Letture patristiche[1]
Ss. Corpo e Sangue di Cristo
II Domenica dopo Pentecoste C
- La celebrazione eucaristica nel cristianesimo primitivo
Il giorno del Signore, riunitevi; spezzate il pane e rendete grazie: perรฒ dopo aver confessato i vostri peccati, affinchรฉ il vostro sacrificio sia puro. Chiunque ha qualche dissenso con il suo vicino, non si unisca a voi, prima che essi non si siano riconciliati, altrimenti il vostro sacrificio sarebbe profanato. Infatti di questo sacrificio il Signore ha detto: In ogni luogo e in ogni tempo mi viene offerto un sacrificio puro, perchรฉ io sono un grande re – dice il Signore – e il mio nome รจ ammirabile tra le genti (Ml 1,11.14).
Riguardo poi all’eucaristia farete il ringraziamento in questo modo.
Anzitutto sopra il calice: ยซTi ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vite di Davide tuo servo [secondo alcuni significa Gesรน, secondo altri la Chiesa, e secondo altri, ancora, il vino consacrato], che ci hai fatto svelare da Gesรน Cristo tuo servo. A te sia gloria nei secoli. Amenยป.
Poi sopra il pane spezzato: ยซTi ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e per la conoscenza che ci hai fatto svelare da Gesรน Cristo tuo servo. A te sia gloria nei secoli. Amen. / Come questo pane spezzato era sparso sui colli e raccolto รจ diventato una cosa sola, cosรฌ si raccolga la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo regno: perchรฉ tua รจ la gloria e la potenza per mezzo di Gesรน Cristo nei secoli. Amenยป.
Nessuno mangi o beva della vostra eucaristia, se non i soli battezzati nel nome del Signore, poichรฉ egli ha detto: Non date le cose sacre ai cani (Mt 7,6). Dopo esservi saziati ringraziate cosรฌ: ยซTi ringraziamo, o Padre santo, per il tuo santo nome, che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la sapienza, la fede, l’immortalitร che ci hai fatto svelare da Gesรน Cristo tuo servo. A te sia gloria nei secoli. Amen.
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Tu, Signore onnipotente, hai creato tutte le cose a gloria del tuo nome e hai dato ai figli degli uomini cibo e bevanda perchรฉ ti lodino; ma a noi hai fatto la grazia di un cibo e di una bevanda spirituale e della vita eterna per opera di Gesรน il servo tuo. Anzitutto ti ringraziamo perchรฉ sei potente. A te sia gloria nei secoli. Amen.
Ricordati, o Signore, della tua Chiesa, liberala da tutti i mali, rendila perfetta nel tuo amore, riuniscila dai quattro venti santificata, nel tuo regno che per lei hai preparato. Perchรฉ tuo รจ il potere e la gloria nei secoli. Amen. Venga la grazia e passi questo mondo! Osanna al Dio di Davide! Chi รจ santo si avvicini, chi non lo รจ si converta. Maranathร [espressione aramaica che significa: Il Signore nostro viene, oppure: Il Signore nostro รจ venuto]ยป.
ย Didachรจ, 14.9-10
- L’invocazione allo Spirito Santo durante l’eucaristia
Se sai in che cosa consiste l’offerta del sacrificio, comprenderai anche perchรฉ imploriamo la venuta dello Spirito Santo… Secondo la testimonianza dell’apostolo Paolo, il sacrificio รจ offerto per annunciare la morte del Signore e rinnovare il memoriale di colui che ha dato la vita per noi. Il Signore stesso aveva detto: Nessuno ha un amore piรน grande di colui che dร la vita per i suoi amici (Gv 15,13). Poichรฉ Cristo รจ morto per noi per amore, quando facciamo memoria della sua morte al momento del sacrificio, domandiamo che l’amore ci sia donato con la venuta dello Spirito Santo. Avendo ricevuto la grazia dello Spirito Santo supplichiamo, per l’amore stesso che ha spinto Cristo a lasciarsi crocifiggere per noi, di poter essere crocifissi al mondo e imitare la morte del Signore per camminare in una vita nuova…
Cosรฌ tutti i fedeli che amano Dio e il prossimo, anche se non bevono il calice di una passione corporale, bevono perรฒ il calice della caritร del Signore… Perchรฉ beve il calice del Signore soltanto chi conserva la sua santa caritร , senza la quale non serve a nulla abbandonare il proprio corpo alle fiamme. Il dono della caritร ci dร il potere di essere in realtร ciรฒ che celebriamo misticamente nel sacrificio. E’ quanto intende dire l’Apostolo quando afferma: Essendo un solo pane, noi siamo un corpo solo sebbene in molti, partecipando tutti allo stesso pane (1Cor 10,17).
A chiedere questo durante il santo sacrificio, ci stimola l’esempio del nostro Salvatore che desidera che noi, commemorando la sua morte, chiediamo ciรฒ che egli stesso, il vero sacerdote, ha domandato per noi nell’ora della morte, dicendo: Padre santo, conservali nel tuo nome, che mi hai dato, perchรฉ siano una cosa sola come noi. E poco dopo aggiunge. Non per questi soltanto io prego, ma anche per quelli che crederanno grazie alla loro parola, in me, perchรฉ tutti siano una cosa sola, come tu Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perchรฉ il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17,11.20-21). Cosรฌ, quando offriamo il corpo e il sangue di Cristo, chiediamo ciรฒ che egli ha domandato per noi quando ha voluto offrirsi per noi.
Rileggi il Vangelo e troverai che il nostro Redentore, appena terminata questa preghiera, entrรฒ nell’orto dove fu arrestato dai giudei. Il Salvatore la pronunciรฒ per coloro che credevano in lui, dopo la cena, durante la quale diede ai suoi discepoli il sacramento del suo corpo e del suo sangue. Ci mostrรฒ cosรฌ che nel momento del sacrificio dobbiamo domandare innanzi tutto ciรฒ che egli, pontefice sommo, si รจ degnato di chiedere quando istituรฌ il suo sacrificio. Ora, ciรฒ che domandiamo, cioรจ l’unitร nel Padre e nel Figlio, lo riceviamo con l’unitร della grazia spirituale che l’Apostolo ci comanda di conservare con cura, quando dice: Sopportatevi a vicenda nella caritร , cercando di conservare l’unitร dello Spirito nel vincolo della pace (Ef 4,2-3). Per questo domandiamo che lo Spirito Santo venga a darci la caritร .
ย Fulgenzio di Ruspe, Contro Fabio, 28,16-21
- Celebrazione e significato dell’eucaristia
Il vescovo, finita la sacra preghiera davanti all’altare divino, da lรฌ comincia l’incensazione e procede per tutto l’ambito del luogo sacro. Ritornando poi all’altare divino, dร inizio al canto sacro dei salmi, e tutta l’assemblea, distinta nei sacri ordini, ne canta con lui le sacre parole. Poi ha subito luogo la lettura delle sacre Scritture da parte dei ministri, terminata la quale, escono dal sacro edificio i catecumeni, e inoltre gli ossessi e i penitenti: restano invece coloro che sono degni di contemplare e partecipare ai misteri divini. Alcuni ministri restano presso le porte chiuse del santuario, gli altri compiono le funzioni proprie del loro ordine. Quelli che sono nei gradini piรน alti della gerarchia liturgica, insieme con i sacerdoti pongono sull’altare divino il sacro pane e il calice di benedizione, dopo che tutta l’assemblea ecclesiale ha innalzato l’inno di lode universale. Il vescovo, ripieno di Dio, lo conclude con una preghiera sacra e annuncia a tutti la santa pace. Mentre tutti si baciano si conclude la mistica lettura delle sacre pagine.
Dopo che il vescovo e i sacerdoti si sono lavati le mani con l’acqua, il vescovo sta al centro dell’altare divino e con lui solo i sacerdoti e i ministri di ordine piรน elevato. Dopo aver inneggiato ai sacri doni di Dio, consacra i divinissimi misteri e mostra a tutti le realtร che celebra, giacenti sotto i sacri simboli; mostrati i doni dell’azione divina accede egli stesso alla sacra comunione con essi, e invita gli altri. Ricevuta e data la divinissima comunione, si abbandona al santo ringraziamento. E mentre la massa sa solo contemplare devotamente i simboli divini, egli, per lo spirito divinissimo, si innalza in beate e spirituali contemplazioni sulle origini sante dei sacramenti, come si addice alla sua dignitร gerarchica nella purezza del suo stato di divina contemplazione…
Come potrebbe attuarsi in noi la divina imitazione altrimenti che con la memoria delle sacre opere di Dio, continuamente rinnovata dalle parole e dalle azioni sacre dei vescovi? Facciamo dunque questo in memoria di lui, come dicono le sacre parole (cf. Lc 22,19). Per questo il divino vescovo, in piedi al centro dell’altare di Dio, inneggia alle opere sacre e divine di Gesรน, opere da lui compiute per divinissima provvidenza verso di noi, per la salvezza della nostra stirpe, secondo il beneplacito del Padre sacrosanto nello Spirito Santo, come dicono i sacri eloqui. Conclusa la lode (alle opere di Dio) e immersosi con gli occhi dello spirito nella loro contemplazione veneranda e spirituale, procede alla loro mistica consacrazione secondo l’istituzione divina. Perciรฒ, dopo i sacri inni alle opere divine, con devozione e, come si addice a un vescovo, si scusa per le sacre azioni da lui compiute, che tanto superano la sua dignitร e anzitutto eleva a Cristo la pia esclamazione: Tu hai detto: Fate questo in memoria di me! (Lc 22,19). Poi prega di diventar degno di tali sacre azioni in cui si imita Dio e di celebrare i divini misteri a imitazione di Cristo e distribuirli con purezza e anche che i partecipanti vi prendano parte con degna devozione.
Compie allora l’atto piรน sacro [la consacrazione], e mostra l’oggetto della sua lode per mezzo dei sacrosanti simboli che ha innanzi a sรฉ: il pane era coperto, e lo scopre; era intero e lo divide in molti pezzetti; allo stesso modo distribuisce a tutti il contenuto del calice. Amplia cosรฌ e distribuisce simbolicamente l’unitร portando a termine in loro il sacratissimo sacrificio. Infatti la natura unica, semplice e nascosta di Gesรน, Verbo divinissimo, umanandosi come noi, per la sua bontร e il suo amore per gli uomini, procedette nella realtร composta e visibile senza mutazione alcuna e operรฒ, per sua bontร , la nostra comunione e unitร con lui, fondendo in sommo grado la nostra bassezza alla sua divinitร , affinchรฉ anche noi, come membra del corpo, fossimo a lui stretti, alla sua vita immacolata e divina, e non fossimo travolti nella morte dalle passioni rovinose, diventando cosรฌ inetti, disadatti e incapaci di queste membra sane e divine. Infatti, se aspiriamo alla comunione con lui, dobbiamo contemplare la sua vita divinissima nella carne e, imitando la sua santa impeccabilitร , sollevarci a uno stato divino e immacolato. In tal modo egli ci donerร la comunione e la somiglianza a lui, come a noi si addice.
Questi sono i misteri che il vescovo con gli atti liturgici manifesta quando scopre i doni nascosti, ne divide l’unitร in molte parti e attraverso l’intima unione dei doni distribuiti con la persona dei riceventi, rende questi ultimi cosรฌ sommamente partecipi. Egli attraverso queste cerimonie sensibili ci pone davanti agli occhi Gesรน Cristo, l’immagine della nostra vita spirituale. Egli dal profondo della sua divinitร per amore degli uomini si umanรฒ pienamente come noi, senza mescolanza alcuna e senza dividersi, nell’unitร della sua natura scesa nella nostra molteplicitร e nella sua molteplice clemenza invitรฒ il genere umano a partecipare dei suoi beni. A condizione, perรฒ, che ci uniamo alla sua vita divina, conformandoci ad essa in quanto ci รจ possibile, rendendoci cosรฌ pienamente partecipi di Dio e delle realtร divine.
Dopo che il vescovo ha assunto ed elargito agli altri la divina comunione si dedica alla fine, insieme con tutta la sacra assemblea ecclesiale, al santo ringraziamento. La partecipazione precede il far partecipare e l’assunzione dei misteri precede la loro mistica distribuzione: รจ questo l’ordine universale e mirabile delle realtร divine: che il capo prima partecipi pienamente e gusti i doni che, per volere divino, deve distribuire, e solo dopo li porga agli altri.
Perciรฒ quelli che temerariamente abusano del divino magistero prima di essersene resi degni per la vita e per lo stato, sono da reputare empi e assolutamente estranei ai sacri uffici. Come ai raggi del sole i corpuscoli minutissimi e trasparenti prima si riempiono di splendore irradiato, poi, come piccoli soli, trasmettono agli altri oggetti la luce che da loro trabocca, cosรฌ nessuno deve osare di guidare gli altri alla luce divina, se in tutto il suo essere non si รจ reso perfettamente simile a Dio, e se, per ispirazione e decisione divina, non รจ stato a quel compito di guida dichiarato idoneo.
ย Pseudo-Dionigi Areopagita, La gerarchia ecclesiastica, 2,2.12-14
- Cibo e bevanda di vita eterna
Quelli che, cadendo nelle insidie loro tese, hanno preso il veleno, ne estinguono il potere mortifero con un altro farmaco. Allo stesso modo, come รจ entrato nelle viscere dell’uomo il principio esiziale, deve entrarvi anche il principio salutare, affinchรฉ si distribuisca in tutte le parti del suo corpo la virtรน salvifica. Avendo noi gustato il cibo dissolvitore della nostra natura, ci fu necessario un altro cibo, che riunisce ciรฒ che รจ dissolto, perchรฉ, entrato in noi, questo medicamento di salvezza agisse da antidoto contro la forza distruggitrice presente nel nostro corpo. E cos’รจ questo cibo? Null’altro che quel Corpo che si rivelรฒ piรน possente della morte e fu l’inizio della nostra vita. Come un po’ di lievito, secondo quanto dice l’Apostolo (cf. 1Cor 5,5), rende simile a sรฉ tutto l’impasto, cosรฌ quel Corpo, dotato da Dio dell’immortalitร , entrato nel nostro, lo trasforma e lo tramuta tutto in sรฉ. Come, infatti, il principio salutare mescolato al principio mortifero toglie il potere esiziale al miscuglio, cosรฌ il Corpo immortale una volta dentro colui che lo ha ricevuto, lo tramuta tutto nella propria natura.
Ma non รจ possibile entrare in un altro corpo, se non unendosi alle sue viscere, se non cioรจ, come alimento e bevanda: dunque รจ necessario ricevere la forza vivificante dello Spirito nel modo possibile alla natura. Ora, solo il Corpo, ricettacolo di Dio, ricevette la grazia dell’immortalitร , ed รจ dimostrato che non รจ possibile per il nostro corpo vivere nell’immortalitร , se non partecipandovi per la comunione a quel Corpo. E’ necessario considerare come mai sia possibile che quel Corpo, continuamente distribuito in tutto il mondo a tante migliaia di fedeli, rimanga sempre unico e identico in tutto se stesso, affinchรฉ la fede, riguardando ciรฒ che รจ conseguente non abbia dubbi circa le nozioni proposte, รจ bene fermare un poco il nostro ragionamento sulla fisiologia del corpo.
Chi non sa che il nostro corpo, per natura sua, ha una vita che non รจ in sรฉ sussistente, ma, per l’energia che in esso affluisce, si mantiene e resta nell’essere attirando con moto incessante a sรฉ ciรฒ che รจ estraneo ed espellendo ciรฒ che รจ superfluo? Un otre pieno di un liquido, se il contenuto esce dal fondo, non puรฒ mantenere inalterata la forma e il volume, se dall’alto non entra altro liquido al posto di quello che se ne รจ andato: perciรฒ chi vede la massa a forma d’otre di questo recipiente, sa che non รจ propria dell’oggetto che vede, ma che รจ il liquido che in lui affluisce a dare forma e volume al recipiente. Cosรฌ anche il nostro corpo, per sua struttura, non ha nulla di proprio, a quanto ci consta, per la propria sussistenza, ma resta nell’essere per una forza che introduce in sรฉ. Questa forza รจ e si chiama cibo. Essa poi non รจ identica per tutti i vari corpi che si nutrono, ma per ciascuno รจ stato stabilito il cibo conveniente da colui che governa la natura. Alcuni animali scavano radici e se ne nutrono, per altri nutrimento รจ l’erba e per altri ancora, invece, la carne. Per l’uomo, l’alimento principale รจ il pane, mentre la bevanda, necessaria per mantenere e conservare l’umiditร , non รจ solo la semplice acqua, ma spesso unita al vino, che รจ di giovamento al nostro calore animale. Chi dunque guarda questi cibi, vede in potenza la massa del nostro corpo. Quando infatti sono in me diventano rispettivamente carne e sangue, perchรฉ il potere assimilante muta l’alimento nella forma del nostro corpo.
Esaminato cosรฌ dettagliatamente tutto ciรฒ, riportiamo il pensiero al nostro argomento. Ci si chiedeva dunque come il corpo di Cristo, che รจ in lui, possa vivificare la natura di tutti gli uomini che hanno fede, venendo a tutti distribuito e non diminuendo in se stesso. Forse non siamo lontani da una ragione plausibile. Infatti, se la realtร di ogni corpo deriva dall’alimentazione, che consta di cibo e bevanda, e il cibo รจ pane, la bevanda acqua unita al vino; se poi, come abbiamo detto sopra, il Logos di Dio, che รจ Dio e Logos, si unรฌ alla natura umana, e venendo nel nostro corpo, non innovรฒ la realtร di tale natura umana, ma diede al suo corpo la possibilitร di permanere in vita per mezzo di ciรฒ che รจ consueto e adatto, dominandone cioรจ la sussistenza, per mezzo del cibo e della bevanda; se quel cibo era pane; se come in noi – l’abbiamo giร detto ripetutamente – chi vede il pane vede in un certo senso il corpo umano, perchรฉ il pane in esso entrato in esso si trasforma; cosรฌ anche nel nostro caso: il corpo ricettacolo di Dio, preso il pane in nutrimento, era in un certo senso lo stesso che il pane, perchรฉ il nutrimento, come abbiamo detto, si tramuta nella natura del corpo.
Ciรฒ che รจ proprio di tutti i corpi umani si verificava anche in quella carne: quel Corpo cioรจ veniva sostentato dal pane; ma quel Corpo, per l’inabitazione del Logos di Dio, si era trasmutato in dignitร divina: giustamente credo, dunque, che anche ora il pane santificato dal Logos (Parola) di Dio si tramuta nel Logos di Dio; anche quel Corpo, infatti, era in potenza pane; fu santificato dall’abitazione del Logos che si attendรฒ nella carne. Come il pane, trasformato in quel Corpo, si mutรฒ in potenza divina, cosรฌ anche ora diventa la stessa realtร . Allora la grazia del Logos rese santo il corpo la cui sussistenza dipendeva dal pane e in un certo senso era anch’esso pane; allo stesso modo ora il pane, come dice l’Apostolo (cf. 1Tm 4,5), santificato dal Logos di Dio e dalla preghiera, diviene corpo del Logos, non lentamente, come fanno cibo e bevanda, ma immediatamente come disse il Logos stesso: Questo รจ il mio corpo (Mt 26,26).
Ogni corpo si ciba anche di liquido: senza il suo apporto, infatti, l’elemento terrestre che รจ in noi, non resterebbe in vita. Come sostentiamo la parte solida del nostro corpo con il cibo solido e duro, cosรฌ all’elemento liquido del nostro corpo aggiungiamo qualcosa della sua stessa natura. Quando questo liquido รจ in noi, per la funzione assimilatrice, si tramuta in sangue, soprattutto se dal vino ha ricevuto la forza di mutarsi in calore. Dunque, anche questo elemento accolse nella sua struttura quella carne ricettacolo di Dio, ed รจ chiaro che il Logos unรฌ se stesso alla caduca natura degli uomini affinchรฉ per la partecipazione alla divinitร ciรฒ che รจ umano fosse anch’esso divinizzato; per questo motivo egli, per disegno della sua grazia, per mezzo della carne la cui sussistenza proviene dal pane e dal vino, quasi seminรฒ se stesso in tutti i credenti, unendosi ai loro corpi, affinchรฉ per l’unione con ciรฒ che รจ immortale anche l’uomo diventasse partecipe dell’incorruttibilitร . Questo egli dona per la potenza della benedizione che tramuta in ciรฒ la natura degli elementi visibili.
ย Gregorio di Nissa, Grande Catechesi, 37ย
- Accostiamoci a Cristo con fervore
Cristo ci ha dato il suo corpo per saziarci, attirandoci a sรฉ in un’amicizia sempre piรน grande. Accostiamoci dunque a lui con fervore e ardente caritร ,per non incorrere nel castigo. Infatti quanto maggiori grazie avremo ricevuto, altrettanto grande sarร la pena se ci mostreremo indegni di tanti benefici.
Anche i magi hanno adorato questo corpo adagiato nel presepe. Uomini pagani che non conoscevano il vero Dio, lasciata la patria e la casa, hanno percorso grandi distanze e sono venuti ad adorarlo pieni di timore e tremore. Imitiamo almeno questi stranieri,noi che siamo cittadini dei cieli. Essi infatti si accostarono con gran tremore a un presepe e a una grotta, senza scorgere nessuna di quelle cose che tu ora puoi vedere; tu invece non ti volgi a un presepe ma a un altare; e non vedi una donna che lo porta, ma un sacerdote che sta in piedi alla sua presenza, e lo Spirito, ricco di ogni feconditร , che si libra sulle offerte. Non vedi semplicemente quello stesso corpo, come lo videro loro, ma hai conosciuto la sua potenza e tutto il suo disegno e non ignori nulla di quanto lui ha fatto, poichรฉ essendo stato iniziato hai appreso diligentemente ogni cosa. Esortiamo quindi noi stessi, con un santo timore, e mostriamo una pietร molto maggiore di quegli stranieri, in modo da non attirare su di noi il fuoco del cielo accostandoci a lui con temeritร e sconsideratamente.
Dico questo, non perchรฉ non ci avviciniamo a lui, ma perchรฉ non ci avviciniamo senza il dovuto timore. Come infatti รจ pericoloso accostarsi temerariamente, cosรฌ la mancata partecipazione a questa mistica cena ci conduce alla fame e alla morte. Poichรฉ questa mensa รจ la forza della nostra anima, la fonte di unitร di tutti i nostri pensieri, il motivo della nostra fiducia: รจ speranza, salvezza, luce, vita. Se ci saremo allontanati con tutto questo dal santo sacrificio, andremo con fiducia verso i suoi atrii santi, come rivestiti di armature d’oro.
Parlo forse di cose future? Fin da quaggiรน questo mistero รจ per te il cielo e la terra. Apri quindi le porte del cielo e guarda; anzi non del cielo, ma del cielo dei cieli, e allora contemplerai quello che รจ stato detto. Ciรฒ che lรฌ si trova รจ la piรน preziosa di tutte le cose e io te la mostrerรฒ, deposta sulla terra. Come nella reggia ciรฒ che riscuote maggior ammirazione non sono i muri e neppure il tetto d’oro, ma il re, seduto sul suo trono, cosรฌ anche in cielo รจ la persona del Re.
Ma questo ora ti รจ possibile vederlo sulla terra; infatti non ti mostro angeli nรฉ arcangeli,non cieli nรฉ i cieli dei cieli, ma ti offro lo stesso Signore di tutto questo. Vedi come puoi vedere sulla terra ciรฒ che รจ piรน prezioso di ogni altra cosa? Non solo lo vedi, ma puoi toccarlo; non soltanto lo tocchi, ma puoi anche mangiarlo;e dopo averlo ricevuto puoi ritornare a casa. Purifica quindi la tua anima, prepara la tua mente ad accogliere tali misteri.
Dalle ยซOmelie sulla prima lettera ai Corinziยป di san Giovanni Crisostomo, vescovo.
- O prezioso e meraviglioso convito!
L’Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinitร , assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, dรฉi. Tutto quello che assunse, lo valorizzรฒ per la nostra salvezza. Offrรฌ infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull’altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perchรฉ, redenti dalla umiliante schiavitรน, fossimo purificati da tutti i peccati. Perchรฉ rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di cosรฌ grande beneficio, lasciรฒ ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dร ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi puรฒ essere di piรน prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di piรน sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtร รฉ piรน salutare di questo: per sua virtรน vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l’Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perchรฉ giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine puรฒ esprimere la soavitร di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima caritร , che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituรฌ l’Eucaristia nell’ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L’Eucaristia รฉ il memoriale della passione, il compimento delle figure dell’Antica Alleanza, la piรน grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
Dalle ยซOpereยป di san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
[1] Le letture patristiche sono tratte dalla dal CD-Rom โLa Bibbia e i Padri della Chiesaโ, Ed. Messaggero โPadova, distribuito da Unitelm, 1995.
