Luciano Manicardi, Commento al Vangelo di domenica 11 Ottobre 2020

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Il tempo rivela il cuore

La parabola evangelica di questa domenica รจ una sorta di visione teologica di una fase della storia della salvezza. Essa parla allegoricamente dellโ€™evento pasquale messianico simbolizzate nelle nozze del figlio del re (v. 2); poi parla del rifiuto opposto ai missionari cristiani da parte di Israele rappresentato dagli invitati indifferenti o violenti fino allโ€™omicidio (vv. 3-6); quindi della distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C. (il re irato che fa perire gli uccisori e incendia la loro cittร : v. 7); poi parla dellโ€™estensione della missione cristiana ai pagani, ai gentili, simbolizzati dagli invitati che si trovano ai crocicchi delle vie (vv. 8-10); infine fa riferimento al giudizio che incombe sui nuovi invitati, dunque sulla chiesa stessa (lโ€™uomo che non ha lโ€™abito nuziale: vv. 11-13). La chiesa, come Israele, รจ situata nellโ€™orizzonte del giudizio. Anche tra i nuovi invitati che sono stati chiamati dopo che si era visto il rifiuto dei primi chiamati, vi sono quanti si mostrano indegni. Lโ€™idea di Matteo รจ che, come Israele, anche la chiesa si trova sotto lโ€™orizzonte del giudizio di Dio. Il testo insegna la reversibilitร  della storia: ciรฒ che รจ avvenuto a Israele, puรฒ avvenire alla chiesa. Non รจ possibile alcuna lettura sostituzionista, cioรจ che intraveda la chiesa come sostituto di Israele. Certo, questo testo non รจ di immediata ermeneutica: non รจ semplice tradurlo in una parola rivolta a noi oggi. Possiamo tentare questa operazione sottolineando il fatto che qui noi siamo di fronte allโ€™offerta di un dono, a una chiamata che chiede una risposta, unโ€™adesione. Almeno cinque volte ricorre il verbo kalรฉo, che indica lโ€™atto di chiamare. Cโ€™รจ dunque una vocazione, una chiamata a partecipare alle nozze, gรกmos, termine che ricorre sette volte e che dunque svolge un ruolo centrale nel testo. Cโ€™รจ un gioioso annuncio, un evangelo, ma alla gratuitร  della chiamata corrispondono molte risposte deludenti e perfino incomprensibili. Il discorso si estende anche a chi ritiene di aver ricevuto una chiamata, una vocazione, e si trova di fronte al compito di fare del dono ricevuto una responsabilitร . Qui si innesta la nostra interpretazione della parabola.

La prima risposta che la chiamata riceve รจ il rifiuto della volontร : โ€œgli invitati alle nozze non volevano venireโ€ (v. 3). Cโ€™รจ una volontร  negativa. Quella che qualcuno chiama โ€œnolontร โ€. Lโ€™atto di volontร  non riguarda poi soltanto il momento iniziale della risposta, ma tutto il tempo in cui tale risposta deve durare, e dunque tutta la vita. Lโ€™atto di grazia mette in moto lโ€™atto di volontร  in chi vi risponde. Occorre non solo voler rispondere, ma voler continuare a rispondere ogni giorno alla chiamata, ovvero, dare memoria e continuitร  alla volontร . Senza volontร  la vocazione a cui si รจ risposto un tempo diviene un lasciarsi andare, un lasciarsi vivere. La volontร  dona libertร , porta ciascuno a dire dei โ€œsรฌโ€ e a opporre dei โ€œnoโ€. Essa chiede interioritร : la volontร  la si decide in noi stessi. รˆ la capacitร  di essere al tempo stesso chi comanda e chi obbedisce perchรฉ volere รจ rendersi obbediente a ciรฒ che si comanda a se stessi. E richiede fatica e sforzo. Certo, la volontร  deve poggiare su un desiderio, su una passione, su una convinzione radicata e radicale, che coinvolge tutta la persona, soprattutto la sua dimensione emotiva, altrimenti presto o tardi fallirร , o condurrร  la persona nella malattia psichica attraverso le strettoie e le violenze autoimposte del volontarismo. Lo sforzo buono, sorretto e motivato da un fine da perseguire, mostra la dimensione positiva di una dimensione spesso temuta e rimossa come la fatica. Cโ€™รจ un soffrire buono e necessario perchรฉ finalizzato, orientato. Maurice Bรฉjart ha scritto: โ€œLโ€™arte vive di obblighi, che solo lโ€™artista puรฒ e deve infliggersi; la libertร  รจ illusione a un livello primario, la disciplina รจ indispensabile per trovare al termine di un percorso di ascesi, la vera libertร โ€. E la psicanalista Franรงoise Dolto afferma: โ€œNoi abbiamo bisogno di piacere, ma รจ la sofferenza, non il piacere che ci plasmaโ€.

Un altro atteggiamento che puรฒ subentrare nella risposta alla chiamata รจ quello evidenziato nel v. 5: โ€œEssi, non curandosene, andarono chi al proprio campo, chi al proprio commercioโ€. รˆ la negligenza: illi autem neglexerunt (v.5). รˆ la trascuratezza e la superficialitร  di chi non stima adeguatamente il dono ricevuto, la possibilitร  di vita che gli รจ stata dischiusa e vi preferisce i propri angusti orizzonti, le proprie piccole attivitร , i propri interessi. In che consiste la negligenza? Anzitutto essa รจ non vigilanza, รจ lโ€™intontimento di chi vive come se avesse a disposizione un tempo infinito e perciรฒ non sa valorizzare il momento presente, ma vive in una dimensione โ€œsospesaโ€, come in continuum atemporale. E vive in una lentezza esasperante, senza urgenze, senza fuoco, senza passione. Recuperare lโ€™antica saggezza che suggeriva lโ€™esercizio spirituale di vivere ogni giorno come fosse lโ€™ultimo (facendo del ricordo della morte un principio positivo che conduce allโ€™essenza della vita) oppure come fosse il primo (facendo di ogni nuova giornata una riedizione della nascita, sรฌ da rompere con le visioni abitudinarie e convenzionali e ritrovare la freschezza dello stupore di chi vede il mondo per la prima volta) e compiere tale esercizio nella fede del Dio creatore e datore di vita e del Signore che verrร  alla fine del mondo e del tempo, potrebbe ridare adesione al reale al credente chiamato a vivere il tutto dellโ€™amore per Dio e per gli uomini nel frammento del momento presente, lโ€™unico su cui si ha veramente una presa. Se non si รจ vigilanti si rischia di annegare nel quotidiano, nella superficialitร  del quotidiano, in quella catastrofe che il quotidiano puรฒ divenire. โ€œCome furono i giorni di Noรจ, cosรฌ sarร  la venuta del Figlio dellโ€™uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noรจ entrรฒ nellโ€™arca e non si accorsero di nulla finchรฉ venne il diluvio e travolse tutti: cosรฌ sarร  anche la venuta del Figlio dellโ€™uomoโ€ (Mt 24,37-39). Prima di annegare nel diluvio, la generazione di Noรจ รจ annegata nella propria incoscienza, nella non vigilanza, nellโ€™inconsapevolezza. รˆ annegata in un quotidiano divenuto orizzonte totalizzante e stordente, un presente, come dice la nostra parabola, fatto di affari propri assolutizzati e ritenuti la cosa piรน importante di tutte anche se sono solo inezie. Non รจ nella profonditร  che si annega, ma nella superficialitร .ย […]

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A cura di: Luciano Manicardi
Fonte: Monastero di Bose

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