Javier Massa – Commento al Vangelo del 17 Novembre 2021

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Il Signore, ancora una volta, ci parla con parabole. Oggi ci invita a utilizzare i doni che ci ha dato gratuitamente. Lo fa con la parabola delle mine, nella quale si parla di dieci servi a ognuno dei quali viene data una mina perchรฉ la faccia fruttare.
La mina era una moneta greca che equivaleva a cento denari, lโ€™importo di cento giornate lavorative. Non era una grande somma, e perciรฒ piรน tardi parlerร  della fedeltร  nel poco.

In realtร  รจ poco ciรฒ che ci viene chiesto a confronto di tutto ciรฒ che ci viene promesso: la vita eterna. Come ai servi della parabola, a noi viene chiesto di fare fruttare quello che ci รจ stato consegnato fino al ritorno del Re. E a noi accadrร  qualcosa di simile a ciรฒ che รจ accaduto ai servi della parabola. Sono ricompensati quelli che hanno fatto fruttare la mina ed รจ castigato quello che ha avuto paura e lโ€™ha conservata in un fazzoletto.

La mina che dobbiamo far rendere รจ la capacitร  di amare e di essere amati. Alla fine della nostra vita saremo giudicati da come abbiamo amato nella nostra vita. Come ha scritto in un tono molto bello san Giovanni della Croce: ยซNella sera sarai esaminato sullโ€™amoreยป[1].
Ognuno di noi sarร  esaminato su come avrร  utilizzato la mina, i talenti, che il Signore ci aveva dato per fare della nostra vita una vita dโ€™Amore.

Comunque non dobbiamo farci trarre in inganno pensando che una vita dโ€™Amore significhi compiere opere straordinarie, che tra lโ€™altro raramente si presentano nella nostra vita. Dio ci aspetta nel quotidiano: rifinire perfettamente il lavoro di ogni giorno, sorridere, sorvolare su qualche impertinenza, offrirsi volontario per mettere in ordine la tavola, chiamare la persona che ci costa di piรน, curare i momenti di orazione, ecc. Tante occasioni che si presentano durante la giornata e che ci permettono di far rendere la mina che il Signore ha dato a ciascuno di noi.

Neppure dobbiamo pensare che sia un ideale troppo alto per noi. Come ha scritto una volta Benedetto XVI, ยซEssere santo non comporta essere superiore agli altri; anzi il santo puรฒ essere molto debole, con tanti sbagli nella sua vita. La santitร  รจ questo contatto profondo con Dio, il farsi amico di Dio: รจ lasciare operare l’Altro, l’Unico che puรฒ realmente far sรฌ che il mondo sia buono e feliceยป[2].

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Javier Massa

[1] San Giovanni della Croce, Avvisi e sentenze, n. 57.
[2] Joseph Ratzinger, โ€œLasciare operare Dioโ€, articolo sullโ€™Osservatore Romano del 6 ottobre 2002.


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