Comunione che si comunica
Il mistero della Trinitร divina, al centro della celebrazione odierna, sottolinea che il Dio che si comunica allโumanitร nello Spirito e nel Figlio Gesรน Cristo รจ ilย Dio che รจ comunione e comunicazione in sรฉ stesso. La Trinitร , che esprime il โcomeโ dellโunitร di Dio e la esprime in termini di comunione interpersonale, fonda il fatto che noi possiamo parlare di Dio solo in termini di comunione. Se Dio รจ comunione nel suo stesso essere, se lo Spirito รจ Spirito di comunione e se Cristo รจ โpersona comunitariaโ inscindibile dal suo corpo che รจ la chiesa, allora la comunione รจ la natura stessa della chiesa:ย la chiesa di Dio o รจ comunione o non รจ.
Dalla Trinitร divina discende anche la visione dellaย persona umana come relazionale: nella Trinitร ogni persona รจ per lโaltro e la persona umana si realizza nella relazione con lโaltro. E discende la concezione dellโintangibilitร e inalienabilitร della persona umana: come i nomi delle tre persone trinitarie non sono confusi nรฉ interscambiabili, cosรฌ la persona umana รจ un valore in sรฉ, รจ un fine e non un mezzo, รจ una grandezza non sacrificabile a interessi sociali o pubblici o di altro tipo.
Noi associamo spesso il termine Trinitร a quello di mistero. Che significa che la Trinitร รจ un mistero? Si parla di mistero quando qualcuno o qualcosa si dischiude a noi a partire dal suo intimo, dalla sua veritร profonda, dal suo cuore, dalla sua interioritร . Le porte del mistero si aprono solo dallโinterno: non si puรฒ penetrare in esso dallโesterno, e men che meno con violenza. Al tempo stesso, un mistero, come il mistero divino, quando si apre e consegna allโuomo, non cessa di essere mistero. Piรน si entra nel mistero, piรน esso si approfondisce e diviene affascinante. Cosรฌ รจ per il mistero trinitario. Afferma Kallistos Ware: โIl mistero, nel vero senso teologico del termine, รจ aperto alla nostra comprensione umana, ma questa rivelazione non puรฒ essere esaustiva, perchรฉ concerne le profonditร della โtenebra divinaโ. Ciรฒ che รจ detto della natura trinitaria di Dio nella Scrittura, nelle definizioni dei Concili e dai Padri della chiesa, deve certamente essere accolto come vero, ma non esprime e non puรฒ esprimere la veritร nella sua integralitร vivente e trascendenteโ.
Ora, il mistero trinitario si radica nellโelementare affermazione biblica del rivelarsi di Dio. Il Dio biblico si manifesta sovranamente e liberamente allโuomo, e perciรฒ precede e fonda ciรฒ che lโuomo puรฒ dire ed esperire di lui. Di piรน, il Dio biblico, รจ ilย Dio che parla allโuomo: colui che si relaziona con lโuomo rivolgendogli la parola. Il rapporto dellโuomo con Dio viene pertanto e da subito (fin dalla creazione) posto sotto il segno dellโascolto, dunque dello sviluppo dellโinterioritร e della percezione dellโalteritร , viene posto sotto il segno della distanza e non della fusione, della relazione e non dellโimmedesimazione, della comunione e non della confusione. Proprio il testo evangelico odierno mostra come Gesรน Cristo, veritร di Dio, cioรจ rivelazione di Dio allโumanitร , dice che il suo parlare ai suoi discepoli รจ parziale, incompleto, non totalizzante. โMolte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il pesoโ (Gv 16,12). Cristo, Parola di Dio, ha in sรฉ una dimensione diย non dettoย che solo lo Spirito rivelerร guidando il cammino dei discepoli nella storia. Per questo Gesรน formula la promessa dello Spirito di veritร (Gv 16,13) e lo fa a partire dal suo sguardo che vede la debolezza dei discepoli, la loro incapacitร a portare il peso delle parole che egli ancora avrebbe da dire. Laย condiscendenzaย e laย compassioneย del Figlio sono allโorigine della promessa dello Spirito il quale a sua volta รจ segno della condiscendenza e della compassione divina. Il testo suggerisce che nello Spirito santo la vulnerabilitร di Dio incontra la debolezza umana. Eย la venuta dello Spirito diventa il cammino dellโuomo: โQuando verrร lo Spirito della veritร egli vi guiderร verso tutta la veritร โ (Gv 16,13). La venuta dello Spirito orienta il cammino dellโuomo verso Cristo, e verso il Cristo che รจ โla via, la veritร e la vitaโ (Gv 14,6). Colui che รจ la veritร รจ anche la via: la comunicazione della vita divina allโuomo grazie allo Spirito diviene cosรฌ cammino quotidiano sempre da riprendere ascoltando e interiorizzando la Parola di Dio che conforma il credente al Figlio.
Lo Spirito che introduce nella vita divina รจ segno di unโassenzaย (โSe non me ne vado, non verrร a voi il Consolatoreโ: Gv 16,7) e espressione di unย silenzio, di un non-detto (cf. Gv 16,12): la vita spirituale del credente diviene dunque unย far abitare nel credente la presenza e la Parola del Signore grazie allโaccoglienza dello Spirito. La comunicazione di Dio allโuomo avviene anche grazie al ritrarsi di Cristo e al suo silenzio. Del resto, anche la comunicazione intraumana avviene non solo con la parola e la presenza dellโuno allโaltro, ma anche con il silenzio e la discrezione.
Che cosa ci dice, in estrema sintesi, il brano evangelico odierno? Che lo Spirito santo, lo Spirito della veritร , e il Figlio Gesรน Cristo, colui che รจ la veritร , la via e la vita, sono due, sono distinti, tanto che lo Spirito verrร effuso quando il Figlio sarร glorificato, ma sono anche โunoโ nel loro agire. Vi รจ una fase, quella della presenza di Gesรน ai discepoli, in cui i discepoli non sono piรน in grado di ascoltare e portare e sopportare le parole di Gesรน (v. 12) e vi รจ il tempo in cui verrร lo Spirito e guiderร verso la piena veritร parlando le parole di Gesรน, comunicando ai credenti le parole di Gesรน (vv. 13-15). Ma come lo Spirito era in Gesรน, durante il suo ministero terreno, cosรฌ lo Spirito interiorizzerร nei credenti la presenza, le parole e lโagire del Cristo glorificato.
Gesรน dunque, mentre sta per lasciare i suoi, vorrebbe ancora dire loro molte cose, ma pone un limite al suo dire. Mentre sta per andarsene, tralascia anche cose da dire. Saranno i discepoli a forgiare quelle parole mediante la loro apertura allo Spirito. Gesรน fa spazio ai suoi: se lo Spirito li guiderร alla piena veritร , egli apre loro la strada: li ha amati, ha vissuto con loro, li ha istruiti. Ora si tira indietro e lascia loro come ereditร lo Spirito della veritร , quello Spirito la cui azione รจ pratica ed esistenziale. Che Gesรน lasci come ereditร lo Spirito, significa che lascia ai suoi discepoli la libertร e la responsabilitร . Gesรน lascia la presa. Come il Dio creatore ha cessato di lavorare, ha messo un limite al suo fare che pure era bello e buono, e cosรฌ ha consentito allโalteritร di emergere e di espandersi, cosรฌ ora Gesรน mette un freno al suo dire, cosciente che i discepoli non saprebbero reggere il peso di tali parole. Gesรน parla delle parole come di un peso da portare. Il verbo grecoย bastร zein, รจ applicato nel NT al portare la croce, al portare una bara durante un funerale, al portare in grembo un figlio, fino al portare gli altri come peso e a portare i pesi gli uni degli altri. Le parole sono pesanti, e non solo le parole calunniose o cattive, ma anche le parole vitali che sono una pesante responsabilitร . E, sempre, le parole sonoย azioni, agiscono su chi le ascolta, lo deprimono o lo esaltano, lo consolano o lo rendono triste, lo inquietano o lo rassicurano, lo confondono o gli rendono piรน chiare le situazioni. Sรฌ, parlare รจ agire, รจ intervenire sugli altri e sul mondo. Le parole sonoย fatti, spesso molto piรน pesanti di veri e propri fatti e di gesti corporei. Ora, come potranno essere portate le parole che Gesรน si astiene dal dire? Saranno i discepoli stessi che dovranno crearle grazie alla loro creativitร e al loro aprirsi allโazione dello Spirito nella storia. Vivendo, essi diranno Gesรน; vivendo la croce diranno il volto di Gesรน crocifisso; vivendo la gioia nelle tribolazioni diranno la potenza dellโevento pasquale; vivendo lร dove รจ stato il loro Signore, lo racconteranno nel quotidiano; vivendo lโamore, diranno ciรฒ di cui ha vissuto ed รจ morto Gesรน e consentiranno agli uomini di ascoltare e leggere lโevangelo scritto nelle loro vite. Del resto, la necessitร della scomparsa di Gesรน sta anche nel fatto che un uomo non รจ pienamente compreso se non alla fine della sua vita, se non anche con la sua morte, che รจ lโultima sua parola e lโultimo suo atto. E gli ultimi atti della vita di Gesรน saranno gli eventi della passione, morte e resurrezione, eventi che saranno al cuore della testimonianza interiore che lo Spirito attua nei discepoli. Eventi che la visione giovannea riconosce come โgloriaโ. Lo Spirito, comunicando (o โannunciandoโ, come traduce la Bibbia CEI: vv. 13.14.15) allโuomo il mistero di Dio, glorifica il Figlio. E il credente glorifica il Signore accogliendo la comunicazione divina e facendosi dimora della sua presenza. E la glorificazione si manifesta comeย amore, amore di Dio e amore del credente โChi mi ama, osserverร la mia parola e il Padre mio lo amerร e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di luiโ (Gv 14,23). Questa infatti, รจ lโazione dello Spirito: far sรฌ che lโamore con cui il Padre ha amato il Figlio e con cui il Figlio ha amato i suoi discepoli sia nei credenti nella storia, sia in loro ed essi stessi si amino di quellโamore. Cosรฌ termina la preghiera al Padre del cap. 17: โLโamore con cui hai amato me sia in essi e io in loroโ (v. 26).
A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



