nostra vita mortale. E che scardina la chiusura e lโisolamento in cui consiste la morte. Lรฌ vediamo la vittoria dell’amore sulla morte, l’amore come prassi di resurrezione.
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose
- Pubblicitร -



