
Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perchรฉ tutti credessero per mezzo di lui.
Di fronte a un evento importante, che puรฒ cambiare la vita, anche di una sola persona, si cerca sempre uno o piรน testimoni, in modo da avvicinarsi il piรน possibile alla veritร . La pagina di vangelo che stiamo leggendo ci dร tre elementi fondamentali:
- Giovanni รจ il testimone per eccellenza, testimone oculare che apre, anzi spalanca le porte del Nuovo Testamento. Lui, Amico dello Sposo, precede di un passo lโincarnazione del Verbo per preparare la via del Signore;
- Giovanni รจ testimone della luce: testimoniare la luce potrebbe sembrare facile, รจ una semplice constatazione., ma non รจ cosรฌ. Giovanni testimonia la luce perchรฉ lui stesso la accoglie, ne fa esperienza, viene colmato da essa, e pur vivendo nella penombra di uno stile austero, sa trasmettere bellezza e passione per il Signore.
- Giovanni รจ testimone per la fede: i beneficiari della testimonianza di Giovanni sono i credenti, coloro che cercano di seguire il vangelo e le sue esigenze. Sei tu, che ti attardi a cogliere un poโ di luce da due righe di Bibbia, perchรฉ nonostante la grande fatica, percepisci che Dio non solo esiste (sarebbe troppo poco), ma ama, e ama te, proprio te.
I Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levรฌti a interrogarlo: ยซTu, chi sei?ยป. Egli confessรฒ e non negรฒ. Confessรฒ: ยซIo non sono il Cristoยป. Allora gli chiesero: ยซChi sei, dunque? Sei tu Elia?ยป. ยซNon lo sonoยป, disse. ยซSei tu il profeta?ยป. ยซNoยป, rispose.
Tu chi sei? ร la classica domanda che si pone a chi vuole deporre una testimonianza: chi sei? Il Vangelo fin dalle sue prime pagine mi pone questa domanda: ร una domanda fondamentale perchรฉ mi salva dalla fuga della realtร e mi mette davanti a uno specchio, lo specchio della Parola che vuole incarnarsi in me. รจ una domanda che serve alla mia fede perchรฉ sono io il soggetto della fede, colui che crede, e sono chiamato a credere nella concretezza di Dio, non a unโidea, men che meno a una favola, ma a credere in un Dio che si fa carne e che assume la mia carne, ecco perchรฉ non posso essere disperso, disorientato, annullato nella mia persona, ma bensรฌ presente, consapevole e cosciente che cโรจ bisogno di tutta la mia umanitร per vivere questo cammino di fede.
Dopo una prima domanda identificativa ne seguono altre tre, alle quali Giovanni risponde negativamente. Questi tre โnoโ sono anchโessi fondamentali per un cammino di fede. La fede รจ fatta piรน di no che di sรฌ, o meglio: i piccoli no preparano un grande Sรฌ.
- Pubblicitร -
Le domande poste dai Giudei dicono tutta la fatica di occupare il secondo posto: tutti cerchiamo la riconoscenza e la gratificazione, e anche nei bambini instilliamo questa competitivitร malata. Questi โnoโ servono a capire chi siamo noi, e a liberare il campo da ogni fraintendimento.
ยซIo sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaรฌaยป.
Giovanni arriva a identificare se stesso: io sono voce. Questa parola nel testo originale ha la stessa radice di manifestare. Giovanni manifesta il Signore, lo accoglie e lo dona. Dopo aver identificato se stesso Giovanni prosegue con un invito: โRendete diritta la via del Signoreโ e il termine fa riferimento non tanto alla superficie della strada, ma alla direzione da prendere; รจ il verbo utilizzato per timoniere di una nave, รจ il verbo della guida. Giovanni invita ad andare direttamente a Dio, cercare la sua gloria, la sua presenza, il suo amore. Un uomo che vive nel deserto punta allโ essenziale e invita allโessenziale.
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo.
La pagina di vangelo si conclude con un capovolgimento: coloro che chiedono a Giovanni chi egli sia, essi stessi non conoscono Qualcuno a loro molto vicino, almeno geograficamente. Giovanni torna nel suo deserto (in greco deserto si dice eremo, guarda un poโ), lasciando una sostanziosa testimonianza e molti strumenti di lavoro: Chi non sono? Chi sono? Conosco il Signore? So relazionarmi nelle giuste proporzioni con Lui?
Le due identitร (la mia e quella di Dio) sono le due colonne su cui poggiare tutta una vita, senza comode fughe estreme (umiliandomi o esaltandomi), riconoscendo Dio come il mio Signore, non il destinatario di mille polemiche e sterili ripieganti lamentele, ma โlโaltissimo onnipotente bon Signoreโ, come Francesco dโAssisi ci ha insegnato. A queste colonne si aggiunge lโarchitrave: lโindegnitร di Giovanni, la mia indegnitร , cioรจ la semplice constatazione che Dio รจ Dio e io sono io; confessare che non sono Dio, oltre a essere meravigliosamente liberante, mi pone nella giusta dimensione di creatura, limitata e amata, cosรฌ tanto amata che dalla mangiatoia alla croce posso contemplare come lโAmore prende carne, la mia, quella che non sopporto, quella che non vorrei, e la rende il centro dellโabbraccio di Dio.
Fonte: Sito Web
