Sarร infatti come dโun uomo il quale, stando per fare un lungo viaggio, chiamรฒ i suoi servi e consegnรฒ loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, allโaltro due, e a un altro uno solo: a ciascuno secondo la sua capacitร ” (Mt 25,14-15). Non vโรจ dubbio che questโuomo, questo padrone di casa, รจ Cristo stesso, il quale, mentre sโappresta vittorioso ad ascendere al Padre dopo la Risurrezione, chiamati a sรฉ gli apostoli, affida loro la dottrina evangelica, dando a uno piรน e a un altro meno, non perchรฉ vuol essere con uno piรน generoso e con lโaltro piรน parco, ma perchรฉ tiene conto delle forze di ciascuno (lโApostolo dice qualcosa di simile quando afferma di aver nutrito col latte coloro che non erano ancora in grado di nutrirsi con cibi solidi) (1Co 3,2). Infatti poi con uguale gioia ha accolto colui che di cinque talenti, trafficandoli, ne ha fatto dieci e colui che di due ne ha fatto quattro, considerando non lโentitร del guadagno, ma la volontร di ben fare. Nei cinque, come nei due e nellโunico talento, scorgiamo le diverse grazie che a ciascuno vengono date. Oppure si puรฒ vedere, nel primo che ne riceve cinque, i cinque sensi, nel secondo che ne ha due, lโintelligenza e le opere, e nel terzo che ne ha uno solo, la ragione, che distingue gli uomini dalle bestie.
“Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti, se ne andรฒ a negoziarli e ne guadagnรฒ altri cinque” (Mt 25,16). Ricevuti cioรจ i cinque sensi terreni, li raddoppiรฒ acquisendo per mezzo delle cose create la conoscenza delle cose celesti, la conoscenza del Creatore: risalendo dalle cose corporee a quelle spirituali, dalle visibili alle invisibili, dalle contingenti alle eterne.
“Come pure quello che aveva ricevuto due talenti ne guadagnรฒ altri due (Mt 25,17). Anche costui, le veritร che con le sue forze aveva appreso dalla Legge le raddoppiรฒ nella conoscenza del Vangelo. O si puรฒ intendere che, attraverso la scienza e le opere della vita terrena, comprese le caratteristiche ideali della futura beatitudine.
“Ma colui che ne aveva ricevuto uno solo, andรฒ a scavare una buca nella terra e vi nascose il denaro del suo padrone” (Mt 25,18). Il servo malvagio, dominato dalle opere terrene e dai piaceri del mondo, trascurรฒ e macchiรฒ i precetti di Dio. Un altro evangelista dice che questo servo tenne la sua moneta legata in una pezzuola (Lc 19,20), cioรจ, vivendo nella mollezza e nelle delizie, rese inefficiente lโinsegnamento del padrone di casa.
“Ora, dopo molto tempo, ritornรฒ il padrone di quei servi e li chiamรฒ a render conto. Venuto dunque colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentรฒ altri cinque dicendo: ยซSignore, tu mi desti cinque talenti; ecco, io ne ho guadagnati altri cinqueยป” (Mt 25,19-20). Molto tempo cโรจ tra lโAscensione del Salvatore e la sua seconda venuta. Ora, se gli apostoli stessi dovranno render conto e risorgeranno col timore del giudizio, che dobbiamo mai far noi?
- Pubblicitร -
“E il padrone gli disse ยซBene, servo buono e fedele; sei stato fedele nel poco, ti darรฒ autoritร su molto: entra nella gioia del tuo Signoreยป. Si presentรฒ poi lโaltro che aveva ricevuto due talenti e disse: ยซSignore, tu mi desti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri dueยป. Il suo padrone gli disse: ยซBene, servo buono e fedele; sei stato fedele nel poco, ti darรฒ autoritร su molto: entra nella gioia del tuo Signoreยป (Mt 25,21-23). Ambedue i servi, e quello che di cinque talenti ne ha fatto dieci e quello che di due ne ha fatto quattro, ricevono identiche lodi dal padrone di casa. E dobbiamo rilevare che tutto quanto possediamo in questa vita, anche se puรฒ sembrare grande e abbondante, รจ sempre poco e piccolo a confronto dei beni futuri. ยซEntra – dice il padrone – nella gioia del tuo Signoreยป: cioรจ ricevi quel che occhio mai vide, nรฉ orecchio mai udรฌ, nรฉ mai cuore dโuomo ha potuto gustare (1Co 2,9). Che cosa mai di piรน grande puรฒ essere donato al servo fedele, se non di vivere insieme col proprio signore e contemplare la gioia di lui?
“Presentatosi infine quello che aveva ricevuto un solo talento, disse: ยซSignore, so che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco, prendi quello che ti appartieneยป (Mt 25,24-25). Quanto sta scritto nel salmo: A cercare scuse per i peccati (Ps 141,4), si applica anche a questo servo, il quale alla pigrizia e negligenza, ha aggiunto anche la colpa della superbia. Egli che non avrebbe dovuto fare altro che confessare la sua infingardaggine e supplicare il padrone di casa, al contrario lo calunnia, e sostiene di aver agito con prudenza non avendo cercato alcun guadagno per timore di perdere il capitale.
“Il suo padrone gli rispose: ยซServo malvagio e infingardo, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e che raccolgo dove non ho sparso; potevi dunque mettere il mio denaro in mano ai banchieri, e al ritorno io avrei ritirato il mio con lโinteresse. Toglietegli perciรฒ il talento e datelo a colui che ne ha dieciยป (Mt 25,26-28). Quanto credeva di aver detto in sua difesa, si muta invece in condanna. E il servo รจ chiamato malvagio, perchรฉ ha calunniato il padrone; รจ detto pigro, perchรฉ non ha voluto raddoppiare il talento: perciรฒ รจ condannato prima come superbo e poi come negligente. Se – dice in sostanza il Signore – sapevi che io son duro e crudele e che desidero le cose altrui, tanto che mieto dove non ho seminato, perchรฉ questo pensiero non ti ha istillato timore tanto da farti capire che io ti avrei richiesto puntualmente ciรฒ che era mio, e da spingerti a dare ai banchieri il denaro e lโargento che ti avevo affidato? Lโuna e lโaltra cosa significa infatti la parola greca arghyrion. Sta scritto: “La parola del Signore รจ parola pura, argento affinato nel fuoco, temprato nella terra, purificato sette volte” (Ps 12,7). Il denaro e lโargento sono la predicazione del Vangelo e la parola divina, che deve essere data ai banchieri e agli usurai, cioรจ o agli altri dottori (come fecero gli apostoli, ordinando in ogni provincia presbiteri e vescovi), oppure a tutti i credenti, che possono raddoppiarla e restituirla con lโinteresse, in quanto compiono con le opere ciรฒ che hanno appreso dalla parola. A questo servo viene pertanto tolto il talento e viene dato a quello che ne ha fatto dieci affinchรฉ comprendiamo che – sebbene uguale sia la gioia del Signore per la fatica di ciascuno dei due, cioรจ di quello che ha raddoppiato i cinque talenti e di quello che ne ha raddoppiato due – maggiore รจ il premio che si deve a colui che piรน ha trafficato col denaro del padrone. Per questo lโApostolo dice: “Onora i presbiteri, quelli che sono veramente presbiteri, e soprattutto coloro che sโaffaticano nella parola di Dio (1Tm 5,17). E da quanto osa dire il servo malvagio: ยซMieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparsoยป, comprendiamo che il Signore accetta anche la vita onesta dei pagani e dei filosofi, e che in un modo accoglie coloro che hanno agito giustamente e in un altro coloro che hanno agito ingiustamente, e che infine, paragonandoli con quelli che hanno seguito la legge naturale, vengono condannati coloro che violano la legge scritta.
“Poichรฉ a chi ha, sarร dato e sarร nellโabbondanza, ma a chi non ha, sarร tolto anche quello che crede di avere” (Mt 25,29). Molti, pur essendo per natura sapienti e avendo un ingegno acuto, se perรฒ sono stati negligenti e con la pigrizia hanno corrotto la loro naturale ricchezza, a confronto di chi invece รจ un poco piรน tardo, ma con il lavoro e lโindustria ha compensato i minori doni che ha ricevuto, perderanno i loro beni di natura e vedranno che il premio loro promesso sarร dato agli altri. Possiamo capire queste parole anche cosรฌ: chi ha fede ed รจ animato da buona volontร nel Signore, riceverร dal giusto Giudice, anche se per la sua fragilitร umana avrร accumulato minor numero di opere buone. Chi invece non avrร avuto fede, perderร anche le altre virtรน che credeva di possedere per natura. Efficacemente dice che a costui ยซsarร tolto anche quello che crede di avereยป. Infatti, anche tutto ciรฒ che non appartiene alla fede in Cristo, non deve essere attribuito a chi male ne ha usato, ma a colui che ha dato anche al cattivo servo i beni naturali.
“E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre, dove sarร pianto e stridor di denti” (Mt 25,30). Il Signore รจ la luce; chi รจ gettato fuori, lontano da lui, manca della vera luce.
San Girolamo, in Matth. IV, 22, 14-30
