Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 12 Dicembre 2021

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Il coraggio di una domanda

Al cuore del messaggio evangelico della III domenica di Avvento dellโ€™annata C (Lc 3,10-18) vi รจ la richiesta di conversione che il Battista rivolge a diverse categorie di persone. Conversione che trova la sua radice in rapporto al Signore che viene per operare un giudizio (v. 17): Giovanni non รจ un predicatore di morale, ma del Veniente. In questo senso egli รจ giร  evangelizzatore (v. 18): perchรฉ con la sua persona e con le sue parole annuncia il Cristo veniente e, chiedendo conversione, dispone ad accoglierlo e a conoscere cosรฌ la salvezza di Dio.

La pericope evangelica scelta per la liturgia comprende i vv. 10-18 del capitolo terzo di Luca, ma unโ€™intelligenza adeguata del testo esige che si leggano anche i vv. 7-9. Nei vv. 10-14 infatti abbiamo la predicazione sociale di Giovanni che si rivolge a folle, pubblicani e soldati indicando loro cosa fare in risposta alla loro domanda: โ€œChe cosa dobbiamo fare?โ€. Domanda che si comprende solo alla luce della predicazione escatologica contenuta nei vv. 7-9. Giovanni parla dellโ€™ira imminente e chiede di fare frutti degni della conversione, ovvero di mostrare esistenzialmente un cambiamento di fronte al giudizio annunciato. Allora nasce la domanda sul โ€œChe fare?โ€. La predicazione sociale รจ poi seguita dalla predicazione messianica nei vv. 15-17, in cui Giovanni annuncia la venuta di Colui che รจ piรน forte di lui e che battezzerร  in Spirito santo. I tre quadri della predicazione del Battista trovano unitร  nellโ€™idea del limite che sottostร  a ognuno di essi.

Nei vv. 7-9 si tratta del limite davanti a Dio, che chiede di essere rispettato, mentre lโ€™autogiustificazione, il dire, presumendo e pretendendo, โ€œAbbiamo Abramo per padreโ€ (Lc 3,8), osa mettere le mani su Dio e ipotizza una salvezza senza conversione, senza cambiamento. Una salvezza dovuta, una salvezza per discendenza, per diritto di nascita.

Nei vv. 10-14 si tratta del limite di fronte agli altri, al prossimo: un prossimo che puรฒ essere misconosciuto nella sua umanitร . Alle folle Giovanni chiede di condividere ciรฒ che uno ha con chi ne รจ mancante. Gli esempi sono il vestito e il cibo. Ai pubblicani, cioรจ gli esattori delle tasse, che spesso esigevano dai contribuenti somme maggiorate, chiede di non pretendere piรน del dovuto, di non superare il limite del lecito. Ai soldati chiede di non maltrattare, di non usare violenza superando il limite del rispetto. Sempre si tratta di rispettare lโ€™altro, di fargli spazio proibendo a se stessi di esercitare potere su di lui per averne un vantaggio per sรฉ. Nel caso delle folle, rispetto del limite dellโ€™altro significa colmare il suo bisogno con la condivisione, sottraendo qualcosa a sรฉ per darla a chi ne รจ mancante. Nel caso dei pubblicani, significa non estorcere loro ciรฒ che non sono tenuti a dare, non pretendere. Nel caso dei soldati, rispettare il limite degli altri significa non prevaricare, non molestare, non fare a loro ciรฒ che รจ contro la loro volontร , non abusare. Abusare รจ oltrepassare una soglia interdetta, violare i confini dellโ€™altro, del suo mistero, della sua sacralitร . E farlo sfruttando la propria posizione di forza, di potere, il proprio ruolo. Dunque, avendo una copertura protettiva che rende difficilmente smascherabili e punibili.

Nella predicazione messianica (vv. 15-17) il limite da rispettare รจ il limite di fronte a se stessi. Poichรฉ molti si domandavano riguardo a Giovanni se non fosse lui il Cristo, ecco che Giovanni, con autenticitร  e veritร , dice la distanza tra sรฉ e il Messia. Non usurpa il posto che non รจ suo, ma aderisce alla sua veritร  e resta al suo posto. Il limite verso Dio, il limite verso gli altri, il limite verso se stessi: il fare il male consiste nellโ€™oltrepassare e violare questi limiti. Differenti sono le risposte di Giovanni alle tre categorie che lo interpellano e tale diversificazione concretizza in maniera peculiare il movimento di conversione richiesto a persone che si trovano in differenti stati di vita. Ma queste differenti richieste possono essere lette come elementi costitutivi di ogni cammino di conversione: condividere (v.11), non pretendere (v. 13), non abusare (v. 14). In effetti Giovanni non indica delle โ€œcose da fareโ€, ma chiede a ciascuno di rimanere nel proprio stato facendo spazio allโ€™altro, accogliendolo e impedendosi di esercitare potere su di lui. Giovanni non chiede gesti radicali come farร  Gesรน, non chiede di lasciare tutto e di seguire lui, ma mostra un livello imprescindibile della conversione, un livello molto umano e che non ha nulla di direttamente religioso. Si tratta di assumere lโ€™umanitร  propria e quella degli altri, di addomesticare i propri appetiti, di assumere i propri limiti e di avere come misura della propria libertร  la libertร  degli altri. Essere se stessi consentendo agli altri di essere se stessi.

Giovanni predica un battesimo di conversione in vista della remissione dei peccati (cf. Lc 3,3) e a chi viene a lui per farsi battezzare senza operare cambiamenti nella propria vita, rivolge parole molto dure. Egli stronca sul nascere il possibile insorgere di espressioni autogiustificatorie dicendo: โ€œNon cominciate a dire in voi stessi: โ€˜Abbiamo Abramo per padreโ€™โ€ (Lc 3,8). Dire in se stessi significa dire nascostamente, avere un retropensiero che si cela dietro le parole pronunciate che sono di segno contrario. E nella forbice che si apre tra detto e non-detto si insinuano la menzogna, lโ€™inganno, lโ€™abuso, la doppiezza. Ovvero, ciรฒ che i vangeli chiamano ipocrisia. E qui si scatenano le parole veementi di Giovanni che portano folle, pubblicani e soldati a chiedere: โ€œChe faremo dunque?โ€ (Lc 3,10.12.14).

Ciรฒ che unifica le tre categorie รจ la domanda. Giovanni assomiglia alla sentinella che nella notte intravede il sorgere dellโ€™alba messianica e si rivolge a chi lo interpella dicendo. โ€œSe volete domandare, domandate, convertitevi, veniteโ€ (Is 21,12). Qui folle, soldati e pubblicani vengono, domandano e sono invitati a conversione con richieste precise. La conversione puรฒ iniziare con il coraggio di una domanda. O, almeno, di ciรฒ che una domanda significa. Riconoscendo cioรจ di avere una carenza e riconoscendolo davanti a un altro a cui ci si rimette e da cui si attende una parola, unโ€™indicazione di via. La conversione inizia con la presa di coscienza della propria condizione reale, che รจ condizione di distanza rispetto alle esigenze evangeliche.

Alle folle Giovanni dice di condividere le cose essenziali del vivere. Il verbo usato, metadรญdomi, indica che mediante il dare si crea comunione con colui a cui si dona. La modalitร  di questo dare รจ โ€œsenza fare calcoliโ€, โ€œcon semplicitร โ€ (Rm 12,8), ma la portata del verbo si estende a realtร  decisamente radicali: Paolo vorrebbe raggiungere i cristiani di Roma per โ€œcondividere con loro qualche dono spiritualeโ€ (Rm 1,11); il grande dono che egli ha condiviso con i cristiani di Tessalonica รจ il vangelo, ma Paolo avrebbe voluto dare loro la sua stessa vita (1Ts 2,8). In profonditร  non si tratta solo di dare qualcosa a chi รจ nel bisogno, ma di esistere con gli altri proibendosi di vivere senza di loro. La condivisione trova il suo punto piรน alto nel condividere il tragitto di una vita intera fino alla morte.

Ai pubblicani dice di non pretendere, di non esigere โ€œnulla piรน dello stabilitoโ€. รˆ una messa in guardia dal pretendere ciรฒ che gli altri non hanno il dovere e forse nemmeno la possibilitร  di darci, ma piรน in profonditร  significa non porsi davanti agli altri con atteggiamento di chi prevarica. Lโ€™altro non รจ uno che mi deve qualcosa. Se lo vedo come un mio debitore entrerรฒ in un rapporto perverso, di pretesa, non di gratuitร .

Ai soldati dice di non maltrattare o molestare e di non estorcere o far torto. Questo verbo รจ in bocca a Zaccheo quando dice: โ€œSe ho fatto torto a qualcuno, restituisco quattro volte tantoโ€ (Lc 19,8). Si tratta di non usare violenza, ovviamente, ma poi di non abusare della propria posizione di forza, di avere la giusta misura di sรฉ, quindi di avere intelligenza dellโ€™altro e della sua vulnerabilitร .

Lโ€™invito a tutti รจ alla mitezza, a mettere cioรจ dei limiti al proprio potere per far vivere gli altri. E mentre invita alla mitezza Giovanni chiede la virtรน della fortezza ai suoi interlocutori. Egli, infatti, propone dei โ€œnoโ€ (non pretendere, non abusare, non far torto, non maltrattare) e dei โ€œsรฌโ€ (condividere, fare parte, dare) da dire a se stessi. Guardando il Signore che viene si puรฒ trovare forza verso se stessi, e si puรฒ convertire il proprio sguardo sugli altri, vedendo il loro bisogno per andarvi fattivamente incontro condividendo, rispettandoli nella loro unicitร  e astenendosi dallโ€™avanzare pretese nei loro confronti come se fossero personale al nostro servizio. Insomma si tratta di elementi di una grammatica dellโ€™umano e della relazione con lโ€™altro che sono indispensabili per un cammino di preparazione delle vie del Signore, per andare incontro al Veniente. Cosรฌ, mentre chiede di prepararsi ad accogliere il Signore che viene, il Battista dispone le persone ad accogliersi e andarsi incontro le une alle altre. Mentre chiede di essere pronti ad accogliere il Signore, chiede di rendersi in grado di ospitarsi e accogliersi gli uni gli altri.


A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose