Sotto la guida del corpo
โ๏ธย Commento al brano del Vangelo di:ย ย โย Gv 6,51-58ย –ย Corpus Domini
La festa odierna fa memoria del corpo e del sangue di Cristo. Ed รจ anzitutto una memoria cristologica: ricordiamo Gesรน nella sua umanitร , nel suo essere segnato da fragilitร e caducitร come ogni umano, ma anche nel suo saper vivificare la sua condizione di debolezza amando e facendo la volontร del Padre. E cosรฌ ci insegna che debolezza e fragilitร non sono di per sรฉ ostacolo allโamore e al servizio, ma anzi ne sono il luogo e la possibilitร . Inoltre รจ una memoria ecclesiologica. Paolo lo ricorda nella seconda lettura: partecipando al banchetto eucaristico, i credenti comunicano al corpo e al sangue di Cristo, alla sua vita che si trasfonde in loro e li rende corpo. Ma lโumanitร di Gesรน ci rinvia anche a Israele e oggi noi facciamo memoria anche della carne e del sangue del popolo santo, il popolo a cui appartiene lโebreo Gesรน.
Sia il discorso di Gesรน nella sinagoga di Cafarnao (vangelo: Gv 6,51-58), sia il discorso che Paolo rivolge ai cristiani di Corinto (seconda lettura: 1Cor 10,16-17) sono innestati su una lettura tipologica della storia dโIsraele a cui rinvia direttamente la prima lettura (Dt 8,2-3.14b-16a). Memoria dโIsraele, memoria di Gesรน il Cristo, memoria della Chiesa, lโodierna celebrazione presenta anche una valenza eucaristica (1Cor 10,17). Questa festa ricorda pertanto la centralitร del corpo nella rivelazione cristiana. Ha scritto il teologo Adolphe Geschรฉ: โNel cristianesimo tutto ruota attorno al corpo. Dal Verbo che si fece carne allโeucaristia; dalle guarigioni di Gesรน al corpo che รจ la chiesa; dalla creazione alla resurrezione e allโescatologia โฆ Il tema della corporeitร , come interpretata dalle Scritture cristiane, potrebbe bastare a dare intelliggibilitร a tutto il messaggio cristiano. Il cristianesimo sarebbe come un trattato e una pratica del corpo. Dopo il Nuovo Testamento non รจ possibile parlare nรฉ di Dio nรฉ dellโuomo nรฉ di morale nรฉ di vita eterna senza parlare del corpo. Cosรฌ, tutto si dice e si fa, per cosรฌ dire,ย sub ductu corporis, โsotto la guida del corpoโโ.
Le tre letture presentano un messaggio comune inerente lโappartenenza. Se il vangelo insiste sullโappartenenza a Cristo legandola al โmangiare meโ, al nutrirsi di Cristo pane vivo, allโascoltare e interiorizzare la sua parola fino a porre in Cristo la propria fede, la seconda lettura parla dellโappartenenza alla comunitร trattando dellโeucaristia (โbenchรฉ molti, noi formiamo un corpo soloโ); la prima lettura dal canto suo suggerisce che per non appartenere a sรฉ stessi, per essere cioรจ liberati dallโorgoglio, si deve passare per la via delle umiliazioni.
La prima lettura รจ giocata sulla polaritร umiliazione โ orgoglio; essere umiliato โ inorgoglirsi. Il brano del Deuteronomio inizia con lโimperativo del ricordo. La memoria ci aiuta a fare qualcosa del nostro passato. Ricordare significa fare qualcosa di ciรฒ che si รจ vissuto. Far sรฌ che il passato diventi parte di noi senza distruggerci, ma costruendoci. Ciรฒ che viene ricordato, infatti, รจ anche materia dolorosa: la fame patita, la sete sofferta, gli animali pericolosi, scorpioni e serpenti velenosi. Il ricordo tesse in unitร i fili diversi e sparsi di una vicenda e crea una narrazione, dร un posto a elementi sconnessi o frammentari, perchรฉ arrivino a costituire un tutto unitario. Recuperando a un senso anche il dolore patito nel passato, si dร un possibile senso allโoggi e si crea la sopportabilitร del presente.
La memoria ci rende appartenenti alla nostra storia, integra in noi quel passato che rischierebbe di tenerci in ostaggio e di essere un peso non integrato. E ciรฒ che non รจ integrato, disgrega e disintegra. Nel ricordo che Israele รจ invitato a vivere cโรจ lโesperienza della fame nel deserto, vista come umiliazione. โIl Signore ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di mannaโ (v. 3); โnel deserto il Signore ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliartiโ (v. 16). La fame come umiliazione: essa infatti ci rende coscienti che siamo degliย esseri di bisogno, che non bastiamo a noi stessi. Il cibo รจ piรน forte di noi e noi ne abbiamo bisogno per vivere: tutto questo puรฒ essere visto come umiliazione. E dietro al cibo come umiliazione vi รจ un vissuto in cui non si รจ padroni del proprio destino, ma si dipende da altri. Allโumiliazione si oppone lโorgoglio, il voler controllare ciรฒ da cui dipendiamo.
La fede si innesta qui, nellโaccettare la debolezza creaturale, il corpo bisognoso che siamo, il corpo che รจ fatto di bisogni naturali, il corpo che รจ povero, non auto-sussistente, e sapere che, se abbiamo bisogno di nutrirlo, abbiamo bisogno di nutrire anche lo spirito con la parola di Dio. Il testo biblico parla di due dipendenze dellโessere umano, entrambe da accettare. La dipendenza dal cibo e la dipendenza dal Signore e dalla sua parola. Entrambe sono vitali: siamo bisognosi di pane, ma anche della parola del Signore. โNon di solo pane vive lโuomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dioโ (Dt 8,3). Al tempo stesso siamo bisognosi di parola del Signore, ma anche di pane. Lโuomo biblico non รจ lโessere che dice che โsolo Dio mi bastaโ, ma รจ colui che gioisce dei frutti della terra, del pane, dellโolio e del vino, e ne ringrazia il Signore. Riconosce cioรจ il carattere di benedizione del cibo e nรฉ lo disprezza, nรฉ lo idolatra. Il cibo รจ memoria del Dio della benedizione. Lโorgoglio isola, divide dagli altri e dalla realtร , mentre lโesperienza dellโumiliazione, del divenire coscienti della propria debolezza e dipendenza, ci apre alla libertร di chi riconosce di esistere in quanto appartenente a un corpo.
Appartenenza che รจ significata nella seconda lettura dalla partecipazione eucaristica. Paolo ricorda, allโinterno di un discorso contro il rischio di cadere nellโidolatria, che lโeucaristia, il pane spezzato e il calice condiviso, danno forma al corpo che รจ la comunitร cristiana. โPoichรฉ vi รจ un solo pane, noi, che pure siamo molti, formiamo un solo corpoโ (1Cor 10,17). Questa la sfida difficile della comunitร : formare un solo corpo, in cui le membra sono differenti, hanno maggiore o minore visibilitร , funzioni diverse, pensieri diversi, e pure concorrono allโunum del corpo. Questa รจ una sfida particolarmente difficile per il nostro oggi, in cui il senso dellโappartenenza a un insieme, a unโentitร che superi lโindividualitร รจ sentito come difficile o รจ apertamente rigettato. La stessa famiglia, sempre citata come cellula di base della societร , oggi รจ diventata la cellula di base dellโindividuo. Le entitร collettive sono sempre piรน vissute come a servizio dellโindividuo, non il contrario. ร una sfida difficile perchรฉ il protagonismo individuale, la volontร di emergere, di primeggiare sempre, confligge con lโunitร e lโequilibrio del corpo comunitario, perchรฉ il pensiero di sรฉ ha spesso la meglio sul pensiero del noi, del corpo comune, perchรฉ lo stare al proprio posto viene spesso sentito come insopportabile e si vorrebbe occupare il posto di altri creando cosรฌ squilibrio nel corpo.
Infine, il testo di Giovanni si situa dopo la memoria del dono della manna durante il cammino nel deserto dei figli dโIsraele. Gesรน ha appena ammonito i suoi ascoltatori a non mormorare tra di loro (Gv 6,43) ripetendo il peccato dei figli dโIsraele nel deserto. La mormorazione รจ peccato che infrange lโunitร del corpo comunitario. Chi mormora non si sente legato agli altri, non si sente appartenente. Ora, il corpo comunitario sta insieme grazie alla parola del Signore che la fonda, ma anche grazie alle parole che i membri della comunitร si scambiano e che possono edificare o distruggere. La vivibilitร di una comunitร cristiana รจ in buona parte connessa alla qualitร e al tenore delle parole che vi circolano.
Per questo รจ essenziale la centralitร dellโascolto della parola di Dio, del vangelo, per questo รจ vitale per ciascuno nutrirsi della parola di Dio, perchรฉ solo cosรฌ la comunitร puรฒ strutturarsi sullโunica base solida e puรฒ essere sottratta alle parole distraenti e dispersive che spesso sono il carattere delle parole scambiate in una comunitร . Spesso la vita comune, la vita ecclesiale รจ il luogo di quelle โparole vaneโ che Gesรน stigmatizza (Mt 12,36). Per questo รจ anche cosรฌ la pratica del silenzio nella vita umana e cristiana, perchรฉ solo grazie al silenzio la parola acquisisce peso e sfugge al suo infausto destino di essere leggera, di essere chiacchiericcio, di essere divisiva o escludente, che uccide invece di dare vita. Del resto, secondo il discorso sul pane di vita in Gv 6, Gesรน รจ il pane di vita anzitutto in quanto Parola di Dio fatta carne,ย Lรณgosย che rivela perfettamente il Padre. Ma poi lo รจ anche in quanto cibo e bevanda eucaristici, in quanto corpo consegnato per amore che nel pane spezzato e nel vino versato trova il sigillo di una vita interamente donata per amore.
Pane e parole: forse in radice il compito spirituale del credente รจ imparare a parlare e a mangiare. Non suoni semplicistico o banale: parola e cibo sono i luoghi fondamentali di unโappartenenza, sono gli elementi basilari che costruiscono una comunitร . Noi siamo legati gli uni agli altri dalla parola, e la tavola รจ il luogo che fonda la convivenza e rafforza i legami reciproci. Lรฌ, con la parola e con il pane, attorno a una tavola, si edifica un corpo comunitario e si cementa lโappartenenza ad esso.
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A cura di: Luciano Manicardi
Per gentile concessione del Monastero di Bose



